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RACCONTI   VARI

 

La neve

 

 

Mentre  a Settefrati probabilmente cominciano a fiorire le viole mammole sotto i rovi e i boccioli rosa del pesco si preparano ad aprirsi al sole da noi, in America continua il freddo e la neve scende copiosa. Da ieri notte nevica di continuo e le previsioni sono che continuera` ancora .

 In alcune citta`dopo parecchie nevicate consecutive con autostrade bloccate la gente si son recati a piedi nei parchi della citta` ed hanno riscoperto un vecchio sport, giocare a palle di neve . Ragazzi di tutte eta` si son divertiti.

.Ricordo quando ero ragazzina  (cento anni fa) anche noi giocavamo a palle di neve. Io avevo un vantaggio . Mi preparavo un mucchio di palle di neve e quando passavano sotto casa che e`sistemata in piazza praticamente al punto piu` alto del paese tiravo palle di neve ai passanti e mi ritiravo dietro il balcone . Ma un giorno un ragazzo mi vide prima che mi ritirassi  e lancio’ una palla di neve gelida che colse al vetro del balcone e lo mando` in frantumi . Lui se ne scappo`ma io non potevo e le presi da mio padre e mia madre.

Pero`la candida bellezza della natura mi incanta mi rasserena mi calma i nervi logori. C’e qualcosa di magico nel veder  scendere  leggera la neve che silenziosamente ricopre ogni cosa.

Da lontano solo il suono ovatto dell’orologio si sente scandire le ore. Resto ancora per qualche tempo alla finestra a godermi l’incanto della natura. Dieci  minuti? Un ora? ….non so, ho perso  traccia del tempo. Invariabilmente i ricordi si affiorano alla mente.  Il tempo dovrebbe essere il mio nemico tanto ne e` passato… da quando……da tanto, tanto tempo fa ………

Dal mio balcone osservavo il campanile coperto di bianco con la croce  che lo sovrasta. Il vecchio reverendo tiglio davanti lo spiazzale della chiesa  spande i rami spogli e la neve li ricopre come un delicato velo bianco.  Le luci della piazza sono poche e fievoli.

Ripenso a una fanciulla  timida che arrossiva facilmente . Ricordo il suo tenero primo amore tenuto segreto per non affrontare l’ira dei genitori. Ricordo quando spiava dietro le tendine se vedeva passare il suo ragazzo e quando lo vedeva si ritirava per non farsi accorgere. Ma il ragazzo lo sapeva e passava e ripassava sotto il balcone per intravedere  anche solo un attimo i suo belli occhi. 

“Come un sogno d'or scolpito è nel core. Il ricordo ancor' di quell'amor che non esiste più.” Cosi diceva una vecchia canzone. Son passati tanti anni . Ora la fanciulla e` donna anziana ma ancora ricorda il suo primo amore. 

Ricordo………rieccomi di nuovo al passato indimenticabile. In pieno inverno a Settefrati  le notti di bufera, i camini accesi bruciavano  legna e il fumo saliva lento nel freddo d' inverno. Nel fumo scintille rosse luccicavano ma la neve  le smorzava come esili e insignificanti  pensieri Si faceva tardi e la neve infuriava. la piazza era vuota i ragazzi ancora non erano arrivati a rincorrersi e giocare a palle di neve. Ricordo .Da lontano ulula il vento dalle cime dei monti e scende a raffiche verso il paese. Piu` si avvicina piu` sibilava  rabbioso. poi si abbatteva con un boato sui tetti e si portava via qualche tegola che pericolosamente cadeva per le vie del paese. Al mio balcone  si abbatteva con tutta forza sbattendo la neve sul vetro. Facevo un salto indietro, mi ritiravo spaventata e scendevo giu` in cucina e sedermi accanto al focolare. Nel focolare ardeva il ciocco che mandava  vampe  di fuoco saltellando come esperte ballerine.  Nonna sedeva sulla sua panca al  posto d’onore a destra del camino. Solo lei aveva la panca nuova , gli altri sedie spagliate e logore dall’uso, Io sedevo sul gradino del focolaio con la schiena voltata verso il fuoco. Era cosi che facevo anche i miei compiti di scuola alla luce delle fiamme. Mio padre tendeva l’orecchio per sentire il lontano ululare dei lupi , diceva. Io rabbrividivo dalla paura e sentivo piu` freddo. Mia madre  scaldava il mattone lo avvolgeva in un panno e se lo portava a letto per mantenere i piedi caldi.

Mammarosa con la sua fedele tenaglia di acciaio  batteva il ceppo per sgretolarne la brace. Nonna ne faceva un mucchio al lato del focolare e lo copriva di cenere calda. Era segno sicuro che stasera avrei dormito con lei. Era cosi nelle gelide notte d’inverno, nonna radunava la brace per lo scaldaletto.

Lo scaldaletto era un recipiente di metallo munito di lunghe maniche orizzontali con coperchio bucherellato che riempito di brace  e cenere calda venivano usati sotto le coperte per  scaldare il letto. Nonna aveva lunghe camicie da notte di pesanti e per buona misura metteva anche un paio di calze di lana che io avevo lavorato a maglia. Lei dormiva alla sponda del letto ed io tra lei e il muro dove poggiava il lettino. Cosi sarei stata “calda come una cocca” mi diceva. Son passati di anni!

Sono nonna anche io. 

Ora non sento il freddo. La mia casa e` riscaldata col gasolio e lo scaldino non lo ricorda piu` nessuno.  I nonni non abitano piu` con I figli ed i nipoti han perso qualcosa di prezioso, solo la nostalgia rimane. Il rumore dello spazzaneve mi riporta alla presente realta`.  Viene giu` da lontantano , sembra un mostro che ruggisce rabbioso , la neve, la è sua vittima. La spazza via senza alcun riguardo per il suo candore

 

 

Delia Socci Skidmore