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A SETTEFRATI , UN TEMPO .....

 

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   LA PRIMA COMUNIONE 

 

Dal ritorno di mio padre la nostra casa si era rianimata .Venivano spesso amici e parenti a trovarci e si trattenevano con mio padre fino a sera tardi. Il  fiasco di vino sul tavolo e piu` bevevano più interessanti si facevano le storie che raccontavano. Parlavano di avventure di giovinezza, della guerra , dello sfollamento del ritorno al paese.  Mio padre e mio zio avevano le loro storie e avventure degli anni passati in Africa le belve che avevano visto i pericoli che avevano vissuto gli interminabili anni in campo di concentramento. 

Io seduta sul gradino del focolare ascoltavo a bocca aperta le storie avventurose fin che cadevo a sonno sempre seduta col capo appoggiato in grembo a nonna.

Mio padre aveva provveduto a rifare l’impianto elettrico, a casa ora avevamo la luce.

La lucerna ,compagna fedele delle nostre lunghe sere solitarie fu sostituita  dalla lampadina elettrica. Eppure a me pareva che la lucerna col suo filo di fumo nero che arrivava al soffitto e con la sua fiammella tremolante aveva una personalita’ viva` che la lampadina elettrica non poteva. Quasi mi dispiaceva non vederla piu`.

 

Si avvicinava primavera  ora. Le giornate tiepide si allungavano e i fiori di mandorlo fiorivano e tingevano la valle di colori rosa e bianchi screziati di rosso, segno sicuro di un buon raccolto.

Io mi preparavo per fare la Santa Prima Comunione. Avrei dovuta farla l’anno prima ma mia madre volle aspettare un altro anno nella speranza che mio padre sarebbe tornato.

Mia nonna convoco` tutta il consiglio di famiglia per  informarli. Tutti erano d’accordo: certamente era giusto, si doveva aspettare. Intanto le suore spingevano per farmi fare la Comunione all’età stabilita. Ma con la logica di mia madre dovettero cedere.

Mia madre ora sorrideva serena,  non piu` lo sguardo triste lontano di quei lunghi anni passati sola. Ma piu` che vederla felice a me sembrava che aveva acquistata una luce e il viso illuminato di una dolce aureola. Ma forse era  solo la mia impressione. 

Un giorno, quella primavera , mi chiamò vicina a se e mi disse che lei e mio padre si sarebbero assentati per un po` di tempo. Sarebbero andati a vivere  nella grande casa in campagna . Io restavo con nonna. Sorpresa da quella inaspettata notizia alzai le spalle ma non  sapevo come prenderla. Rimasi con mia nonna, anche lei sembrava un po` perduta. Mi spiego`che era bene che i miei genitori passassero un po` di tempo soli in campagna .

La preparazione per la mia Prima Comunione andava bene. Sapevo bene la dottrina  e quando l’arciprete Marsella veniva dalle suore a farci gli esami io rispondevo  correttamente a tutte le domande. Dopo qualche settimana i mie genitori tornarono a casa. Mia madre aveva due bei vestiti nuovi. Glieli aveva fatti la sarta B. di Gallinaro . Erano di quello stile con la cintura che si legavano a un lato. Erano fatte cosi se uno dimagriva o ingrassava  bastava muovere la cintura. Mia madre non dimagriva.

Il giorno prima della mia Prima Comunione la sarta del  paese, Donata, mi fece gli ultimi aggiustamenti del vestito bianco , mi misuro`anche il velo con la corona. Tutto andava perfettamente. Io ero emozionata domani sarebbe stato il grande giorno.

Il giorno dopo mi alzai presto. Non feci colazione , a quei tempi si digiunava dalla mezzanotte prima di fare al Comunione.  Mia nonna e mia madre mi aiutarono a vestirmi col bellissimo vestito candido e il velo.

Con gli altri  comunicanti ci ritrovammo tutti dalle suore.

        Formammo la processione  due per due e ci avviammo tutti raccolti per la chiesa  cantanto gli inni a Gesu.` In chiesa ci erano tutti i parenti ed amici dei comunicanti. E  poichè al paese erano tutti parenti ed amici  la chiesa era gremita. Al momento della Comunione noi fummo i   primi a ricevere la Particola. Dopo la messa e il discorsino dell’arciprete di rimanere sempre santi come quel giorno andammo a casa per il pranzo. Ma non prima di averci sciacquata la bocca alla  fontanella ai piedi delle scale della chiesa.

        Quella sera vennero a casa gli invitati per festeggiare. Mio padre aveva invitato tutti i suoi amici di Settefrati e paesi vicini. Si fece una grande festa. La serata fini tardi, ero stanca ma eccitata  dagli avvenimenti di quel giorno


 

Delia Socci Skidmore