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IL PADRE DI DELIA 

 

 

UGO E LIVIA

L’estate venivano a stare con noi i cugini di Picinisco. Ugo il piu’ piccolo era l’unico maschio tra 6 ragazze due sorelle e quattro cugine.  Era il maschio tanto aspettato in famiglia, lo avevamo viziato tutti e lui faceva il monello.

Ugo era un bel ragazzino con capelli ricci e biondi che li scendevano a boccoli sulla fronte . Quando grandicello veniva  a stare con noi radunava tutti i ragazzini che erano sempre attorno al camion. Li faceva salire sul rimorchio i ragazzi  tutti contenti salivano e si guardavano attorno saltellando.

Ugo intanto aveva preso un fucile che era sempre attaccato dietro la porta , sali` sopra la terrazza chiamo` i ragazzi e punto il fucile verso di loro grido’ che se si permettevano di muoversi li sparava tutti. I ragazzi spaventatissimi saltarono giu` dal camion e si dispersero correndo.

Il fucile quando mio padre e mio zio tornavano dalla caccia lo scaricavano e lo appendevano dietro il muro dell’entrata. I fratelli erano accaniti cacciatori  ed ognuno di loro lasciavano il fucile a casa. Fu un episodio che non piacque a mio padre e proibi`a Ugo di toccarlo, mai piu. Io in tutti gli anni che avevo vissuto in quella casa non avevo mai nemmeno toccato o avvicinatami ai tre fucili sempre appesi dietro la porta

Livia , La sorella maggiore di Ugo stava crescendo  come una bella ragazzina. Ripensando alle vicende della guerra quando poco dopo nata non aveva nemmeno un po di latte per nutrirsi sembrava un miracolo vederla cosi bella. Aveva presa una simpatia con zio Alberto, come lo chiamava lei e lo seguiva ovunque andava. Io era piu` grandicella e badavo ai piu` piccoli cioe’ tutti le sorelle e cugini. Nei caldi giorni d’estate a mio padre piaceva fare il riposino nella quiete del pomeriggio. Livia appena lo vedeva andava anche lei a  “dormire” diceva,” con zizi.” Ma Livia non aveva sonno e non faceva altro che chiacchierare e fare domande.

Scendeva dal letto poi risaliva, poi si sedeva sui cuscini sempre con una nuova storiella. Alla fine visto che non c’era caso ne` di dormire, ne` di farla stare zitta, mio padre si alzava e andava fuori. Livia tutta contenta veniva a me e quando le domandavo dove era stata lei convinta “ a dormire con zio Alberto”.  Io non avrei osato tanto come minimo avrei presa una rimproverata da mio padre e un ammonimento  da mia madre. Se dovevo andare su` andavo sempre in punta di piedi. Non Livia era piu` piccola e nostra ospite per l’estate e le era concesso tanta “ fune longa” .

Un particolare pomeriggio eccessivamente caldo, mio padre chiuse la porta della camera sperando di riposare in pace. Ma Livia lo sapeva apriva ed entrava saltellando. Nessuno la rimproverava mai. Dopo il solito cinquettio di storielle e aveva sempre di diverse da dire a “ zizi”, comincio’ il solito salire e scendere dal letto. Quando mio padre chiudeva gli occhi lei lo chiamava ad alta voce o peggio gli apriva le palpebre con le dita.  Quel giorno si arrabbio` con lei e le disse che se non voleva dormire di andare a giocare fuori. Livia imperturbata scese dal letto si chino` poso` la fronte sulla sponda del letto e disse” Io dormo cosi”. Mio padre non ne pote` piu`. Si alzo! come un fulmine si mise in macchina e se ne ando`a Vico a dormire nella casa di campagna. Naturalmente poi lui raccontava tutto agli amici con quel suo particolare modo divertente e sarcastico e tutti si facevano allegre risate. La storiella e` rimasta famosa e ancora si racconta.

 


 

Delia Socci Skidmore