LA PASQUA IN ITALIA

 

  LA PASQUA A SETTEFRATI , UN TEMPO ....

Delia Socci Skidmore

 

Durante la Settimana Santa  i fedeli si  dedicano alle  preghiere, penitenza, e riti religiosi in preparazione  della Passione  Morte e Resurrezione di Nostro Signore.

 Sono antichi riti che adesso rischiano di scomparire.

La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme «della Passione del Signore», comprende le ferie dal lunedì al giovedì e culmina con il Triduo Pasquale.

 

Durante le sere della  Settimana Santa a Settefrati venivano  i Padri Passionisti a fare le prediche per l’occasione e attiravano in chiesa molti fedeli.

 

Veniva da noi un Padre Missionario, vestito di nero, con un gran crocefisso sul petto e un lungo barbone. La Chiesa per quell’occasione era gremita di gente. Uomini e donne, giovani e anziani.

Faceva freddo in chiesa e le nonne  venivano coperte con lo scialle che le copriva dal capo e attorno alle spalle. Gli uomini, i benestanti vestivano lunghi mantelli a ruota con colletto di pelliccia. Gli altri qualche cappa di lana tutta rappezzata. Vecchio o nuova il necessario era ripararsi dal freddo e attendere la funzione..

Il predicatore saliva sul pulpito ,dava uno sguardo ai fedeli, si soffermava un momento poi con ampie gesta, si faceva il segno della croce e con lui tutti i fedeli.

Un Pater Ave e Gloria si accarezzava la barba e con voce tonante cominciava la predica.

 

Invitava tutti a riflettere sui lori gravi peccati. Esortava a confessare e pentirsi di tutto il male che avevamo fatto e i peccati che avevamo commesso che avevano condannato Gesu` a morire in Croce.  Punteggiava il discorso descrivendo come i chiodi della Croce aveva trapassato le mani e i piedi di Cristo.

Il Padre ci esortava ad osservare i Precetti della Chiesa e fare penitenze se non volevamo essere condannati  a una vita eterna di pene tra le fiamme dell'inferno. La sua voce tonante rimbombava cupa nella chiesa semibuia.. Alle parole del predicatore le  vecchiette si segnavano e si stringevano lo scialle attorno  come per ripararsi, gli uomini facevano finta di niente ma si vedeva negli occhi che anche a loro  aveva messo un pò di paura.

Lasciamo stare  poi quel che faceva a me e altre ragazze come me la visione di ardere nel fuoco dell’inferno, o inchiodare Gesu `sulla Croce. 

Scrutavo la  mente  in cerca di tutti i gravi peccati che avevo commesso come rubare un pizzico di zucchero quando mamma non c'era e metterlo su un cantuccio di pane bagnato. O forse la gelosia che avevo provato quando una delle amichette aveva il vestito più bello del mio. Questi erano gravi peccati contro la Legge di Dio e dovevano essere confessati.

Sapevo che la Penitenza sarebbe stata almeno 10 Pater Ave e Gloria da recitare devotamente inginocchiata ai gradini dell’altare 

 

Ora  stento a credere che le animi presenti nella chiesa avessero peccato tanto.

 

 Non tutti i fedeli si sedevano dinanzi al pulpito. Le ragazze che venivano tardi dopo che la predica era cominciata si fermavano nel retro della chiesa vicino la porticina laterale che era  poco illuminata per non disturbare. Credo che c'era anche un altra ragione per fermarsi li dietro vicino la porticina al buio. Dopo un po'una o due ragazze  scivolavano silenziosamente fuori  per incontrarsi col fidanzato dietro la chiesa o dietro la vecchia torre. A loro non importava proprio niente del Padre Predicatore o delle pene d'inferno. Era per le pene d'amore che venivano in chiesa. Sapevano quando tempo durava la predica e rientravano poco prima della fine. La luce

dei loro occhi al ritorno illuminava quel cantuccio scuro. Ma la felicita' durava poco. Invariabilmente qualche comare intrigante vedeva le ragazze uscire dalla chiesa e lo riferiva alle mamme .Lo sapevano bene per quale ragione uscivano, lo avevano fatto anche loro da giovane. La sera dopo le ragazze sedevano brave brave di fronte al pulpito bene illuminato. 

Il rito della predica durava  fino al Giovedi  Santo. L'ultima sera era il culmine per

il Predicatore. Aveva preparato la sua predica anche meglio  delle sere precedenti. Era l'ultima opportunita' che aveva per atterrire i fedeli e lui ci  metteva tutta l'anima, cuore e vocione.

Con voce che rimbombava per tutta la chiesa ripassava le prediche  delle sere precedenti.

Ogni tanto faceva una lunga pausa. Girava lo sguardo su tutti i fedeli, ruotava  le soppracciglia e si accarezzava il barbone  poi stendeva un braccio e col dito puntava su tutti, gridava che erano stati tutti i nostri peccati a causare la  morte di Cristo Signore.

Era come se tutte le anime presenti erano unicamente responsabili per ogni chiodo che aveva trapassato il corpo di Gesu'.

Il giorno dopo le file dei fedeli per la confessione  erano tante lunghe che necessitavano due padri confessori. Il predicatore aveva  fatto il suo dovere.

 

Il Mercoledi Santo si celebrava l'ufficio delle  "Tenebre”,

I sacerdoti recitano o cantano le  “Lamentazioni” del profeta Geremia, i versi del “benedictus” e del “Miserere mei Deus”. Nel Presbiterio di fronte all’altare, vicino all’Altare veniva collocato un candeliere con  molte candele che ardevano. Dopo ogni canto o salmo si spegneva  successivamente una candela lasciando accesa solo una.

Un sacerdote allora azionava la “raganella”, uno strumento di legno che produceva un enorme fracasso, a significare allegoricamente le tenebre che avvolgevano il mondo alla morte del Cristo. I ragazzi erano sempre pronti anche loro con le raganelle e le avviavano tutte insieme da produrre un rumore assordante. Il “ Terremoto” come era chiamato terminava quando anche l’ultima candela

era spenta e la Chiesa rimaneva nel buio.

La Messa Vespertina del Giovedì Santo apre il periodo detto Triduo Pasquale che durerà dal Venerdì Santo al giorno di Pasqua.

La Messa procede regolarmente fino al termine dell’omelia: Dopo che il Sacerdote si è tolto la casula e si è messo un grembiule si svolge il rito della lavanda dei piedi.

Molto movente e` lo spoglio degli altari. Si tolgono tutti i crocefissi e si coprivano tutte le statue con drappi neri o viola.
 

Questo rito a me dava sempre l’impressione  di vulnerabilita`. L’altare spoglio e le luci spente e la chiesa buia dava l’impressione di abbandono come vagare soli ,senza guida  nel pericolo, nelle tenebre .

Anche le campane rimangono  silenti in segno di lutto.

Durante la notte del Giovedi Santo si preparava il Santo Sepolcro e il popolo rimane in adorazione fino a tarda ora. Le settimane prima le donne avevano seminato le piante di veccia,  piante di grano fatte crescere al buio cosicché non crescono verdi brillanti come nei campi, ma completamente bianche. Con queste si adornava il Santo Sepolcro. 

 

Per richiamare i fedeli alle funzioni veniva  utilizzata la "troccola"uno strumento formato da una tavoletta  di legno con manico che si scuoteva per far battere tanti ferri che vi sono attaccati liberamente che producono un suono secco.

 

TRADIZIONI PASQUALI IN ITALIA

 

http://www.bed-and-breakfast.it/pasqua_italia.cfm

 A Pasqua l’Italia "mette in scena" oltre tremila rappresentazioni viventi. Da Nord a Sud è un susseguirsi di processioni, riti religiosi, feste popolari, rappresentazioni sacre, sagre e tradizioni folcloristiche. Interi Paesi scendono in Piazza, durante la Settimama Santa, per celebrare e commemorare il dramma sacro della Morte e della Resurrezione di Cristo.

La notte del Venerdì Santo le strade si illuminano di fiaccole e vengono solcate da affollate processioni: talvolta i penitenti sono a piedi scalzi o in catene per rendere più difficili e faticosi i percorsi della redenzione. La Domenica di Pasqua esplode l’elemento gioioso che si manifesta nel volo della colombe, nello scoppio di mortaretti e fuochi d’artificio, nelle grida esultanti dei fedeli, nel primo sole caldo della stagione.

La Domenica, dopo il lungo periodo di Quaresima che prevede la moderazione alimentare, si consuma l’agnello pasquale e si distribuiscono uova e dolci a forma di colomba. L’uovo, uno dei simboli della Pasqua, è anche il simbolo della vita ed è presente in molte antiche culture. Si dice che i primi ad usare l’uovo come oggetto beneaugurante siano stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina. In Occidente questa usanza risale al 1776, quando il capo dell’abbazia di St. Germain-des-Pres donò a re Luigi VII, appena rientrato a Parigi dopo la seconda Crociata, prodotti delle sue terre, incluse uova in gran quantità. L’uso di regalare uova a Pasqua è collegato al significato della Pasqua come la festa della primavera, della fecondità e del rifiorire della natura. L’uovo e simbolo della vita che si rinnova e auspicio di fecondità.

Tra le celebrazioni religiose pasquali che hanno come protagonista l’uovo si vogliono ricordare quelle di Urbania in provincia di Pesaro dove ogni anno si svolge il tradizionale gioco chiamato Punta e cul, ispirato alle usanze delle aie contadine, quando la mattina di Pasqua e nei due giorni seguenti ci si incontra per sfidarsi al gioco dell’uovo. Un tempo si preparavano centinaia di uova sode e si trasportavano nell’aia dentro un cestino. I concorrenti, solitamente una ventina, si disponevano in cerchio mentre le uova si disponevano al centro a formare una S. Il concorrente che aveva la fortuna di cominciare poteva scegliere il suo uovo e valutarne la consistenza mentre gli altri erano costretti a prendere quello successivo. Il gioco inizia così, bisogna battere le uova l’uno contro l’altro dal lato più appuntito. Il vincitore è quello il cui uovo rimane intatto e che conquista tutte le altre uova che è riuscito a rompere. Ma la sfida non termina qui perché la gare continua utilizzando la parte posteriore dell’uovo.

A Tredozio in provincia di Forlì si svolge ogni anno lo stesso tipo di celebrazione chiamata la Sagra e il Palio dell’uovo. Ad ogni partecipante alla sagra viene offerto un uovo sodo, col guscio colorato, che servirà per partecipare alla gara di battitura dell’uovo. La sfida si svolge tra due concorrenti che battono le loro uova finché uno non si rompe, ovviamente vince chi con il suo uovo riesce a rompere il guscio dell’altro. Sono inoltre previsti giochi tipici della tradizione agreste come la famosa pentolaccia e la corsa con l’uovo nel cucchiaio. Il momento più spettacolare della giornata è la Gara dei Mangiatori di Uova Sode. I concorrenti hanno a disposizione tre minuti per mangiare il maggior numero di uova sode, per riuscire a mangiarne il più possibile si aiutano con grandi boccali di birra. Il record da battere è di 17 uova. Il lunedì la giornata ha inizio con la sfilata di carri allegorici accompagnati e figuranti in abiti rinascimentali accompagnati dalla banda. Poi i rappresentanti dei Rioni (Nuovo, Borgo, Casone e Piazza contrade), riuniti nella piazza principale, si sfidano nel Palio dell’Uovo. Prima gara è la corsa dell’uovo: bisogna far rotolare un grande e pesante uovo finto per le vie della città. La sfida prosegue con la ricerca dell’uovo nel pagliaio. I  concorrenti devono cercare il maggior numero di uova nascoste in un enorme pagliaio. Si continua con la battaglia delle uova: le squadre si sfidano lanciando uova crude nell’alveo del Tramazzo. A concludere il palio dell’uovo, la classica staffetta con l’uovo nel cucchiaio. La sera in piazza si assiste alla battaglia delle uova sode, che vede sfidarsi i rappresentanti dei comuni di Arcevia (Ancona) e Tredozio, da sempre gemellati in questa tradizione. La giornata si conclude con la consegna dell’uovo d’argento alla contrada vincitrice del Palio.

A Montefalco in provincia di Perugia la gara prende il nome di Gara della Ciuccetta e si svolge il Lunedì dell’Angelo.

In tutta la penisola sono molto diffuse, durante la Settimana Santa, i riti che ricordano la Passione di Cristo che si intensificano e raggiungono il vertice il Venerdì Santo quando la comunità dei fedeli vive un giorno di lutto universale espresso attraverso diverse forme di partecipazione popolare. Molto diffuso è anche il topos dell’incontro, la Domenica di Pasqua, tra la Madonna e il Figlio Risorto.

A Strettoia, in provincia di Lucca, le manifestazioni della Settimana Santa cominciano la Domenica delle Palme nella Piazza del Paese dove viene rappresentato l’arrivo di Gesù e dei Discepoli a Gerusalemme. La manifestazioni proseguono il Giovedì Santo nella Chiesa di Sant’Ippolito a Cassiano con la Lavanda dei Piedi e la rappresentazione scenica dell’Ultima Cena. Il Venerdì Santo il paese viene illuminato per la ricostruzione del Calvario e vari personaggi ricostruiscono le stazioni della Via Crucis e la Domenica di Pasqua l’attore che rappresenta Gesù torna in chiesa tra gli applausi dei fedeli.

In SARDEGNA i riti della Settimana Santa sono davvero suggestivi.

A Sassari, ad esempio, le celebrazioni si aprono con la messa nelle Chiesa delle monache Cappuccine e con la benedizione delle Palme nella Chiesa della Santissima Trinità. Qui tutta le settimana è costellata da numerose processioni e suggestive rappresentazioni che si devono soprattutto al sopravvivere delle Confraternite di S. Croce, dei Misteri, del SS. Sacramento e dei Servi di Maria. Il martedì la processione dei SS. Misteri attraversa il centro Storico della città ricorda la Passione di Cristo. Mercoledì si svolge ad opera della Confraternita del SS. Sacramento la deposizione di Cristo nella chiesa della Santissima Trinità, culmine di un corteo partito dalla Chiesa di Sant’Antonio Abate. Celebrazione di grande effetto è la rappresentazione della Madonna dei Sette Dolori: una statua della Vergine Maria viene portata in processione dai membri di tutte le confraternite alla ricerca del Figlio morto. Il Venerdì Santo si ripete il rito della deposizione del Cristo, seguito dalla Via Crucis e dalla processione del Cristo morto. Domenica si svolge il suggestivo rito dell’incontro tra Madre e Figlio. La Madonna, comincia il suo percorso in Piazza Sant’Antonio e vaga per le vie della città per arrivare in Piazza Colonna Mariana dove avviene il commovente incontro con il Cristo Risorto.

A Oliena in provincia di Nuoro nel corso della Settimana di Passione si svolge il rito della Crocifissione: il Cristo viene tolto dalla Croce dalle Pie Donne. Gruppi di uomini e donne vanno alla ricerca del Cristo Risorto facendo tappa in tutte le chiese del paese tutti i giorni fino al Sabato quando la statua del cristo viene ritrovata. Il simulacro della Madonna viene addobbato con oro e gioielli per essere portato in processione la Domenica di Pasqua alla ricerca di Cristo. L’incontro avviene dopo due lunghe e sentite processioni lungo le vie del paese e sono compeste da donne e uomini che indossano il costume tipico di Oliena. La cosa più curiosa è che durante la manifestazioni i cittadini che non partecipano alle processioni stanno sui balconi con fucili, pistole e altre armi e sparano in aria annunciando la resurrezione. Nel momento in Cui Cristo e la Madonna si incontrano la sparatoria si intensifica e alla fine della processione i simulacri vengono portati in chiesa per la celebrazione della messa pasquale. La sparatoria in un luogo pubblico non è mai stata vietata dalla legge in quanto risale a una antica tradizione e non sono mai avvenuti incidenti che hanno reso necessaria l’adozione di provvedimenti legislativi.

I riti spagnoli della Settimana Santa sono un’ottima occasione per scoprire arte, cultura e tradizioni del Sulcis Iglesiente (Cagliari), regione di mare e di miniere, culla della dominazione catalana-aragonese.

A Iglesias martedì ha luogo la processione dei Misteri. Il Giovedì, dopo il tramonto, si svolge la processione dell’Addolorata. La processione più attesa quella del Venerdì Santo nella quale è rappresentato il funerale di Gesù raffigurato in un bellissimo simulacro risalente al XVII secolo e accompagnato da una lunghissima schiera di figuranti in abito spagnolo.

A Villa Massargia si inizia invece il Giovedì sera con la Lavanda dei Piedi, la sacra rappresentazione dove viene rievocato il gesto di umiltà di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli prima della morte. Il venerdì si svolge il rito dell’Adorazione della croce seguito da SU SCRAVAMENTU ovvero la deposizione di Gesù dalla Croce con la lettura del Vangelo accompagnato da figuranti e dai Babbalottis con abito bianco penitenziale che simboleggia la purificazione. Il momento della Resurrezione dà l’avvio alla festa nelle sue forme sacre e profane. La Santa Messa della Resurrezione si svolge il Sabato Notte con la veglia pasquale e la benedizione dell’Acqua, del Fuoco e del Cero all’interno della bellissima chiesa romanica della Madonna delle Neve. La Domenica mattina è dedicata all’incontro tra i simulacri della Madonna e del Cristo Risorto in Piazza del Pilar. Il lunedì dell’Angelo il teatro dei festeggiamenti laici è il bosco di Orbai, culla del vecchio villaggio minerario omonimo. L’intera giornata si trascorre in una atmosfera di festa che unisce l’intero paese.

A Bormio (Sondrio) esiste una tradizione, probabilmente unica nel suo genere, che affonda le sue radici nella natura pastorale di questa terra: sono i “Pasquali”, vero e proprio rito propiziatorio per la nuova stagione dopo i rigori dell’inverno e, al contempo, si svolgono gare tra le contrade che compongono da sempre il tessuto urbano e popolare di Bormio. I Pasquali consistono nella benedizione di cinque agnellini che vengono trasportati nella chiesa arcipretale ornati nel migliore dei modi da ciascuno dei cinque rioni in cui è suddiviso il borgo. Ogni pastore rionale conduce il suo agnellino alla chiesa colleggiata. Qualche volta un rione ha un proprio buon pastore rappresentato da un bimbo vestito di pelli che stringe tra le braccia un agnellino bianco. La preparazione dei Pasquali comincia in pieno inverno quando la Pasqua è ancora lontana. Nei singoli rioni vengono costituiti grupopi di giovani guidati da un capo. Ogni gruppo sceglie un tema che abbia attinenza con la Pasqua che va realizzato attraverso una composiziona artigianale e artistica.

La Domenica di Pasqua, come ogni anno, a Sulmona si rinnova uno dei riti più suggestivi di tutto l’Abruzzo, La Madonna che scappa, una celebrazione di origine medievale che si svolge nella scenografica piazza Garibaldi, tra l’acquedotto romano e il Monte Marrone, nel Parco Nazionale della Maiella. La processione prende il via dalla chiesa medievale di Santa Maria della Tomba, con in testa il gonfalone della confraternita della Madonna di Loreto, seguito dalle statue di San Giovanni, San Pietro e da quella di Gesù Risorto che aspetta la Madre vicino le arcate dell’acquedotto. E’ una rappresentazione carica di significati religiosi e di toni drammatici, soprattutto per la personificazione della statua della Madonna che, chiusa nella chiesa seicentesca di San Filippo Neri, non riesce a credere alla notizia delle resurrezione che le porta San Giovanni. Soltanto in seguito Maria si convince e esce sulla piazza accolta da una folla esultante e coinvolta dal dramma rappresentato della lotta tra vita e morte che si concretizza nell’andamento. Inizialmente la statua di Maria procede lentamente e poi, improvvisamente, si lancia in una folle e gioiosa corsa verso il Figlio. Durante questa corsa, la Madonna perde il manto nero che la avvolge e che libera il prezioso vestito con rami d’oro, al posto del fazzoletto del lutto tra le sue mani spunta una rosa rossa e candide colombe si levano tutt’intorno alle statue della madre e del figlio finalmente riunite. Comincia così un corteo che percorre festoso le vie della città accompagnato dal suono delle campane in festa e dai fuochi d’artificio. Secondo la tradizione, la perdita del velo, la rosa rossa e le colombe sono auspici di prosperità.

Una colomba è protagonista della famosa celebrazione dello Scoppio del Carro che si svolge a Firenze. E’ una suggestiva festa che deve la sua origine a tre schegge del Sacro Sepolcro conservate nella Chiesa dei Santi Apostoli. I tre frammenti di pietra giunsero a Firenze grazie a Pazzino de’ Pazzi che, imbarcatosi nel 1097 con i crociati alla volta della Palestina, salì per primo sulle mura della Città Santa. La storia narra, inoltre, che quando la città di Gerusalemme venne liberata, i crociati si raccolsero nella Chiesa della Resurrezione distribuendo il fuoco benedetto provocato dallo strofinio dei tre frammenti del Sepolcro. Anche negli anni successivi le tre pietre continuarono ad essere utilizzate per accendere il cero pasquale. In seguito venne allestito un carro che trasportava il fuoco sacro nelle case. Con il passare degli anni il carro divenne sempre più sfarzoso e ricco di razzi e fuochi d’artificio fino a trasformarsi in una grande manifestazione che coinvolge l’intera città. Oggi il carro viene trasportato per il giorno di Pasqua da buoi bianchi dal Piazzale del Prato fino al Duomo di Firenze e si tende ad esso un filo di ferro che lo unisce all’altare maggiore. Lungo il filo viene legata una colombina che porta nel becco un ramoscello di ulivo e che ha il compito di scivolare verso il carro con la miccia accesa per incendiare i fuochi d’artificio contenuti su di esso.

La tradizione vuol che se lo scoppio risulta perfetto e se la colombina compie il percorso per intero per Firenze si preannuncia un anno positivo.

In uno scenarrio storico-architettonico di indubbia bellezza, la Quaresima e soprattutto la Settimana Santa offrono uno spettacolo unico e indimenticabile all’ospite in visita a Ruvo, in provincia di Bari. Fra Sacro e Profano i Riti della Settimana Santa con le processioni nate fin dal ‘600 proiettano la città in una realtà mistica e suggestiva. Il ciclo delle manifestazioni sacre viene aperto il Venerdì di Passione. Ogni anno il vento accompagna il passaggio della statua che raffigura la Madonna avvolta negli abiti di lutto ai piedi della Croce.

Questa procesione si chiama processione della Desolata. Il Giovedì Santo dalla Chiesetta di San Rocco parte, nelle prime ore del mattino, la processione degli “otto Santi” che sfilano per le vie del centro medievale rischiarato unicamente dalle bianche lenzuola appese ai balconi e da fiaccole e ceri portati dai confratelli.

Il Venerdì Santo sfilano di sera, gli otto gruppi statuari dei MISTERI, fra cui il Cristo al Calvario seguito da numerosi devoti scalzi e l’Addolorata portata a spalla da 50 uomini con il tipico andamento lento e cadenzato. Il Sabato Santo dalla chiesa del Purgatorio si muove la processione della Pietà gruppo statuario che si segnala per l’intensa espressione del volto della Madonna. I riti della Settimana Santa si concludona la Domenica di Pasqua con la processione del Cristo Risorto. Durante la processione, in segno propoziatorio, si può assistere alla scoppio della Quarantana, un fantoccio in sembianza di una vecchia signora vestita di nero. La sua esplosione segna la vittoria della Vita sulla Morte.

In provincia di Cosenza, a Civita e a Frascineto il lunedì di pasqua si tengono le Vallje, danze e canti popolari in ARBERESH (albanese) in ricordo della vittoria di Skandeberg sui Turchi. In seguito alla morte dell'eroe nazionale albanese Skanderberg, per sfuggire al dominio dei turchi, molte famiglie albanesi emigrarono nell'Italia meridionale, scelta dettata da motivi politici, geografici e per la possibilità di scambi commerciali tra Occidente e Oriente. Grazie all'assenso dell'abate del monastero greco di S. Pietro che assegnò loro alcune terre dell'abbazia, nella seconda metà del sec. XV, gli albanesi si insediarono nell'attuale sito di Frascineto già detto Casal di Pietro.

Le giovani indossano in questa occasione il costume tradizionale di rara bellezza sfilando per le vie del paese. Mentre i danzatori di Vallja con fantasiose evoluzioni e improvvisi spostamenti imprigionano qualcuno del pubblico, solitamnete un “letir” (italiani) che paga al bar, simbolicamente, il proprio riscatto.

A Spezzano Albanese (CS) durante la processione del Venerdì Santo i partecipanti intonano canti in albanese su due testi composti nell’Ottocento e tramandati oralmente che ricostruiscono gli ultimi eventi e la Passione di Gesù e il pianto della Madonna sotto la Croce.

A Bagnara Calabra che si trova a pochissimi km da Scilla (8/10KM), il giorno di Pasqua si tiene una festa religiosa ricca di tradizioni detta la Confrontata che rapresenta l’incontro del Cristo Risorto e della Madonna Svelata. Il rito delle Confrontate ogni anno si tiene in un clima emozionante e commovente con grande partecipazione popolare.

La Settimana Santa a nell’isola di Procida è da secoli (XVI secolo) una delle più suggestive e partecipate tra tutte le tradizioni pasquali italiane. Un continuo di emozioni che hanno il loro clou nelle celebrazioni religiose del Giovedì e Venerdì Santo la cui preparazione aggrega, nei mesi precedenti, migliaia di procidani.

Giovedì Santo al tramonto si svolge la processione dei Dodici Apostoli incappucciati organizzata dalla più antica confraternita dell’isola, quella dei Bianchi fondata nel 1583 dal Cardinale Innico d’Avalos d’Aragona. La prima parte si svolge in una delle tredici chiese dell’isola dove i dodici confratelli dapprima indossano il loro abito da confraternita e poi celebrano il rituale della Lavanda dei Piedi. Terminata la funzione religiosa gli apostoli si incappucciano e con una croce nella spalla e una corona di spine sul capo procedono per le strade dell’isola scortati dalla figura del “centurione”, dai cerimonieri e dai restanti partecipanti delle confraternite che sfilano con in mano dei grossi ceri. Al termine della procesisone nlla sacrestia della chiesa che è stata scelta si svolge l’Ultima Cena con gli apostoli disposti lungo un tavolo dove consumano un pasto a base di legumi, pesce arrostito, agnello, pane azzimo e vino. Il momento più suggestivo della Settimana Santa è sicuramente il Venerdì Santo. Alle prime luci di venerdì inizia la famosissima processione dei misteri organizzata dalla confraternita dei Turchini fondata nel 1629 dai Padri Gesuiti.

Per tutti i procidani in realtà la processine ha inizio nei mesi precedenti, subito dopo il Mercoledì delle Ceneri. Giovani e meno giovani si organizzano in gruppo per progettare i Misteri strutture plastiche portate a braccia rappresentanti scene della vita e della morte di Gesù. Tutto è affidato alla fantasia e alla creatività. Il giorno della processione tuti i partecipanti (circa 3000), indossano il saio bianco sormontato dalla mozzetta o mantello di colore azzurro gelosamente custodito da ogni famiglia procidana. La processione si apre con lo struggente suono di una tromba e la risposta di tre colpi di tamburo in ricordo del suono che accompagnava i condannati a morte nella Roma antica. Subito dopo seguono la bandiere con la scritta S.P.Q.R, la catene, i Misteri. La celebre statua lignea del cristo Morto opera dello scultore napoletano Carmine Lantucemi (1728) è custodita presso la Chiesa di San Tommaso dove ha sede la Confraternita dei Turchini. Al termine della processione dei Misteri viene celebrata la famosa funzione religiosa dell’Agonia. In serata un momento suggestivo è quello della fiaccolata per riaccompagnare la statua dell’addolorata e del Cristo morto nella loro chiesa.

Il Lunedì in Albis l’isola è invasa da migliaia di turisti che si uniscono ai procidani per il classico pic-nic all’aperto. La meta privilegiata è l’isolotto di Vivara.

Nell’isola di Ischia la Pasqua è ricca di tradizioni da vivere all’aperto nelle piazze dei caratteristici borghi mediterranei e da gustare nei tanti locali che ripropongono inalterata la cucina tradizionale. Tra le tante manifestazioni importanti dell’isola di Ischia ricordiamo la Corsa dell’Angelo che si svolge a Forio e risale ad una antica tradizione del 1600. La rappresentazione riproduce il momento dell’incontro tra la Madonna e il Figlio Risorto.

La manifestazione è realizzata dall’Arciconfraternita di Forio d'Ischia, custode delle quattro statue che vengono portate a spalla in procesione sempre dalle stessa femiglie per un diritto non scritto che si tramanda di padre in figlio e molte volte causa dispute accese tra le varie famiglie epr la rivendicazione dello stesso. Le statue rappresentate in processione sono: la Madonna, il Cristo Risorto, San Giovanni Apostolo e L’Angelo.Sono tutte molto antiche e realizzate da un bravissimo artigiano napoletano nella seconda metà del XVIII secolo. La m,attina doi Pasqua prima dell’inizio della processione la Madonna con un velo bianco sul volto e San Giovanni vengono sistemati presso il crocevia del corso principale di Forio., Il Cristo e lìAngelo, al termine della messa, si recano in procxessione formando un piccolo corteo con a capo lo stendardo celeste e il pennacchio di penne di struzzo bianco, la croce della confraternita e il clero.

Giaunti vicino alla fontana un coro, composto dalle voci poderose dei pescatori volgendosi verso il cristo Risorto canta il Regina Coeli . A questo punto l’Angelo fa tre inchini al cristo Risorto e corre incontro alla Madonna ad annunciare la Resurrezione di Suo Figlio e torna indietro dopo aver fatto tre inchini alla Madonna. Tutto ciò si ripete per tre volte. Nall’ultima delle corse lìangelo si ferma sotto ilo campanile della Chiesa di Santa Maria di Loreto mentre la Madonna e San Giovanni si incamminano per raggiungere il simulacro di Cristo Risorto. A metà circa del percorso si fa scivolare il velo dal volto della Madonna e la strada si riempie di petali di fiori lanciati dai balconi in un tripudio di canti e applausi. La tradizione vuole che colui che porta il pennacchio in processione deve abbassarlo per tre volte senza che le piume tocchino a terra. In questo modo non perde il diritto d condurre il pennacchio l’anno successivo.

Anche la Sicilia, al pari delle altre regioni italiane, partecipa alle festività pasquali con dei riti che le sono propri, derivanti cioè da usi e costumi locali, da antichissime abitudini e da radicate tradizioni delle quali non sempre si trova l’aspetto originario e le motivazioni.

Si trovano, in ogni luogo, infinite sfumature, celebrazioni del tutto particolari, scenografie emozionanti e incredibili quanto fantastici costumi che riprendono quelli di antichissime confraternite; si fanno pellegrinaggi e cortei di uomini o di animali bardati per la festa sfilano per le strade delle città; i suoni della Pasqua sono quelli di campane mute per il lutto, o quelli di scampanii che pare non debbano mai avere fine.

Il ciclo commemorativo della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo è reso visibile attraverso precise forme di teatralizzazione e drammatizzazione da cui emerge, dominante, il contenuto umano e terrestre dell’evento: la Sicilia diviene un grande palcoscenico commovente e partecipato di scenografie del dolore e della gioia.

In una commistione di dati folklorici ed elementi liturgici ufficiali, la Settimana Santa è quel periodo in cui viene portato in scena un copione nel quale i protagonisti sono il Bene che sconfigge il Male, l’Angelo che sconfigge il Diavolo, la Vita sconfigge la Morte.

Ma quello che maggiormente colpisce, in qualsiasi città o piccolo paese della Sicilia, durante i riti della Settimana Santa, è la partecipazione di tutto il popolo che vive le varie processioni o sacre rappresentazioni, partecipando come se la tragedia del Cristo fosse un fatto di famiglia e come se al posto di Gesù ci fosse il figlio di ciascuno.

Si comincia con la Domenica delle Palme. Ci sono paesi nei quali questo momento viene ricordato con una grande processione di confraternite, con gli stendardi e le tradizionali casacche con le effigi dei Santi Protettori che accompagnano un Gesù giovinetto che fa il suo ingresso a Gerusalemme. Grandi foglie di palma intrecciati ad arte e rami di ulivo sono segni di un clima festoso. La tradizione vuole che per la Domenica delle Palme si sfoggi un abito nuovo. La festa dura poco, l’indomani non è più possibile divertirsi e, dopo la morte di Gesù, bisognerà osservare un digiuno di almeno tre giorni.

Nel corso della Settimana Santa si svolgono sia le processioni, dove la liturgia popolare raggiunge il suo culmine recuperando anche preziosi tratti figurativi connessi a una cerimonialità agraria, sia le Sacre Rappresentazioni. Queste ultime presentano, con una serie di parti recitate, una sorta di rievocazione storica del Sacro Evento. Vengono rappresentati, di volta in volta e da caso a caso: l’Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi, il Trasferimento simbolico all’Orto del Getsemani, il tradimento di Giuda con la cattura di Gesù e il trasferimento al Sinedrio, il processo, il Calvario, l’agonia e la morte di Gesù, la Deposizione, la Sepoltura.

Il Giovedì Santo è la serata dedicata alla "celebrazione eucaristica" con la visita ai Sepolcri che vengono realizzati in ogni parrocchia e, una volta, erano momenti di involontario campanilismo per il miglior allestimento artistico. Il momento ricorda la ricorrenza dell’Ultima Cena. Adorno di ceri, fiori e splendidi vasi con pianticelle di frumento germinate al buio, il Sepolcro racchiude il Corpo di Cristo e, nella parrocchia, si veglierà in preghiera fino al mattino successivo. Il giro dei Sepolcri è considerato una, sia pur eccezionale, visita di lutto. Addirittura a Favara si usa, il Sabato Santo, fare fare alla Madonna una visita di condoglianze.

La tradizione impone il numero dei sepolcri da visitare: i fedeli dovranno recarsi in parocchie differenti o nella stessa per più di tre volte e, comunque, per un numero di volte dispari.

Il Venerdì Santo è il giorno di lutto assoluto. Molti anni fa anche le sale cinematografiche interrompevano le loro proiezioni quando la città si apprestavano a vivere questo intenso momento emotivo.

Il Sabato Santo a mezzanotte si compie la Svelata del Cristo consistente nella caduta di un enorme telo che copre l’altare maggiore e conseguentemente la comparsa del simulacro del Cristo Risorto: nello stesso istante si sciolgono le campane che annunciano al popolo la Resurrezione: momento di grande gioia che ha il suo culmine la Domenica di Pasqua.

Sono molti i detti popolari che si riferiscono alle festività pasquali e alla gioia della Domenica di Resurrezione: "Mmiati l’occhi chi vittiru Pasqua", "Beati coloro che sono arrivati vivi e felicemente, alla nuova Pasqua"; o ancora "Essiri cuntentu comu na Pasqua" o, al contrario "Fici na mala Pasqua".

Molto diffuso, la Domenica, è l’incontro tra la Madonna e il Figlio Risorto, una singolare processione che si svolge in molte città.

"A MARONNA VASA VASA" A MODICA (RG)

A Modica, ad esempio, si celebra la Maronna vasa vasa (Madonna vasa vasa). Due processioni partono entrambe dalla Chiesa di Santa Maria di Betlem, una con il simulacro del "Cristo Redento", l’altra con il simulacro della Madonna Addolorata. Le due processioni percorrono le vie cittadine ma con itinerari diversi e, intorno a mezzogiorno, confluiscono in Piazza Municipio dove avviene ù ‘ncontru, l’incontro, tra la Madre e il Figlio, e la vasata (il bacio e l’abbraccio tra i due). L’operazione si effettua mediante un marchingegno grazie al quale i meccanismi del fercolo, mossi adeguatamente, fanno muovere le braccia delle Madonna tese verso il Figlio. I portatori accentuano teatralmente i gesti dei due simulacri. La scena si ripete altre due volte. Ad ogni incontro alla Madonna viene fatto cadere il manto nero scoprendo la veste azzurra e tutte le volte si lasciano libere di svolazzare un gruppo di colombe bianche. Un tempo i contadini traevano i presagi dalle due vasate fatte in San Pietro e in Santa Maria. L’abbraccio tra la Madonna a Gesù contagia il popolo, tanto che molti, esultando, abbracciano il proprio vicino.

"A PACI" A COMISO (RG)

A Comiso avviene una celebrazione analoga chiamata "A Paci". Prima che la giornata di sabato sia conclusa, la statua della Madonna Annunziata è prelevata dalla sua nicchia all'interno della Chiesa omonima perchè il giorno di Pasqua ci sarà la processione di questa statua insieme a quella del Cristo risorto. Raggiunto un piazzale adeguatamente grande, le due statue sono poste l'una di fronte alla altra, a distanza di circa 50 metri, per poi ricongiungersi in un incontro accompagnato dal battere delle mani dei fedeli, dal movimento di fazzoletti bianchi e dall'esecuzione dell'inno reale da parte della banda musicale; questo incontro è ripetuto più volte e raggiunge il suo culmine quando il rito è ripetuto nella Piazza Fonte Diana, qui l'evento è accompagnato dal suono, senza sosta, delle campane della chiesa. L'ultima rappresentazione della "pace" si ha quando le statue rientrano in Chiesa.

LA SETTIMANA SANTA AD ENNA (EN)

Uno dei momenti più suggestivi per visitare Enna è proprio la Settimana Santa, i cui riti risalgono al tempo della dominazione spagnola (XV-XVII secolo), quando le Confraternite che già esistevano come corporazioni di arti e mestieri, vennero autorizzate a costituirsi liberamente come organizzazioni religiose per promuovere il culto, ricevendo dai sovrani norme precise e privilegi.

Delle 34 confraternite che esistevano fino al 1740 ne sopravvivono, oggi, solo 15 che animano la Settimana Santa. I confrati odierni non sono più i minatori e gli agricoltori di una volta: l’unica preclusione che è rimasta riguarda il sesso, sono ammessi solo gli uomini.

Il momento culminante delle celebrazioni pasquali si svolge il Venerdì Santo quando, nel primo pomeriggio, tutte le confraternite giungono al Duomo e lì cominciano a comporsi per la solenne processione. Sono oltre duemila i confrati incappucciati che, in ordine e in assoluto silenzio, precedono le Vare del Cristo Morto e dell’Addolorata, dando inizio al lungo corteo funebre che percorrerà tutta la città. Ad aprire la sfilata è la Compagnia della Passione, i cui confrati portano sui vassoi i 24 simboli del Martirio di Cristo detti i Misteri: la croce, la borsa con i trenta denari, la corona, la lanterna, il gallo, i chiodi e gli arnesi per la flagellazione. La processione raggiunge solennemente la chiesa del cimitero, ex Convento dei Cappuccini, dove viene impartita ai fedeli la benediazione con la Croce reliquario contenente la spina della Corona di Cristo. La processione ritorna dunque verso il Duomo.

LA "REAL MAESTRANZA" A CALTANISSETTA (CL)

Alle antiche corporazione artigiane è legata la celebrazione della Real Maestranza che si svolge il Mercoledì a Caltanissetta. L’imponente e commovente corteo è costituito dai rappresentanti locali delle più antiche corporazioni artigiane. Nel 1806 Federico di Borbone, impressionato dall’imponenza di questo corteo, concesse alla Maestranza il titolo di reale.

Il personaggio principale della manifestazione è il Capitano che viene eletto ogni anno tra i vari rappreentanti delle categorie artigiane, il quale ha l’onore di portare il Cristo in Croce, in segno penitenziale, nella prima parte della processione per poi guidare la Real Maestranza quale scorta d’onore del Santissimo.

LA PASQUA A SAN CATALDO (CL)

In provincia di Caltanissetta è da ricordare anche la processione del Cristo Risorto e dei Sanpauluna di San Cataldo. Questi ultimi sono dei giganti di cartapesta raffiguranti gli undici Apostoli e sono stati inseriti nel catalogo europeo dei giganti di cartapesta e si tratta di una tradizione, anch’essa, risalente al periodo della dominazione spagnola.

"IL BALLO DEI DIAVOLI" A PRIZZI (PA)

In alcuni riti di Pasqua compaiono le maschere della Morte e dei Demoni come, per fare solo uno dei tanti esempi, nele celebrazioni di Prizzi. La Domenica di Resurrezione due processioni, quella con la statua dell’Addolorata e quella con Gesù cristo si dispongono a un capo e all’altro della via principale. Accanto a quest’ultima si trovano due angeli con la spada in mano. Ma al momento dell’incontro tra la Madonne e Cristo due diavoli che indossano due tute rosse e una maschera di latta e la Morte con una tutta gialla cominciano ad agitarsi correndo da una statua all’altra. Il tentativo di impedire l’incontro tra la Madre e il Figlio è detto "abballu di li diavuli".

Ad un certo punto gli Angeli colpiscono i diavoli con la spada. Le campane e la banda suonano a gloria.

LA "FESTA DEI GIUDEI" A SAN FRATELLO (ME)

Sebbene caricata di un’altra simbologia, ancora più evidente risulta il significato di rappresentazione dell’insorgenza del demoniaco nella maschera pasquale del "giudeo" a San Fratello. Il Giovedì e il Venerdì precedenti la Pasqua le strade di San Fratello sembrano ripercorse dall’agitazione e dal tripudio dei giorni di carnevale.

Salti, corse, rumore di catene e squilli di trombe annunciano la presenza dei "giudei" che sono contadini e pastori vestiti in un abbigliamento che vuole alludere agli uccisori di Cristo.

Al di sopra del cappuccio i Giudei portano un elmetto su cui sono dipinti motivi tratti dalla simbologia cristiana o da quella popolare, come croci, pesci, cuori intrecciati, corni rossi oppure brevi frasi. Si ha una mistione di sacro e di profano che non sorprende se si riflette sul valore sacrale dell’eros nelle società arcaiche. Molti elementi del costume dei giudei denunciano chiaramente il significato demoniaco del mascheramento.

LA "DIAVOLATA" DI ADRANO (CT)

Anche ad Adrano, in provincia di Catania, la Domenica di Pasqua, si effettua "La diavolata", una rappresentazione sacra d'origine medievale.

Essa si effettua nei pressi della piazza cittadina principale sfruttando come scenario ideale il Castello-Museo cittadino.

In questa zona e' costruito un palco che ospitera' cinque diavoli vestiti di rosso che escono da una botola accompagnati da fiammate e fumo, Lucifero, la Morte - indossa un abito raffigurante uno scheletro - ed un angelo - e' rappresentato da un bambino -.

L'evento e' costituito da una serie di discussioni sul bene e sul male e si conclude quando l'Angelo costringe i diavoli a pronunciare la frase "Viva".

Costumanze analoghe sono diffuse in tutta Europa; basti pensare che addirittura in Polonia esiste una diavolata simile a quella di Prizzi. A Kolednicy la morte, armata di falce è seguita da due esseri infernali chiamati orsi, tuttavia simili nella foggia del vestire e nelle mansioni ai diavuli dell’abballu sicilianu. Ad Elzach (Selva Nera) compaiono le maschere infernali degli Schuddingen, mentre in Austria (zona del Salisburghese) nelle celebrazioni del solstizio invernale si ha una contesa tra i puri e gli impuri. Anche nelle nazioni extraeuropee di cultura latina esistono simili rituali.

La chiesa veniva a proiettarsi nell’America Latina attraverso la Spagna e mescolava alle antiche tradizioni locali usi e costumi cristiani, modificati in funzione delle arcaiche credenze politeistiche. Da qui le numerose fiestas de los diablos (diablade), feste del male celebrate nel periodo di Pasqua. Ad Oruro (Bolivia) si svolge la più suggestiva ed impressionante di queste fiestas dove comunque sono sempre protagonisti i diavoli.

"U SIGNURI DI LI FASCI" A PIETRAPERZIA (EN)

A Pietraperzia, comune in provincia di Enna, il Venerdì Santo rappresenta il momento di maggiore interesse. Intorno alle 15 cominciano i preparativi per la processione che si snoderà per le vie del paese fino a notte inoltrata. Un nastrino rosso, dopo essere stato misurato sul corpo del Cristo del Crocifisso che verrà portato in processione viene annodato al breccio del fedele. Il gesto si collega all’natica credenza magico-apotropaica legata alla legge del contatto che vuole che ciò che è stato a contatto con il divino sarà elemento di protezione contro ogni avversità.

All’imbrunire viene portato fuori dalla chiesa il grande albero, una grande asta di legno alla cui sommità, in un cerchio di ferro vengono annodate le fasce che ogni anno i fedeli annodano per sciogliere il loro voto a Cristo.

Le fasce sono strisce di lino bianco lunghe 36 metri e larghe 40 cm. Prima di innalzare la lunga asta sulla sommità viene posto un crocifisso ai piedi del quale è sistemeto un globo multicolore. A questo punto U Signuri di li fasci percorre le strade di tutto il paese, gli "incappucciati" seguono il simulacro portando a spalla la bara del Cristo morto e della Vergine. In questa cerimonia l’albero è simbolo della rigenerazione del tempo, della resurrezione della vegetazione, metafora del ritorno ciclico della primavera.

LA "PROCESSIONE DEI MISTERI" DI TRAPANI (TP)

La genesi dei Misteri di Trapani sembra essere spagnola. Si tratta di una Sacra Rappresentazione che diventa processione figurata si effettua, cioè, con statue. Ogni gruppo di statue rappresenta una maestranza, i Misteri (Mestieri) vennero infatti assegnati alle maestranze con atti notarili a partire dal XVII secolo.

In effetti le maestranze sono coinvolte tutti i venerdì di Quaresima quando avviene la "scinnuta dei misteri", cioè quando il gruppo statuario che rappresenta il "misteri" (Mestiere) di turno viene posto in evidenza rispetto agli altri. In tutto si hanno sei "misteri" che sono addobbati per l’occasione.

Il Venerdì Santo si svolge la processione più imponente con la pertecipazione di 18 gruppi lignei appartenenti alle maestranze più l’urna del Cristo morto e dell’Addolorata.

La processione parte nel primo pomeriggio di venerdì e termina il sabato mattina.