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La giustizia da Mani Pulite a oggi

 

Giovanni De Sio Cesari

www.giovannidesio.it  

 

 

Ai tempi di Mani Pulite una intera classe dirigente fu spazzata via dalle indagini della magistratura, nemmeno dalle condanne che spesso non ci furono: nessuno o quasi credeva che gli indagati potessero essere innocenti.

Quello che sembra evidente è che ai tempi di Mani Pulite la gente aveva grande fiducia nelle verità giudiziarie, mentre oggi questa fiducia si è ormai incrinata per le contraddizioni continue delle sentenze, per lo schieramento politico dei giudici messo in luce anche dal caso Palamara, per le infinite indagini finite nel nulla, per l'illogicità, stranezze e cavillosità di tanti procedimenti giudiziari.

In effetti, anche quelli che paiono sostenere senza "se" e senza "ma" l'operato dei giudici in realtà non ci credono. Pensano infatti che gli indagati (in particolare Berlusconi e compagni) siano colpevoli di tutto e, se sono condannati, i giudici hanno ragione; se assolti, si tratta di cavilli e furberie: in altri termini, non conta quale sia la sentenza.

Vorrei pure precisare che non si può pensare che la gente OGGI sia tutta corrotta o rincoglionita e quindi si beva tutto quello che viene detto: siamo in una democrazia, la gente sente di tutto e il contrario di tutto e decide a cosa credere.

Il fatto è che da 30 anni non si riesce a fare un discorso serio sulla magistratura.

È accaduto in effetti che i fan senza "se" e senza "ma" di Berlusconi vedevano nella magistratura il male e i fan senza "se" e senza "ma" contro Berlusconi vedevano nella magistratura il bene.

Non ci si rende conto nemmeno che è sempre la magistratura che indaga e assolve. Soprattutto non ci si rende conto che il problema non riguarda solo Berlusconi ma tanti altri: ricordiamo solo qualche esempio: Bassolino, Renzi, gli arrestati di Gratteri.

Anche nel passato abbiamo avuto esempi clamorosi come Enzo Tortora, o Piccioni la cui carriera fu fermata per un processo su Vilma Montesi, fondato sul nulla: ma si trattava di eccezioni; ora invece è un fiume in piena, un alternarsi impressionante di accuse, condanne e assoluzioni.

Ricordiamo pure che un Bassolino è stato indagato 19 volte e 19 volte assolto.

In tutti questi casi penso che le procedure siano state seguite puntualmente, ma la giustizia ha fallito clamorosamente.

Per anni si è indagato su Salvini per sequestro di persone da alcune procure e da altre invece le organizzazioni di soccorso in mare: nessuno pensa che Salvini o i soccorritori sarebbero andati veramente in carcere.

Alcuni magistrati dicono: noi sappiamo tutto, perché leggiamo le carte; voi non sapete nulla, non ne possiamo parlare nemmeno con voi e quindi dovete accettare quello che noi diciamo.

Ma non è così. Ogni discorso (giuridico, scolastico, religioso) viene sempre validato da un meta-discorso, come si dice. Il professore può anche dire che è lui che giudica, ma poi gli alunni giudicano lui. Sarebbe come giudicare della magia facendo discorsi di magia: occorre mostrare invece che essa non è efficace come la scienza.

Così il cittadino, vedendo che le sentenze si contraddicono continuamente, che tanti messi alla gogna per anni o in prigione poi vengono assolti, perde fiducia nella magistratura e un numero sempre crescente vede in tanti magistrati politicizzazione, protagonismo, pregiudizi ideologici.

I magistrati devono interpretare le leggi: la critica è che questa interpretazione non sia equilibrata, prudente, ma mossa da intenti ideologici, politici, personali ecc.

Questa idea è fondata anche sul fatto che in Italia avviene troppo spesso che giudici diversi giudicano diversamente gli stessi fatti con le stesse leggi.

Quando si discute della giustizia in Italia il problema non è se i magistrati seguano o meno procedure e leggi: si tratta di persone preparate ed esperte che raramente possono sbagliare, non sono studenti del primo anno di giurisprudenza. Il problema che si discute è invece se i magistrati usino strumentalmente le procedure per motivi ideologici, o di notorietà o per entrare in politica.

Ad esempio: se uno solo su 100 procedimenti per abuso d'ufficio si risolve con una condanna, viene qualche dubbio che ce ne sia un uso strumentale: sarebbe ingenuo pensare che i 99 giudici si siano sbagliati: appare evidente che si sono mossi per motivi politici o simili: pare evidente che gli uni e gli altri usano una diversa opzione ideologica possibile per assolvere o per condannare questi o quell'altro.

Non bisogna confondere il mondo di carta con quello reale, come si dice, non sempre coincidono, anzi direi mai completamente.

Nel caso specifico la verità giudiziaria non solo non è "la verità e basta" (ultima e definitiva) ma non è nemmeno quella socio-politica.

Non è che uno è colpevole o innocente (veramente) se viene condannato o (soprattutto assolto) in via definitiva: questo è ovvio.

Ma anche sul piano socio-politico la realtà è diversa da quella giudiziaria. Anche i processi staliniani erano legali e c'era quasi sempre addirittura la confessione e pure nessuno crede a quelle sentenze.

Le motivazioni delle sentenze non mi pare abbiano quindi valore assoluto.

Come già mostrarono i sofisti, gli avvocati dell'antichità, si può dimostrare sempre tutto e il contrario di tutto, perfino che nulla esiste.

Ora gli avvocati trovano ogni cavillo per sostenere la loro tesi: è il loro lavoro.

Ma i giudici hanno proprio il compito di distinguere i cavilli dagli argomenti validi.

Quando ci sono sentenze strane che si contraddicono continuamente, allora significa che anche loro si sono messi a cavillare, importa poco come.

La Cassazione, in particolare, sentenzia che un certo procedimento non è conforme alla legge: ma è mai possibile che magistrati esperti facciano errori grossolani? Certamente no, a parte qualche eccezione. In realtà, come dicevano i sofisti, cavillando si può affermare tutto e il contrario di tutto. La Cassazione quindi formalmente giudica della forma, ma sostanzialmente nel merito, giustificando la decisione con un fatto formale.

Un esempio semplice: la Cassazione ha sentenziato che le olgettine del famoso processo a Berlusconi dovevano essere sentite come indiziate e non come testimoni e così ha annullato il processo: ma si può veramente pensare che dei magistrati esperti possano sbagliare? La verità mi pare evidente: gli uni e gli altri hanno usato una diversa opzione possibile per assolvere o per condannare Berlusconi secondo la loro convinzione.

Discorso analogo si può fare per la Corte Costituzionale che giudica in linea generale sull'equilibrio dei principi costituzionali, come si dice, cioè in pratica di quello che essa ritiene quale sarebbe tale equilibrio secondo la propria opinione o ideologia.

Le leggi sono importanti ma quello che conta veramente sono i giudici che le applicano, così come nella scuola il migliore programma serve a poco se l'insegnante è incapace e/o disinteressato, mentre anche in assenza di programmi un insegnante valido può dare un grande contributo a una valida educazione.

Analogamente, nell'amministrazione della giustizia, quello che conta sono i giudici nella loro terziarità.