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RITORNO A SETTEFRATI  

 

 

ALL’AEROPORTO

 

Sono arrivata a Settefrati il principio di luglio. Qualche settimana prima del solito. Sono stati i mie tre figli a spingermi ad andare per un prolungato soggiorno.

”Hai bisogno di riposo mi hanno detto, di svago e se sei a casa non lo farai mai”.

Ed hanno ragione. Riposare mi e` difficile quando intorno a me c’e tanto da fare. Mi opposi ma non tanto, dissi che avrei sentita la loro mancanza e quella dei nipoti. Mi assicurarono che sarebbero sopravvissuti anche senza me per un periodo di due mesi. Mi dissero che li avevamo cresciuti responsabili io e il padre e sapevano cosa fare anche senza me. Bellissime parole pero` io volevo sentirmi indispensabile.

Un po` egoismo da parte mia. 

L’idea di un po` d’aria pura e fresca dei miei amati monti mi avrebbe ristorata. Essere sola a casa senza tv e senza dover rispettare nessun orario solo il mio mi appagava l’animo.  Mi fa sentire piu` leggera.

Il mio stato d’animo non era affatto tranquillo per via di alcuni problemi personali.

Arrivai a Fiumicino il principio di luglio dopo un lungo e tedioso viaggio di otto ore. Porto sempre un libro con me per leggere a bordo e tra un sonnellino e l’altro cerco di tollerare il lungo andare.

Quando scesi all` aeroporto di Roma l’aria era pesante e chiusa. Dava fastio l’afa del giorno.

Gli anni precedenti quando arrivavo a mezzogiorno sentivo le campane di Roma suonare a distesa . Suonavano in coro da tante direzioni alternando fra loro il din don dan.

Sorridevo, quel suono mi rallegrava e mi rassicurava, era come se

tutta Roma mi dave il benvenuto. Mi sentivo a casa. Da qualche anno pero` le voci sonore ed amichevoli non si sentono piu`.

L’unico ben venuta sono gli addetti per controllo passaporti. Una misera alternativa. 

 Dopo il controllo documenti tutta la comitiva di quel volo ci avviamo al ritiro bagagli . Sono arrivati parecchi aerei ed e`tutto un incubo di confusione  e disinformazione. Il turn-stile, ritiro bagagli, non e’ mai quello che ci indicano gli addetti o segnati ai tabelloni. Sembra si divertono a vederci correre da un ritiro bagagli all’altro.

Ci muoviamo in gruppi cerchiamo di non perdere d’occhio i passeggieri che hanno viaggiato allo stesso aereo. 

Finalmente qualcuno avvista i bagagli e ci segnala di seguirlo.

Io col mio speed arrivo sempre l’ultima quando tutti sono gia asserrati attorno al turnstile i carrelli sono gia`stati tutti presi. Resto calma in qualche modo me la cavero`.

Aspettiamo che escono i bagagli l’uni pigiati contro l’altro. Di bagagli valigie e borse ce ne sono di tante qualita`e misure. Chi piccole e carine chi enorme avvolte in carta cellophane e nastro adesivo. Ma tutti i bagagli hanno un nastrino o segno attaccatagli dal proprietario per riconoscerli tra le miriadi di tutti. Quelle delle donne si riconoscono perche` hanno il nastrino carino a colore legato alla maniglia . A quelle mie avevo messo uno di seta verde e l’avevo legato a fiocco. L’avrei riconosciuto subito. mi dissi. Gli uomini si accingono a prelevare le valigie mentre le donne accudiscono ai bambini. Alcuni piangono, sono irrequieti anche loro strapazzati dal lungo volo. Le mamme si vedono` tanto stanche fanno fatica a consolarli. Altri ragazzini corrono su e giu` la sala ma vengono fermati dalle guardie di sicurezza e riconsegnati ai genitori. Poi c’e sempre la coppia di anziani che viaggiano per la prima volta e si vedono perduti. Si voltano qua` e la`agitati cercando tra la folla un viso amichevole che possa aiutarli. Piu` che aiutarli rassicurarli che tutto e` ok e che sono nel posto giusto. Ma restano agitati. Io mi accosto a due uomini anziani che stanno ragionando ad alta voce in italiano mentre controllano il passaporto. Li rassicuro che e `tutto apposto. Si questo e` l’aeroporto di Fiumicino. I passaporti sono stati gia timbrati, devono solo ritirare le valigie e uscire nella sala di aspetto dove sicuramente troveranno parenti ad aspettarli. Uno di loro forse un po imbarazzato accusa l’altro di non capire niente e che lui glielo aveva detto che tutto andava bene e non serviva l’intervento di una donna. Sorrido e penso come saranno spaventati trovarsi in questo mish mash di gente, guardie di sicurezza, skycap ,rumore assordante e mille altre persone addetti a gestire l’aeroporto di Fiumicino.  

 

 

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Delia Socci Skidmore