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IL CROLLO  DELLA SINISTRA ARCOBALENO

 

SINISTRA ALTERNATIVA

 Giovanni De Sio Cesari

(www.giovannidesio.it  )

 Il risultato più eclatante delle elezione italiane del 2008 non è stata la vittoria di Berlusconi che era attesa anche se non nelle proporzioni verificatesi, ma la scomparsa dal parlamento  della cosi detta  “sinistra alternativa” presentatosi con il  raggruppamento denominato “sinistra arcobaleno” Nelle precedenti consultazioni le forze che vi si erano aggregate avevano ottenuto  più del 10% dei voti: molti si aspettavano che, raccogliendo il voto di protesta degli scontenti, dei tanti in difficoltà economiche per la crisi che stringe il paese. andasse al di là, avvicinandosi al 15%. Ha raggiunto invece meno del quorum del 4% ed è stata esclusa quindi dalle rappresentanze parlamentari . Altri raggruppamenti di sinistra estrema che si erano presentate  autonomamente  hanno raccolte  percentuali del tutto insignificanti.  

Cerchiamo di evidenziare quali siano a nostro parere le motivazioni di questo crollo improvviso e  imprevisto  

 Innanzi  tutto: cosa è la sinistra  alternativa ?

 In tutto l’Occidente  la grande maggioranza della popolazione  non mette più in discussione nè il liberismo economico  nè il sistema di  rappresentanza parlamentare. Le differenze fra i partiti concorrenti  si inscrivono  sempre nei loro ambiti: risultano spesso molto sottili, anche difficilmente avvertibili, più uno stato d’animo che un affettiva differenza di programma. La  sinistra alternativa si pone invece al di fuori di questo sistema. non accetta le  tendenze di fondo e pensa a una società alternativa.  Con i crollo del socialismo reale è venuto meno il riferimento a regimi e modelli effettivamente esistenti : l’alternativa confusamente sentita  a vagheggiata non è ben definita se non in negativo come “altro” da quella capitalistica  dell’Occidente   impersonata soprattutto  dall’America.  Grandi poi le differenze fra le varie componenti :  Rifondazione, Comunista, tanti  correnti  neo-comuniste , i tanti “movimenti “ cosi detti di base e contestatori, i verdi ambientalisti, i neo global. i sessantottini in ritardo. Minoranze del genere  esistono   nei paesi dell’Occidente, anche in America, dove forse sono anche  più forti che nell’ Italia stessa. Il sistema elettorale italiano pero da ad essa una rilevanza tutta particolare: la Sinistra non poteva battere la Destra se non aggregando  i loro voti. Per questo fatto l’Italia, unico paese dell’Occidente, ha avuto con i due governi Prodi dei comunisti, non propriamente pentiti, a posti di governo. Sia nel primo che nel secondo governo Prodi pero la differenza fra la sinistra “del” sistema e la sinistra  alternativa “al” sistema si è dimostrata impossibile e paralizzante: quindi come il primo esecutivo anche il secondo esecutivo di Prodi è caduto . A questo punto la sinistra di sistema ha dovuto rescindere il rapporto con la sinistra alternativa  presentarsi da sola alle elezioni . Ne è uscita battuta, come d’altra parte era da aspettarsi,  per le indubbie difficili condizioni politiche.

Ma arriviamo  al punto del nostro discorso: perche la sinistra alternativa è crollata cosi rovinosamente perdendo qualcosa come i due tersi del proprio elettorato?

Ciò che  avevano promesso i dirigenti  agli elettori era che la sinistra alternativa riuscisse in qualche modo a condizionare decisamente l’azione del governo di centro sinistra facendo valere le proprie istanze. La cosa pero è apparsa impossibile: in pratica non era possibile mediare fra le due sinistre proprio perche esse erano inconciliabili.

 Per fare un solo esempio: per un gesto puramente simbolico la sinistra alternativa chiedeva  che la base NATO di Vicenza non fosse allargata : ma se Prodi avesse aderito a questa richiesta sarebbe stato immediatamente accusato di essere succubo della sinistra alternativa , per gli stessi motivi poi del ritiro degli Italiani all’Afganistan nemmeno a parlarne.

 L’elettorato della sinistra alternativa allora entrava in rivolta contro i suoi dirigenti  accusandoli, e a ragione, di assecondare proprio quella politica filo americana e imperialista alla quale essi si dichiaravano alternativi .

 Si arriva alle elezioni. A questo punto pero si fa strada fra l’elettorato della sinistra alternativa la presa di coscienza della impossibilità  di perseguire una politica alternativa. O vince la destra o la sinistra comunque essi non possono  in nessun modo far valere le proprie ragioni: sostanzialmente dal suo punto di vista i programmi  sono praticamente uguali. capitalisti e filo americani  L’alternativa può essere  un fatto culturale  filosofico, ideale:  non è una effettiva scelta politica. Non è che  solo che il   voto dato ai partiti  dell’alternativa sono voti inutili  nel senso che non possono entrare nella costituzione della maggioranza: questo fatto avrebbe un valore limitato; se questi  voti crescessero rientrerebbero  in qualche modo in gioco .E’ inutile proprio perchè è impossibile che in Italia le istanze dell’alternative possano in qualche modo essere accolte.  

Il fatto è che  l’Italia è una democrazia  (parlamentare) ed  h un sistema economico liberista  che nessuno mette seriamente in discussione, inserita in una grande Europa tutta democratica e liberista   parte di un Occidente tutto democratico e liberista  e in un mondo tutto che ritiene la democrazia e il liberismo un bene (anche se non sempre praticabile nella propria nazione)  

In un mondo siffatto non c’è posto per le istanze della sinistra alternativa, almeno non per questa generazione nè per  la seguente: e forse chi sa, un giorno ma certamente noi per la brevità della nostra vita non vedremo quel giorno

 Noi crediamo che una tale consapevolezza si vada diffondendo: allora a prescindere delle buone o delle cattive ragioni, di chi è nel giusto e chi  non lo è, la sinistra alternativa non è più un fatto della politica che è l’arte del possibile ma diventa un fatto puramente teorico

 La sinistra alternativa è stata distrutta non dalle ragioni, dalle convinzioni ma da quello che si dice il principio della realtà : essa è fuori della realtà. e da molto tempo ,  

 

il tramonto dell’Arcobaleno e la fuga dei suoi leader


Svuotati, prosciugati, sciolti come neve al sole.
Le ultime dichiarazioni non erano di certo ottimiste
, i risultati sono stati fallimentari. La Sinistra Arcobaleno, “il cantiere aperto alla società civile” fortemente voluto da Fausto Bertinotti chiude da subito i battenti. Per una sconfitta elettorale che avrà come conseguenza immediata due caselle sbarrate: quella dei deputati e quella dei senatori. Nessun rappresentante, neppure Fausto Bertinotti, il primo Presidente della Camera della nostra storia repubblicana a non essere rieletto in Parlamento.

E la batosta diventa ancora più bruciante in Puglia, dove Rifondazione governa da quasi tre anni con Nichi Vendola. Se il progetto arcobaleno avesse avuto un seguito, il governatore barese sarebbe stato quasi certamente il nuovo leader della formazione. Adesso, si pensa invece alla sopravvivenza, anche perché nessuno pensa ad abbandonare cariche e poltrone.

E al Nord non è andata meglio. Come hanno spiegato sociologi e sondaggisti, dalle analisi dei flussi di voto, “emerge che il vecchio compagno, iscritto magari alla Cgil” ha deciso in blocco di non votare o di scegliere Lega. Il caso più emblematico a Valdagno, nei pressi di Vicenza, dove quarant’anni fa alcuni operai tirarono giù la statua di Gaetano Marzotto. Lì Bossi ha preso il 30%, Rifondazione e alleati poco meno del 2%.

Ecco perché, in queste ore, è tutto un fuggi fuggi di dirigenti decisi ad abbandonare il progetto multicolore: Il Subcomandante Fausto ha smesso i gradi di condottiero per assumere quelli di militante semplice; Alfonso Pecoraro Scanio vuole rifare il partito dei Verdi, Oliviero Diliberto (che aveva già scelto di non candidarsi prima dello tsunami) ha già deciso di abbandonare l’idea unitaria e di lanciare anche un nuovo quotidiano, l’ex ministro Paolo Ferrero sembra molto intenzionato a chiedere la testa di Franco Giordano e Sinistra Democratica (l’ala ex diessina di Fabio Mussi) non può certo compiacersi per una scelta che non è sembrata così azzeccata.

Neppure il tempo di sorgere, e l’Arcobaleno è subito tramontato. Ora resta solo da vedere se nei prossimi mesi il Pd cercherà di fagocitarne anche dirigenti ed elettorato.

 

 C. Fusani, Repubblica, 19/4/08

Aria di guerra al Comitato politico nazionale di Rifondazione
Giordano, commosso, al suo "ultimo" intervento da segretario: "Ecco i nostri errori"

L'Arcobaleno muore, Rc va avanti
Sinistra tra diaspora e resa dei conti

In mattinata assemblea a Firenze per chiedere "un nuovo soggetto"
Bertinotti assente. Ferrero e Russo Spena con una loro mozione. A luglio il congresso

L'intervento di Franco Giordano, segretario dimissionario di Rc, al Comitato politico nazionale del partito
ROMA - Rifondazione comunista vive, diranno poi, i mesi a venire, come, in che forma e con quali alleati. La Sinistra Arcobaleno è morta, defunta, un mese e mezzo di vita, passerà alla storia come il simbolo che ha estromesso la sinistra dal Parlamento. Fatte queste premesse vale la pena segnalare che Bertinotti, il grande assente, strappa un applauso quando Franco Giordano, segretario dimissionario con tutta la segreteria di Rifondazione comunista, lo ringrazia per "essersi messo in gioco in prima persona".
Lo stesso Giordano ne strappa appena due, di applausi: glieli concede la platea del Comitato politico nazionale del suo partito per fargli coraggio quando la voce si rompe e non riesce ad andare avanti. Mentre dice: "Non possiamo permettere di smarrirci, dobbiamo - proprio adesso - tenerci stretto sia questo partito sia il progetto di un nuovo soggetto unico a sinistra. Rifondazione comunista può sopravvivere a una sconfitta elettorale ma non a una spirale di dissolvimento". E quando precisa: "Non ho mai detto di voler sciogliere Rifondazione comunista...sfido chiunque a trovare una mia dichiarazione in questo senso".

Ma a parte questi due momenti di solidarietà, il clima al Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista è da resa dei conti. Finale e definitiva. Da ripulisti generale, via tutti i vecchi avanti i "nuovi". O meglio, via tutti quelli che in questi anni hanno sposato come un sol uomo la linea di Bertinotti e avanti con i riformisti - forse - ma duri e puri.

Auditorium di via dei Frentani, sabato pomeriggio romano quasi estivo. E' qui che Rifondazione va sempre a contarsi nei momenti che contano. Ed è qui anche oggi per questo Cpn (Comitato politico nazionale) che comunque vada, tra oggi e domani, segna la fine di una storia. E l'inizio - lo sperano in molti - di un'altra. Franco Giordano arriva solo, Gennaro Migliore anche, l'erede e il delfino di Bertinotti simulano sorrisi ma hanno facce tesissime. Gli altri, quelli che li aspettano al varco, dal ministro uscente Paolo Ferrero al capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena sono già dentro. Sono loro che hanno chiesto il Cpn e che vogliono le dimissioni immediate della segreteria in vista del congresso di luglio. Giordano prende la parola alla 17 e 30. Potrebbe essere il suo ultimo discorso da segretario. A suo modo è un Comitato storico. Alle sue spalle è ricomparso il simbolo di Rifondazione comunista, la falce, il martello, il rosso, la scritta sinistra europea. Quello della Sinistra-Arcobaleno travolto dal voto, è scomparso. Per molti è già un passo avanti. Si ricomincia spesso da piccole cose che possono dare sicurezza. Un simbolo, per esempio.

Il funerale della Sinistra Arcobaleno. Il funeral party del simbolo che doveva riunire la sinistra massimalista è stata celebrato ufficiosamente stamani a Firenze. L'assemblea ("Sinistra unita e plurale") era stata convocata prima delle elezioni da intellettuali come Paul Ginsborg. Lo tsunami politico l'ha trasformata in una civilissima seduta di autocoscienza collettiva che ha stabilito un paio di cose. La prima: un nuovo soggetto unito e plurale a sinistra è "necessario". La seconda: gli applausi della platea indicano in Nichi Vendola, governatore della Puglia, il prossimo leader. Forse proprio perchè da lui arrivano le parole più dure: "Di fronte a fatti di questa importanza i nostri strumenti analitici e strategici sono asfittici, desueti, poveri, ce la caviamo solo con un pò di sociologia della catastrofe". Vendola, in linea con quello che dirà nel pomeriggio Giordano, avverte: "Evitiamo show down prima del congresso. Attenti alla parole perchè Rifondazione è un soggetto delicato".

Diliberto se ne va. I Verdi guardano al Pd? Della Sinistra-l'Arcobaleno resta in pratica solo Rifondazione. Diliberto e il Pdci risponde all'appello dei comunisti per una nuova unità comunista che potrebbe tenere un suo congresso a luglio. I Verdi - anche loro presto a congresso - sono con un segretario dimissionario e, soprattutto, senza una vera alternativa. Molti di loro stanno guardando al Pd. Il soggetto unico e plurale su cui continua a insistere Giordano, ma anche l'assemblea di Firenze, deve ripartire quindi da Rifondazione. Giordano è chiarissimo: "No alla costituente comunista, tragica regressione culturale e politica".
"Perchè abbiamo perso". Franco Giordano parla mezz'ora, inizia allentando il nodo la cravatta, finisce citando Andrè Gide. Inizia parlando di "assunzione collettiva di responsabilità", presentando la segreteria come "dimissionaria" e chiarendo che "tra di noi non ci sono nè vincitori nè vinti". Termina con un appello perchè Rc resti "unita" e "nessuno prefiguri adesso l'esito del congresso (10-11 luglio ndr) cedendo a forzature in nome di logiche politiche di parte".

In mezzo Giordano elenca senza pietà le tre cause della sconfitta. 1)"Non siamo riusciti a tradurre in azione di governo quello per cui abbiamo lottato e che avevamo promesso; abbiamo preteso sacrifici senza poi concedere alcun risarcimento sociale". 2) "L'utilizzo cinico e truffaldino dell'appello al voto da parte del Pd". Il terzo punto è quello "più grave" perchè "è il problema soggettivo, è la nostra difficoltà, quella per cui siamo stati percepiti come un residuo e un fuscello nella tempesta: abbiamo uno scarsissimo radicamento nel territorio". Il partito del popolo che non parla più col popolo perchè nel frattempo ha trovato le parole la Lega.

Rifondazione in mille pezzi. Giordano intiepidisce ma non scalda. Dopo di lui si iscrivono a parlare a decine. Finiranno domattina. Ma si capisce subito che quando domani saranno votate le mozioni quella di Giordano (comitato di gestione fino al congresso senza nessuno dell'attuale segreteria) non basta al parlamentino di Rifondazione. Paolo Ferrero, che in questi giorni ha messo alle strette Giordano, presenterà un documento politico insieme con la minoranza di Essere comunisti, guidata da Claudio Grassi per chiedere "un comitato di garanzia che guiderà il partito in vista del congresso". Non c'è molta differenza con la mozione Giordano. Ma è la fine dell'unità. Il segno della deflagrazione. "La cosa importante - spiega Ferrero - è che gli iscritti possano decidere su posizioni politiche chiare, senza ambiguità. Per noi l'importante è ripartire da Rifondazione e avanzare una proposta a tutta la sinistra". Una specie di federazione dove partiti e associazioni sono insieme "ma ognuno con la propria autonomia".

Correnti e scenari. L'annuncio di Ferrero mette a nudo giorni e mesi di divisioni all'interno di Rifondazione. Una volta la maggioranza del partito, circa il 70 per cento, era saldamente in mano a Bertinotti-Giordano-Migliore. Poi c'erano correnti minori come quella di Grassi (Essere comunisti) e l'altra di Pegolo, Giannini e Masella (l'Ernesto). Senza contare che in questi due anni Rifondazione ha perso per strada Sinistra critica e i trotzkisti. Nei venti mesi di governo le cose si sono complicate perchè Ferrero e Russo Spena si sono messi sempre più in contrapposizione con Bertinotti. Oggi infatti Ferrero se ne va con l'Essere comunisti, Russo Spena anche, Ramon Mantovani, molto arrabbiato, pure. In più prende forma una corrente di outsider, per lo più donne, capeggiate da Elettra Deiana, un po' la coscienza critica del partito che prima ancora che la Sinistra-L'Arcobaleno prendesse forma avvertiva: "Così non funziona, è una fusione a freddo che i nostri elettori non capiranno...".

Sono tutte le anime di una possibile diaspora che sarà ratificata domani alla fine del Cpn di Rifondazione. La domanda ora è: quale spazio per Rifondazione e il nuovo soggetto a sinistra tra il Pd e i comunisti?