Home

 UN MATRIMONIO DI ALTRI TEMPI  

 LA SERENATA

Ora che nonna Macia si era a malavoglia quasi convinta che mio padre andava bene per la piu` giovane delle sue figlie si dovevano fare i preparativi per lo sposalizio. Macia aveva cinque figlie femmine e un maschio.  Nonna  Lucia, anche lei vittima dell’emigrazione dei tempi lontani quando il marito emigrava, ma la moglie rimaneva in paese a tener cura della famiglia i campi  la casa ed ogni altra eventualita` bella e brutta che la vita ha sempre in serbo.

Erano donne forti e resolute portavano avanti la famiglia spesso a stenti quando il marito non mandava soldi per il mantenimento della stessa. Lavoravano i campi spesso con magri  raccolti. Dovevano agire proverbialmente “ con due piedi dentro una scarpa” vivere in un'atmosfera soffocante di vuoto, per non addossarsi dicerie. voci, sospetti. Sospetti spesso infondati  che venivano immancabilmente trasmesse al marito lontano. Le dicerie vere o false portavano sempre l’abbandono della famiglia da parte del marito lontano. 

 Questo era il contributo della donna che restava dietro a casa sua a fare “la padrona” e non  erano per niente apprezzate. Dopo tutto il marito “ soffriva lontano in terra straniera” per campare la famiglia.

Nonno Giuseppe viveva in America e lavorave come tanti nelle ferrovie.

Tornava a casa ogni tre o quattro anni, restava qualche mese poi tornava in America. Cosi i figli nascevano a circa quattro anni di distanza l’uni dagli altri. Macia li partoriva, li cresceva, li guidava li portava avanti. Quando nonno tornava di nuovo li trovava gia` grandicelli.

Con sei figli da portare avanti nonna Lucia doveva adoperarsi anche a

fare qualcosa per campare la famiglia. Dopo tutto con cinque figlie femmine da maritare e fare la dote era necessario che anche lei doveva lavorare.

I soldi che mandava nonno Giuseppe non bastavano mai.

Quando penso a Macia non mi sorprende sentire che era conosciuta come donna rigida e severa. Sorrideva poco ed aveva sempre da fare.

Mia madre parla con molta affezione di suo padre e dice sempre : “Tata non ci ha fatto mancare mai niente  Fummo noi i primi ad avere un grammofano. Tata lo riporto`dall’America. Lo mettevano in uso solo la domenica e feste ricordevoli. Il suono si spandeva per tutto il vicinato e la gente si affacciava per vedere da dove proveniva la musica. Stupiti a non vedere nessuna persona suonare seguivano il suono fino a casa. Poi si radunavano vicino alla cassetta e guardavano da tutti i lati in cerca degli strumenti e suonatori. Una vecchietta in particolare era convinta che dentro la scatola di legno ci erano piccolissimi esseri umani che cantavano e suonavano.”

 

Gia`mancava solo lui il piu` importante incrediente nella famiglia. Il padre,

il protettore, il compagno , l’amico. Mancava tata.

Lucia era un ottima panettiera e decise di aprire un forno. Il suo piano

era semplice, con tante donne in casa sfornare un forno di pane ci voleva poco. E siccome il pane doveva esssere ammassato la sera innanzi lievitato e lasciato a ricrescere avrebbero tutte preso turno ad alzarsi la notte per spianare, lavorare la pasta e farla a forma di pagnotte. Questo fatto

lasciavano ricrescere di nuovo la pasta spianata mentre le donne tornavano

a dormire poche ore. 

Nonna Lucia o Macia come la chiamavano tutti i nipoti non ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente. Rimasta vedova era emigrata in America e viveva con una delle figlie, Teresuccia, come era chiamata. 

Mori` prima che io venissi  in America.

Finalmente tutti presero un respiro di sollievo. Papa` comincio`i preparativi per partire e mia madre a prepararsi il corredo.   

Intanto da Lassu’ i due nonni amici in vita li vedevo seduti insieme con un bicchierino di wiskey ( avevano vissuto in america e si credevano americanizzati ) guardavano e ascoltavano ridendo le trattative delle due donne sul piano “ matrimonio” Loro che gia` avevano passata a nuova vita sapevano bene che le due donne credevano diavere  il completo controllo e di aver da sole risolto il problema di sposare ora o poi.

Loro, i due nonni, Cherubino paterno e Giuseppe materno, sapevano che Triestina, all’insaputa della mamma, aveva promesso ad Alberto che lo avrebbe sposato.E se Triestina aveva deciso nessuno le avrebbe fatta combiare idea. Dopo tutto aveva ereditata la ferma volonta`della madre.  Macia e mamma Rosa, pur credendo di fare e disfare a volonta` non avevano considerato che i due si volevano bene ed essi solo,  e nessun altro avrebbe deciso quando sposare. Ma quelli erano i tempi quando l’autorita`del genitore si rispettava anche se non sempre si ubidiva. I due giovani lasciarono ‘contrattare” le due donne e recitare la parte a loro dovuta.

Meglio cosi che farle inasprire l’una contro l’altra . Nonna Rosa ando` a casa soddisfatta a raccontare  alle figlie che lei aveva accomodato tutto.

Macia anche lei contenta ando`a dirlo alle sue figlie che “ non se l’aveva fatta fare” da quella li`,Rosa, che chissa` chi credeva di essere.

Le sorelle di mio padre erano lietissime di mia madre, loro amica, aspettavano il giorno che avrebbe fatta parte della famiglia. A mio padre fu permesso di visitare mia madre in casa sua sotto gli occhi vigilanti di nonna Lucia. Venne l’ora della partenza. La sera avanti

Con altri suoi amici Alberto si reco` a fare l’ultima serenata alla fidanzata.

Cantarono e suonarono con sentimento. Poi l’ultima canzone la canto`mio padre. Canto` la loro canzone, che e` sempre rimasta il simbolo del profondo amore che li univa: Mariu`. Mi par di sentirlo mio padre cantare e suonare la mandola con emozione e amore per la sua sposa. Canto’ a lungo aspettando che nonna Lucia li facesse  accomodare tutti. Nonna Lucia li fece accomodare. Aveva la tavola gia`imbandita .Li fece sedere e fece il rinfresco comune per quei tempi e l’occasione.  Mangiarono e bevvero allegramente mentre mamma li serviva a tavola.

Dopo un po` di tempo, forse gia` d’accordo prima, gli amici se ne andarono insieme. Nonna Lucia con gran sorpresa dei due si ritiro`discretamente  anche lei in camera. Io son sicura che anche attraverso le massicce mura vedeva e  sentiva. Mio padre parlo’ a mia madre le rinnovo`il suo amore e Triestina promise di aspettare il suo ritorno. Poi Alberto prese una rosa e la offri a alla sua sposa. Lei emozionatissima lo guardo` e domando`cosa doveva fare con la rosa. Mio padre le disse che la doveva conservare fino al suo ritorno come simbolo del suo amore per lei. Mamma la conservo` gelosamente tra la sua biancheria che stava preparando per sposarsi. Ora so perche` a mamma piaceva cantare una famosa canzone che andava “ quando tu sei partito m’hai donata una rosa”

Erano gli anni di guerra e mio padre era prigioniero. Con mia gran sorpresa e meraviglia, ieri 20 settembre, 2009 mia madre , comincio` a cantare proprio quella canzone e la canto` tutta intera e a tono. Non sbaglio` nemmeno una parola. Io fermai tutto e mi sedetti cheta ad ascoltarla. Erano anni che mamma non aveva piu`canticchiato. Sentirla ora con la sua mente confusa e devastata dalla senilita` che l’affligge fu una emozionante sorpresa.

Momenti unici, belli come questo la vita ce ne regala ben pochi .E questo per me e` stato uno dei piu belli.

 

 Delia Socci Skidmore