FAMILY DAY

Per giorno 12 maggio 2007 n seguito alla polemica sui DICO e in generale sulle unione di fatto e dei gay è stata organizzato un grande raduno a Roma ll Family Day : in piazza San Giovanni si è radunato oltre un milione di persone in sostegno della famiglia tradizionale

In Piazza Navona si è tenuta una contro manifestazione  sull'"Orgoglio laico" che ha avuto pero solo pochi intervenuti, poco più di diecimila 

 

 La Stampa 12/5/07

Un milione di persone al Family Day
Berlusconi-Prodi, scontro sui cattolici

ROMA
Italia in piazza per riflettere sul ruolo e sul modello della famiglia. Roma è stata teatro di due manifestazioni distinte: una a piazza San Giovanni, il "Family Day", a sostegno della famiglia tradizionale; l’altra a piazza Navona a favore anche delle famiglie "di fatto". Nonostante il tentativo di alcuni leader politici a non leggere la giornata come una contrapposizione tra guelfi e ghibellini, la polemica politica è stata frontale.

PRODI: MAI STRUMENTALIZZARE RELIGIONE, NO A GUELFI E GHIBELLINI
«Mai strumentalizzare la religione» e «evitare la lotta tra guelfi e ghibellini, che ha rovinato l’Italia per secoli», ha auspicato Romano Prodi. Il premier ha poi aggiunto: «la famiglia e il cattolicesimo sono per me importantissimi, ma il principio della laicità dello Stato è essenziale per chi fa politica». Ha aggiunto il segretario dei Ds, Piero Fassino: «Credo che bisogna evitare di contrapporre le due piazze ma di lavorare per farle incontrare».

BERLUSCONI: I CATTOLICI NON POSSONO STARE A SINISTRA
Ma Silvio Berlusconi, che alla fine ha deciso di essere personalmente presente al "Family Day", ha esplicitamente esortato i cattolici ad una scelta di campo. «Sono qui perchè dobbiamo reagire» ha esordito l’ex premier rivolgendosi a Savino Pezzotta, portavoce del Family Day, prendendo poi le difese della Chiesa Cattolica cui «si vuole impedire di parlare» mossi da «un rigurgito di laicismo». Diretto poi, l’invito rivolto da Berlusconi al mondo cattolico ed al suo posizionamento sulla scena politica: «I cattolici - ha detto - non possono stare a sinistra».

PEZZOTTA: CHIEDIAMO AL PARLAMENTO DI NON FARE I DICO
In una piazza San Giovanni affollata da centinaia di migliaia di persone, - oltre un milione secondo gli organizzatori, 200 mila secondo fonti della sicurezza - dal palco Pezzotta ha invitato il Parlamento ad ascoltare le istanze dei manifestanti e «non introdurre la legge sui Dico». A stretto giro la risposta di Francesco Rutelli: «Chiara forte e serena la voce di Piazza San Giovanni. La ascolteremo», ha detto il Vicepresidente del Consiglio e presidente della Margherita.

POCHE MIGLIAIA DI PERSONE AL "CORAGGIO LAICO"
Pochi chilometri più in là, a Piazza Navona, alcune decine di migliaia di persone hanno manifestato per "Il coraggio laico", in favore dei Dico e della famiglia di fatto. Ma tra gli slogan è emersa la polemica tutta interna alla sinistra sull’assenza dei DS. «Un’assenza vistosa che preoccupa», ha detto Bobo Craxi, sottosegretario agli ester

 

Passeggini, Madonne e cartelli anti-Dico
A San Giovanni la piazza delle parrocchie

di MARCO BRACCONI


 

<B>Passeggini, Madonne e cartelli anti-Dico<br>A San Giovanni la piazza delle parrocchie</B>

ROMA - Dodici giorni dopo. Dopo le parole polemiche di Andrea Rivera dal palco del Primo maggio. Dopo la risposta ad alzo zero dell'Osservatore Romano: "Terroristi". Dodici giorni dopo c'è un mare di gente. E' una specie di Primo maggio cattolico. Anche la piazza è la stessa. Ma la musica è un'altra.

Alle 12.30 la spianata davanti San Giovanni è già stracolma. Invasa dal popolo delle parrocchie. Dai militanti di Comunione e liberazione. Dai neocatecumenali. Dagli appartenenti a decine di altre associazioni cattoliche. Preti, se ne vedono pochi. Ma i giovani sono tanti. Nei loro capannelli si mischiano bellamente, tatuaggi, pance scoperte e canti religiosi. Chitarre e "Alleluja", mentre dal palco l'organizzazione spara il tum tum di un rap duro e puro. La musica nata nei ghetti neri dove i figli delle unioni di fatto sono un incidente, più che una scelta.

E' la piazza dei cappellini, gialli quelli del Forum delle associazioni, verdi e arancioni gli altri. E' la piazza del non detto ufficialmente, ma alluso ovunque. "Non è una manifestazione contro il governo", ripetono gli organizzatori da settimane. Ma da via Merulana il primo striscione che si incontra è un Rosi Bindi: vergogna. "E' l'Italia per la famiglia, non contro qualcosa", insiste un ciellino che si è fatto nove ore di treno dal Veneto. Ma accanto a lui, gli animatori regalano pupazzi-palloncino a bimbetti con la maglietta Dico mai. Berlusconi arriverà dopo le 16, e vengono in mente le invettive di Forza Italia sui bimbi "usati" nelle manifestazioni contro la legge Moratti.

Sotto il palco, accanto a un Cristo redentore, spunta un misterioso stendardo Forza Palermo. Cento metri dietro un sacerdote incita tre parrocchiani ad alzare il loro cartello, "dai che ci stanno riprendendo". Sopra, i volti di Boselli, Pannella, Grillini e Diliberto: Laicisti e talebani. All'angolo estremo ce n'è anche per Romano Prodi, sbeffeggiato da un cartello contro i "Don Abbondio". Una grande torta nuziale, con tanto di sposi di zucchero in cima, fende coraggiosamente la folla.

Il resto, è un florilegio di icone religiose, e parrocchie che orgogliosamente si definiscono "Presenti". Nessuna bandiera di partito, come da consegna. Ma poco prima delle 15 si presenta lo striscione dei "Silvio mi manchi". Marcia assieme alle decine di cartelli che esaltano la famiglia tradizionale: papà, mamma, bambini. Non è fatta così anche un coppia di fatto?

"La famiglia è fatta di un uomo e una donna", risponde una ragazza di Vercelli, piercing al naso e maglietta neocatecumenale. Anche quella di fatto, insistiamo. " "Sì, ma per quella basta il codice civile. E i gay non possono essere famiglia". Dovunque si chieda, sono le unioni omosessuali la pietra dello scandalo. E' questa la seconda allusione della piazza delle cose non dette. "Dico mai". Ma mai e poi mai, se si tratta di lesbiche e gay: "Oggi Bindi, domani Zapatero".

Di quotidiani ne circolano pochissimi. Qualcuno legge Libero. La distribuzione di Avvenire va a rilento. Le famiglie sono moltissime. La piazza delle cose non dette è anche la piazza dei passeggini. Ce ne sono migliaia, e ovunque le mamme si affannano a bagnare testoline sotto il solleone di Roma.

Alle 15.00, inizia lo spettacolo. I più mattinieri assistono dalla prima transenna. Applausi. Un manifesto ironizza: Menù di oggi, Pollastrini allo spiedo. Accanto, i ministri "amici" Mastella e Fioroni rilasciano una intervista dopo l'altra. Passano sotto i gonfaloni della Regione Lombardia e della città di Reggio Calabria. Altri, non se ne vedono.

Alla fine, diranno di essere un milione, ma di certo sono più di cinquecentomila. Facciamo un sondaggio volante tra i giovani su aborto e divorzio. Quasi tutti ci dicono che no, non andrebbero permessi. Unanimi sull'aborto, maschi e femmine. Qualcuno, pochi, è possibilista sul divorzio. Del resto anche oggi è il 12 maggio. Anniversario della vittoria del referendum. Ma in questa piazza, piena di ragazzi e dei loro papà e mamme, suona un'altra musica.

 

 

Cammelli al galoppo nella cruna dell'ago

di EUGENIO SCALFARI

Repubblica, 13/5/07


IL FAMILISMO è la base della società italiana, così ha scritto ieri su questo giornale Francesco Merlo e tutti concordiamo con lui. Lo è nel bene e nel male. Tutti siamo figli di mamma - si dice e si sa - e di mamma ce n'è una sola; a lei si ricorre anche nell'età adulta per ritrovare serenità, conforto, ristoro ed anche, con l'avanzare degli anni, per proteggerla e accompagnarla affinché non si senta sola in vista dell'ultimo appuntamento.

Familismo non è necessariamente sinonimo di famiglia. Il primo è un modo d'essere e di sentire, la seconda è un'istituzione convalidata da un contratto che per i cattolici realizza anche un sacramento. Spesso però quei due termini coincidono ibridandosi reciprocamente. Quando questa compenetrazione avviene la micro-istituzione familiare si chiude a riccio, esclude e non include, rischiando di diventare omertosa e di far prevalere la difesa dei propri confini sulla solidarietà civica e perfino sull'amore del prossimo.

Le società profondamente cristiane - se ancora ce ne sono - conoscono questo contrasto che ha le sue radici addirittura nella predicazione di Gesù di Nazareth. Dopo aver incitato i discepoli e il popolo che lo seguiva all'amore e alla carità, egli aggiunse: "Voi credete che io sia venuto a portare la pace ma io ho portato la spada. Io metterò il padre contro il figlio, la figlia contro la madre, il fratello contro il fratello. Chi verrà con me abbandonerà la famiglia. La mia famiglia non sono mio padre e mia madre ma siete voi che credete in me".

È un passo dei Vangeli molto controverso che ha una sola interpretazione possibile: Gesù pone se stesso come simbolo di carità e amor del prossimo e vede i legami familiari e l'egoismo di gruppo che li può intridere come una barriera da abbattere se il cristiano vuole aprirsi al comandamento dell'amore del prossimo. In questa visione la famiglia, luogo di amore, non può che essere aperta e inclusiva. Se non lo è il Maestro esorta i suoi seguaci ad abbattere il muro che la protegge e ad aprire le braccia e il cuore al Dio della misericordia, della tenerezza, del bene.

Noi laici, ma non ghibellini, vorremmo che questa fosse la visione della famiglia che ha radunato ieri, in piazza San Giovanni, una gran folla di persone per iniziativa di molte associazioni cattoliche, dei preti e dei Vescovi italiani. I promotori di quel raduno hanno sostenuto che proprio questa è stata la sua motivazione. E poiché l'istituzione familiare vive nel nostro tempo e deve sopperire ai bisogni e alle sfide quotidiane, gli obiettivi concreti della manifestazione sono stati anche quelli di premere sul governo affinché delinei una politica di sostegno economico alle famiglie per renderle più sicure del loro futuro e indurle anche per questa via a crescere e a moltiplicarsi. .....


E così è stato servito il buon Pezzotta, organizzatore ufficiale del raduno, affannatosi per settimane a rassicurare che nessun colore politico avrebbe prevalso in quella piazza e in quella moltitudine, che cattolici e non cattolici avrebbero potuto e dovuto affratellarsi in nome della famiglia, dei suoi diritti e dei suoi doveri.
Se Pezzotta - come ci ostiniamo a sperare per lui - è un uomo di buona fede, dovrebbe aver passato una pessima nottata nel constatare che i suoi sforzi sono stati ridicolizzati dalla realtà. Oppure - se si rallegrerà per quanto è accaduto - dovremo concludere che ha tentato di prendere in giro gli italiani che la pensano diversamente dalle piazzate berlusconiane.

Che Pezzotta sia un ingenuo si può anche concedere, ma sono altrettanto ingenui i vescovi della Conferenza episcopale? E il papa che anche dal Brasile ha seguito con attenta intenzione la manifestazione romana? (Apprendo ora dal telegiornale che Pezzotta con aria felice ha detto: "Il papa sarà contento di questa giornata". Tanto ingenuo dunque non è).

In realtà il Vaticano e le diocesi italiane stanno assordando da anni gli italiani con lo sventolio dei loro interessi e dei valori usati per ricoprirli. Hanno trasformato la Chiesa italiana nella più potente delle "lobby". Hanno voluto il raduno di Roma per mettere in scena una prova di forza politica e muscolare. Hanno attinto a piene mani ai fondi provenienti dall'8 per mille versato nelle loro casse dallo Stato italiano. Stanno risuscitando il clericalismo e l'anticlericalismo. Sono entrati a gamba tesa nell'agone politico a dispetto della lettera e dello spirito del Concordato.

Questo è accaduto ieri. Non vorremmo usare parole gravi ma la giornata di ieri ha indebolito la democrazia italiana. Non perché tanta gente si sia riunita per far sentire la sua adesione ai valori e agli interessi delle famiglie; ma perché quella stessa gente è stata manipolata dalle destre e dalla Chiesa in perfetta sintonia tra loro. Trono e altare, come ai vecchi tempi.
Vengono in mente i farisei denunciati da Gesù come sepolcri imbiancati e viene in mente anche la biografia privata di molti capi della destra a cominciare dal suo leader massimo.

Ho già detto: non siamo ghibellini. Ma sentiamo che forze potenti ci spingono a diventarlo. Siamo contro chi volesse ridurre la Chiesa al silenzio, anche se non c'è nessuno che lo voglia. Ma siamo soprattutto contro chi sta riducendo al silenzio i laici e facendo a pezzi la laicità.
 

 

Alcune migliaia di persone a piazza Navona per il 'Coraggio laico'
"Tutte le famiglie sono uguali, senza differenze tra matrimonio civile o religioso

 

ROMA - I numeri sono decisamente inferiori a quelli di piazza San Giovanni, 12.000, qualcuno dice 20.000 persone, ma le motivazioni del 'Coraggio laico' sono altrettanto forti. "Qui a Piazza Navona si difende la laicità dello Stato, un valore comune a tutti, cattolici e non credenti'', ha sottolineato il segretario dello Sdi Enrico Boselli, aggiungendo che invece a Piazza San Giovanni va in scena ''una manifestazione politica contro una legge dello Stato sulle unioni di fatto''. Quindi, ''vi è una grande distanza tra noi e loro'', una contrapposizione ''non tra guelfi e ghibellini, ma tra laici e clericali''.

Pur rifiutando la denominazione di 'contromanifestazione', i promotori del Coraggio Laico, tra i quali, oltre a Boselli, diversi esponenti dei Radicali, Verdi, Pri, Psdi, Prc, Pli, hanno voluto tracciare una netta linea di demarcazione con la manifestazione del Family day. "Tutte le famiglie sono uguali, senza differenze tra matrimonio religioso, civile o unioni di fatto, perché questa è la realtà del Paese, e di questo bisogna prenderne atto'', ha ribadito Boselli.

Quella di piazza Navona era stata annunciata come una manifestazione di commemorazione del 33° anniversario del referendum sul divorzio, ma questo non è bastato a evitare le polemiche, innanzitutto con il partito di riferimento del governo, i Ds. "Che i Ds ci abbiano lasciati soli non è una affermazione ma una constatazione", ha detto il ministro delle Politiche Comunitarie Emma Bonino, che ha anche aggiunto: "Se io fossi in Fassino mi porrei un problema dopo questa giornata. Il problema è suo, del suo partito e dei suoi elettori".

Altrettanto critico Boselli: ''Mi dispiace l'assenza dei Ds e avrei fortemente voluto Piero Fassino, perché due anni fa si è impegnato e abbiamo fatto insieme una battaglia sul referendum. Non capisco quindi la ragione per cui non debba esserci oggi qui''.

Toni polemici anche verso la differenza di trattamento tra le due manifestazioni: "Il sindaco Veltroni ha messo a disposizione dei pii pellegrini che sono a piazza San Giovanni un milione di bottiglie d'acqua. Se qui morite di seta è colpa sua", ha detto dal palco di piazza Navona il conduttore Alessandro Cecchi Paone. "Andatevela a comprare l'acqua", ha tagliato corto il giornalista delle Iene, Enrico Lucci, in quel momento sul palco al fianco di Cecchi Paone.

Di ben altre disuguaglianze ha parlato il segretario dei Radicali italiani, Rita Bernardini: ''Chi non giura amore eterno dinanzi a un sacerdote o a un sindaco, non ha diritto a una tutela? E i bambini che nascono dalle coppie di fatto?''. "Da laica - ha aggiunto - riconosco i diritti della famiglia tradizionale, anzi, sostengo che bisognerebbe abbassare le tasse, perché sono le più tartassate''.

Il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano, ha sottolineato che ''la laicità dello Stato è a rischio'', perché ''ci sono forze che puntano non a mediare ma ad essere legittimate dalle gerarchie ecclesistiche''. Il risultato è ''una deriva, che va bloccata''. Mentre il leader dei Verdi e ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha ribadito che quella di piazza Navona è ''un'iniziativa in sintonia con quelle del governo, in occasione di una grande vittoria laica. Sorprende, piuttosto, che alcuni colleghi ministri vadano a una manifestazione contro un'iniziativa dell'esecutivo, ovvero i Dico''.

Alla manifestazione anche il ministro della Ricerca, Fabio Mussi, leader della Sinistra democratica, che ha spiegato come la sua presenza sia legata al sostegno di tre parole: ''Libertà, accoglienza e rispetto''.

Repubblica, (12 maggio 2007)