IL MIO PRIMO "CHRISTMAS"

 

Delia Socci Skidmore

 

 

Mi ero svegliata alla solita ora ma la stanza sembrava piu buia del solito.

 Dalle veneziane chiuse filtrava poca luce. Da fuori giungevano  rumori sommessi, ovattati.

Mi fermai vicino  la finestra ma non l'aprii. Ero un po` malinconica, inquieta  e non sapevo la ragione. Il buio sembrava dissipare l'inquietitudine ma la malinconia persisteva. Aprii uno degli scuri della finestra entro' un po` di luce opaca.  Aprii l'altra meta' e vidi che nevicava fitto. La neve scendeva opaca e  silenziosa come un lieve soffio e copriva tutto di un candido velo. Rimaneva

bianca al suolo solo per poco tempo poi passavano le auto e tutto diventava un fango nero. Strano, anche con la bufera la gente continuava a passare con le macchine,la vita continuava ininterrotta. 

 

Il lampione all'angolo della strada mandava una luce giallognola.

Continuai a guardare la neve per tanto tempo o per pochi minuti, non so, avevo perso  la nozione del tempo.  Poi i fiocchi cominciarono a prendere forme umane. Le forme si avvicinavano verso di me,poi si allontanavano e sparivano nel nulla.  

Vedevo le mie sorelle sorridermi, allungavano le mani verso di me poi quando  sembrava  che toccassero le mie stese verso di loro l'immagine si scioglieva come neve al sole.

Le avevo lasciate solo pochi mesi prima ma sembravano anni.

Le immaginavo  correre, giocare con tutti gli altri amichetti che si radunavano davanti a casa. Le immaginavo  coi quaderni sedute vicino al focolare la sera a fare i compiti come avevo sempre fatto anche io.

Chissa come  erano cresciute! e come si portavano bene a scuola. Si ricorderanno ancora di me? E mia madre sempre tanto assorta. li vedevo tutti avvicinarsi a me ed io tendevo le mani verso di loro ma appena mi sembrava di toccarle le immagini si allontanavano poi sparivano. Rivedevo mia nonna vicino al focherello con la tenaglia frugare la brace per riaccendere quel poco del ciocco che ancora ardeva.

Un'improvvisa raffica di vento mi fece sobbalzare e tornare su me stessa.  

Si era levato un polverone di neve e si abbatte` sui vetri della finestra  Istintivamente mi tirai indietro dalla finestra.

Ma non sentii niente del freddo che mi aspettavo ne` il sibilare del vento che si insinuava  nelle fessure dei nostri balconi e finestre. Quando tirava Il vento, il tramontana o lo scirocco diceva mia nonna,  dalle montagne si udiva l'ululato da lontano farsi sempre piu` forte fin che arrivava e si abbatteva con un boato sulla casa. Spesso  la forza del vento spalancava i balconi anche quando erano chiusi col paletto.

Allora mio padre doveva fare forza a richiuderli e  doveva puntellarli con sbarre per  resistere alla forza del vento. Erano notti freddissime ,anche sotto le coperte pesanti il freddo persisteva. Non qui: qui si stava bene col riscaldamento centrale. La casa era confortevole. Non c'era il focolare che riscaldava il cuore ma nemmeno si sentiva il freddo alle spalle come quando sedevamo attorno al fuoco.

Ma io avrei voluto essere a casa col freddo alle spalle e dormire sotto le coperti pesanti e fredde e sentire fischiare la tramontana. Quanta nostalgia di quelle piccole cose mai notate prima ed ora mi mancavano.........anche il freddo gelido dei monti.

Si avvicinava  Natale.

Le strade della citta` erano tutte addobbate con motivi natalizi e attraverso la vie e ai pali ai lati delle strade  pendevano luci multicolore. Le vetrine erano tutte illuminate a festa e mostravano le ultime mode. Sui marciapiedi stazionavano  membri del "Salvation Army" l'Esercito Della Salvezza, con la cassetta  per le offerte. Di tanto in tanto intonavano inni natalizi. La gente passando gettava qualche monetina nella cassetta. Essi ringraziavano e rimanevano al posto sotto acqua, freddo e vento. Di tanto in tanto appariva anche Santa Claus col vestito rosso di velluto e la barba bianca. I bambini emettevano gridolini di gioia a vederlo e cercavano di tirare la mamma verso lui. Non sempre ci riuscivano. La gente sembrava soffrire di una frenesia che non capivo,camminavano frettolosi e determinati.

Entravano da un negozio all'altro e ne uscivano con grandi pacchi avvolti di carta con motivi di stagione e legati con nastrini di seta. Erano molto carini.

Ma io non riuscivo ad immedesimarmi  , non avevo quella gioia di comprare, di fare shopping fino al punto di crollare.

 Eppure si dovevano fare i regali  come era d'uso. Con la mia lista di persone a cui fare regali mi accodai  anche io a fare spese da un negozio all'altro. 

Avevo acquistato un bel cappotto di lana per me e un paio di scarponcini. Non avrei sentito freddo ne` mi sarei bagnato i piedi anche se  passavo sulle pozzanghere. Camminando per il  Villaggio ripensavo a un Natale lontano. Il giorno della Vigilia mia nonna mi prendeva per la mano e mi portava con lei al negozio a comprare i torroni. Via facendo mi faceva contare quanti saremmo stati a cena per comprare la giusta quantita` di torroni, pasta reale e altre ghiottonerie di Natale. Ripensavo all'ansia che mi prendeva aspettando la sera per il cenone quando tutti radunati nella sala da pranzo ,dopo cena nonna avrebbe portato  i dolci a tavola. Solo allora scoprivo che non ostante l'avermi fatto contare tutti i commensali  ( numero che lei sapeva benissimo)  lei aveva comprato solo pochi torroni da condividere fra noi. Mio padre lo sapeva e di nascosto di tutti comprava sempre una quantità di torroni in piu`cosi ognuno poteva avere il suo.

Risentivo le campane suonare a distesa che richiamavano i fedeli vicini e lontani alla Messa di mezzanotte e il loro suono si diffondeva nella valle.

Rivedevo i fedeli avvolti con lo scialle recarsi in chiesa illuminata solo dai ceri e una lampadina elettrica. La poca luce induceva a raccogliersi in preghiera.

Anche nel nuovo nostro mondo ci preparavamo per il Natale. Sarebbero venuti i parenti da lontano, avremmo fatto tutto il pranzo  tradizionale. Ma non c'era il focolare ne` i torroni.

Le campane non avrebbero suonato. La messa di mezzanotte si sarebbe celebrata nella chiesa tutta illuminata,col Presepe da un lato dell'Altare  e l'Albero di Natale all'altro. Le immagini dei due mondi s'inseguivano nella mente, le diversita`ingigantivano e tutto sembrava come un sogno. Rivedevo la partenza angosciosa, la traversata, i primi giorni nella nuova terra. Un mondo tanto diverso e le sorprese belle  e brutte  che avevo incontrato.