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MAO ZEDONG:

  IL MITO E LA REALTÀ

 

Giovanni De Sio Cesari

(www.giovannidesio.it )

 

 

 

Indice: introduzione - la Cina di oggi e Mao - il mito- la fine dl mito - conclusioni

 

Introduzione

 

Mao Zedong è stato uno dei protagonisti della storia del Novecento, del “secolo breve”: tuttavia di lui non conosciamo molto e la sua personalità rimane pur sempre avvolta nel mistero.

Degli altri protagonisti noi ormai conosciamo tutto o quasi: un diluvio di saggi ha messo in luce tutti gli aspetti, anche quelli plù  riposti e personali di Mussolini e di Hitler e anche di tutti quelli che li circondarono, cosi come sappiamo tutto dei loro  avversari democratici Churchil , Roosvelt, de Gaulle  anche se, ovviamente, questi ultimi non destano altrettanto curiosità. Anche di Stalin sappiamo molto, anche se forse non tutto: ma Mao rimane pur sempre  avvolto nella nebbia

 

Mao non si è mai mostrato molto, ha sempre  agito come un antico imperatore cinese che tutto muove al riparo delle curiosità nella Città Proibita. A differenza di Hitler e Mussolini e Fidel Castro che si rivolgevano direttamente al popolo con discorsi appassionati e  travolgenti, Mao ha parlato sempre molto poco, anzi pare che non sapesse nemmeno parlare molto bene il cinese mandarino, conservando sempre il suo incomprensibile dialetto del Hunan. L’oratoria, per inciso, è una caratteristica propria  dell’Occidente, da Demostene in poi, ma è poco conosciuta in Cina.

In Cina le immagini di Mao sono state sempre quelle ufficiali, poche e misurate: il ritorno al centro effettivo del potere non fu segnalato da un discorso ma da una nuotata per dimostrare che egli era sempre presente e attivo, l’inizio della Rivoluzione Culturale da un semplice  tazebao:  “bombardate il quartier generale” .

  La personalità di Mao è stata quella  che la propaganda, abilissima e sottile  voleva che fosse, difficile sempre l’accesso diretto alle segrete cose del potere cinese, cosi come era sempre stato, d’altronde, in Cina

 

 

La Cina di oggi  e Mao

 

La difficoltà dalla comprensione di Mao nasce anche dall’atteggiamento estremamente ambiguo della Cina di oggi

Da una parte, infatti il pensiero  e la politica di Mao sono stati completamente rovesciati: la Cina si è posta decisamente sulla “via del capitalismo”, anzi del capitalismo spinto, ha rifiutato del tutto il primato maoista dell’ideologia sulla prassi,  ha rovesciato completamento ogni impostazione  maoista  ma lo stato e il partito che lo guida continuano a definirsi comunisti, il Mao-pensiero è sempre inserito nella costituzione. Mao  oggi viene rappresentato come  il grande padre  della patria, il suo mausoleo sulla Tien Anmen è sempre  meta di devoti visitatori

mentre il Libretto Rosso, il vangelo del Maoismo si vende per i turisti sulle bancarelle come una curiosità del passato, come tutti i  segni di quell’epoca

Una situazione schizofrenica di cui si hanno pochi o nessun precedente nella storia: il cinese medio non sa bene chi sia poi questo Mao tanto esaltato e tanto dimenticato: una situazione che per essere mantenuta ha bisogno che la figura di Mao non sia poi tanto, anzi per niente, approfondita.

 La Cina di oggi infatti seguendo  la valutazione di Deng Xiaoping, ritiene che Mao fu il grande padre della Cina moderna ma che ha commesso degli errori: si dice il 70% bene e il 30% male, una cosa umana d’altronde, tutti compiono errori.

Il Mao, però, che continua ad essere presentato in Cina è quello della prima rivoluzione, della Grande Marcia, della guerra contro l’invasore  giapponese, della unificazione, mentre il Mao  comunista e di governo  passa sotto silenzio,sembra quasi sparire  

Le TV trasmettono continuamente  serial con un Mao giovane che guida i rivoluzionari contro gli invasori giapponesi o contro le truppe di   Chiang Kai-shek (attuale grafia: Jiang Jieshi): un Mao quindi  giovanile, e comunque sempre in formato propaganda e agiografico

 

 Il cinese medio sa che è meglio non porsi delle domande alle quali d’altronde non è certo interessato: ha bene altri problemi  da affrontare  molto più concreti  e impellenti come  afferrare almeno qualche briciolo del benessere che si sta riversando sulla Cina: perché  rivangare un passato che i vecchi sanno minaccioso e i giovani ignorano quasi del tutto  

In Europa c’è stato il processo di Norimberga e la damnatio memoriae di Hitler : ogni anno si producono  film che  mostrano  gli orrori del nazismo, una vera valanga che dura ininterrotta da 50 anni.

Per Stalin vi fu la relazione Krusciov e la destalinizzazione: le statue di Stalin furono abbattute,  la  sua memoria condannata e poi  il comunismo stesso è crollato, gli archivi sono stati aperti

Ma nulla del genere è avvenuto in Cina il cui equilibrio politico si basa propria sulla ambiguità della figura di Mao

 Chi era Mao veramente è un quesito che i cinesi non si vogliono porre: mentre in Russia la violenza,  in fondo, è stata opera soprattutto di una minoranza organizzata, i servizi segreti, la polizia politica, invece le persecuzioni maoiste  sono state opera di massa: tutti in qualche modo  ne sono stati partecipi anche gli stessi perseguitati: meglio non ricordare, forse ci penseranno le prossime generazioni

 Il quesito quindi chi era veramente Mao se lo possono porre più gli Occidentali, lontani dagli avvenimenti e non coinvolti e che possono sempre dire “ma noi non sapevamo, non potevamo immaginare “  ma i cinesi c’erano, vedevano, sentivano e soprattutto partecipavano in massa; i sessantenni di oggi che dirigono fabbriche, burocrazie, esercito  sono state “guardie rosse”: perche ricordare?

 

Il mito di Mao

 

Nessun personaggio della storia, tranne forse i fondatori di religioni, è stato tanto conosciuto e ammirato da tutto il mondo. Anche gli avversari politici ne riconoscevano la grandezza, anche un  Nixon e un Andreotti sinceramente lo stimavano. Alla sua morte tutti, di destra  e di sinistra, si unirono nell’elogio funebre di uno dei grandi della storia

 Cercheremo ora di esaminare come  era nato quel mito e quella ammirazione sincera  che andava al di la degli stessi schieramenti politici

 

Il primo passo fu certamente la lettura di “Stella rossa sulla Cina” scritta nel 1937 da Edgar Snow. Questi era un giornalista americano e fu primo occidentale a scrivere per conoscenza diretta di Mao: nel 1937  si recò in Cina, riuscì a oltrepassare le linee della guerra civile,  giunse nello Yunan presso l’armata comunista e  per tre mesi  intervistò direttamente Mao e altri massimi dirigenti comunisti. Cosi fu scritta il libro su Mao che ebbe un successo enorme  in tutto il mondo

 Fino ad allora in Occidente non si sapeva quasi niente di chi fosse il misterioso e sconosciuto capo dei comunisti cinesi ma anche in seguito nessuno riuscì più a intervistare veramente e direttamente Mao e per mancanza di fonti attendibile, fu sempre difficilissimo, praticamente impossibile, avere notizie oggettive di prima mano

 Per questo fatto l’opera di Snow ebbe una importanza eccezionale: in pratica fino agli anni 90 quelli che si sapeva  di Mao era essenzialmente filtrato attraverso la versione che ne aveva dato Snow

Ma in realtà, però, Snow non poteva controllare  le notizie che gli venivano fornite e inoltre il suo militante anti fascismo lo portava ideologicamente a simpatizzare  con Mao. In realtà  Snow quindi trasmetteva, semplicemente e inconsapevolmente, la visione propagandistica dei dirigenti, accettando acriticamente tutte le loro verità. Nasceva quindi una visione  romantica di un esercito di contadini fra contadini, che combatte il male,  l’ingiustizia, si nega anche la volontà di instaurare una dittatura marxista e si presenta più una non meglio  identificata “democrazia agraria”. Nasce cosi quel mito cosi duraturo perche  comunque Mao è visto da tutto il mondo come il difensore dei poveri e degli oppressi, qualsiasi colpa o errore poi gli si possa addossare.

 

Nella lunga guerra fredda la Cina fu molto meno conosciuta  della Russia in Occidente: soprattutto non c’era stata la destalinizzazione a togliere  le ingenue illusioni: più facile quindi proiettare in essa il mito di di una  società senza classi, senza sfruttamento, di uomini ormai liberi dalle catene dell’egoismo capitalistico.

Anche se non si parla direttamente di Mao, comunque il fulgore e la  bellezza della sua rivoluzione non poteva non riversarsi sull’uomo che la incarnava, che doveva quindi necessariamente essere un grande uomo, qualsiasi cosa i suoi detrattori, i mostri del capitalismo, i traditori annidati nell’apparato stesso del partito potessero dire

 Di un tale atteggiamento ricordiamo due esempi di grande risonanza:  quello di de Beauvoir e di Moravia

Simone de Beauvoir , compagna di vita di Sartre, fu con lui esponente del marxismo riletto  in chiave esistenzialistica  che metteva al centro l’alienazione e fu anche  antesignana del 68 e dei movimenti femministi. La  de

Beauvoir, nel 1955, insieme a Sartre, viaggiò per sei settimane  per la Cina e da quel  viaggio nasce: “La lunga marcia ,saggio sulla Cina”, del 1957. Il giro  che fa in Cina è meticolosamente preparato dalle autorità  della qualcosa ella stessa  si lamenta. Non trae però le conseguenze logiche, ritiene comunque di aver visto la “vera” Cina e quindi di poter  dare un giudizio oggettivo. Nella Rivoluzione Cinese vede il paradiso perduto o , meglio, da conquistare: soprattutto vede  nella folla cinese la realizzazione del sogno della uguaglianza  degli uomini perchè tutti vestono pressappoco in modo uguale e non si vedono differenze di ceto

Aveva scritto, prima di partire che se In Cina il rosso è il colore della felicità, si aspettava una Cina almeno in rosa: ma il giudizio che ne da è sempre complessivamente entusiasta: la Cina ha superato o almeno è sulla via buona per superare l’alienazione, dello  sfruttamento capitalista. I limiti che pure sono innegabili quale la generale povertà,la mancanza di mezzi, la arretratezza generale saranno superate presto  perche  l’Uomo si è finalmente liberato. Critica il rigore morale in campo sessuale ma lo considera stranamente una eredita del passato. Loda che droga e prostituzione sono state sradicate in Cina il che era vero, lamenta che si sventrino i vecchi quartieri di Pechino per far posto alla città moderna:elementi secondari nel quadro luminoso dell’insieme. D’altra parte nel 1955 la Cina era stata unificata da pochissimi anni, e godeva anche di innegabili progressi venuti con la fine di 50 anni di guerra civile e invasioni: le grandi tragedie collettive innescate dal “Grande  balzo in avanti” e della “Rivoluzione Culturale”  erano ancora di là da venire.

L’astro di Mao, però, brillò soprattutto nel 68; di fronte all’evidenza, il mito della Russia era andato in frantumi e  con esso quello dei partiti comunisti, più o meno collegati  ad essa. La Rivoluzione vera era ormai incarnata  dai  misteriosi Viet cong di cui si parlava sempre ma di cui non si sapeva praticamente nulla e quindi  ciascuno poteva assegnare ad essi  i caratteri  che più gli piacevano. In realtà è soprattutto la Cina, identificata praticamente  con il pensiero di Mao, che incarna il sogno della rivoluzione nel 68.

 Espressione di questo sentire è “La rivoluzione culturale in Cina” scritta da Moravia nel 1967 in seguito a un viaggio in Cina programmato, come  gli altri, puntigliosamente dalle autorità comuniste. Secondo Moravia  la povertà e’ sentita come una scelta di uguaglianza , il Libretto Rosso è una autentica  esigenza popolare  senza alcuna forzatura, in Cina era caduto il  diaframma burocratico, la distinzione fra governati e governanti.  Mancano del  tutte nello scritto di Moravia  le delazioni, il clima di terrore  i processi popolari, la fame, l’inquisizione onnipresente, i laogai, i disastri economici e  sociali.

 

 

LA FINE DEL MITO

 

 

Già negli anni 70  qualcuno comincia a vedere chiaro

Goffredo Parisi per il "Corriere della sera", scrive una serie di articoli poi raccolti in un libro  “ Cara Cina” : non è propriamente negativo perche crede che comunque la Cina ha fatto grandi progressi e che, anche se manca la liberta, i Cinesi  non ne sentono la mancanza perche non l’hanno mai conosciuta. Si rende conto tra i primi   che quello che si vede in Cina e che tanta abbaglia  tanti intellettuali della gauche è, in realtà, solo una finzione. Celebre la sua definizione della Cina: un immenso seminario dove 700 milioni di persone studiano il pensiero di Mao  sotto la guida di una gerarchia religiosa”

 

Chi  pero fa un’ analisi scientifica e approfondita della Rivoluzione cinese è Simon Leys ( pseudonimo di Pierre Ryckmans ), un  sinologo belga che setaccia tutti i testi cinesi del tempo: attraverso essi comprende quello che poi tutti scopriranno in seguito ma che allora, per il clima generale, rimase praticamente quasi inascoltato: l’inganno dei Cento Fiori, la improvvisazione e la  ignoranza, l’emarginazione sistematica  di tecnici  e intellettuali  che portava inevitabilmente  alla catastrofe, la lotta sotterranea nei vertici con intrighi degni della Città Proibita: Il mito di Mao, sia pure indirettamente, ne veniva radicalmente travolto.

 

Nel 1988  Jasper Becker:In  “Rivoluzione  della fame. Cina 1958 62 “ mostra l’immensa miseria del paese e la carestia che uccide milioni di esseri umani senza che incredibilmente se ne sappia niente all’estero.

Analogamente Jean-Luc Domenach negli anni ‘90 mostra le stragi, da 2 a 5 milioni dal 46 al 49 ,e altri 4 o 5 milioni nei logai

 

Tutto questo gettava una luce sinistra sulla personalità di Mao che comunque  non veniva ancora trattato  direttamente

Per una trattazione di Mao derivata da  una conoscenza diretta  dobbiamo  arrivare al 1994, quasi 60 anni dopo le interviste di Snow ,un tempo immenso. L’effetto è dirompente: Il suo medico personale, Li Zhisui, a Taiwan pubblica ”La vita privata del presidente Mao” che presenta un Mao presuntuoso, crudele, irascibile, ormai vecchio e decadente  ma con uno stuolo di concubine degne di un antico imperatore.

 Non solo quindi un capo rivoluzionario che ha commesso errori  e stragi e rovine per perseguire comunque una  suo idea rivoluzionaria, non un Robespierre, un “puro” che manda alla ghigliottina veri o presunti nemici della rivoluzione  ma un vero mostro

Ma comunque restiamo  sul piano dei vizi privati che non poche volte nella storia si coniugano alle pubbliche virtù

 

Ma nel 2003 viene pubblicato“Mao: la storia sconosciuta”,

di due coniugi, Jon Holliday  storico inglese che ha studiato soprattutto la storia dell’URSS e Jung Chang, cinese, autrice del romanzo storico “Cigni salvatici” ( storia di tre generazioni cinesi )
Non si tratta più di memorie personali, di esperienze limitate ma di uno studio ponderoso di circa 1000 pagini e con un apparato di fonti impressionate che prende circa 70 pagine

E’  un lavoro che è  frutto di dieci  anni  di ricerche attente e minuziose,  fatte  in tutto il mondo ma soprattutto in Russia nei cui archivi  Holliday ha potuto scoprire i rapporti con Mosca e altri fatti su Mao, prima del tutto sconosciuti.

 

Dal  quadro Mao esce  fuori come  uomo egoista, privo di sentimenti  anche verso i propri familiari, sadico tanto da  godere delle torture inflitte a  nemici ed amici, un vero mostro scambiato incredibilmente per un grande della storia. Ma non solo questo: Mao appare come un uomo del tutto privo di ogni ideale politico di una visione di insieme, che agisce in modo sconsiderato e dilettantesco, che non si cura minimamente delle conseguenze tragiche delle sue scelte,  che agisce solo ed esclusivamente  per meschini motivi  personali, per sete di potere, per  odi, per  vendetta. La conclusione, quindi, è che tutti i disastri che si abbatterono sulla Cina furono essenzialmente conseguenza delle scelte di Mao fatte in base a puri interessi personali

Non si fermano al piano personale  ma contestano, minuziosamente, uno per uno, tutti i meriti  politici che anche gli avversari gli avevano riconosciuti

A scopo esemplificativo vediamo alcuni punti :

 

Comunismo: Mao non è stato affatto il fondatore o un dei fondatori  del partito comunista cinese ma se ne è impadronito solo molto dopo per mero desiderio di potere: in realtà non è mai stato un sostenitore sincero nel marxismo ma solo un opportunista che se ne è fatto sgabello per il suo potere personale.

 

I contadini: non è affatto vero che è stato dalla parte dei contadini: invece li ha sempre oppressi e disprezzati, li ha sempre sfruttati , senza pietà, li ha sempre ridotti alla fame tanto che  scoppiavano rivolte che venivano tutte stroncate con terribile repressioni


 Rapporti con Mosca Non è affatto vero che si mostrò sempre indipendente da Mosca, anzi fu  praticamente imposto dai sovietici di cui era riuscito a cattivarsi la fiducia fino alla conquista del potere. In seguito, negli anni 50  fu trattato da Stalin sul piano personale con grande disprezzo (non fu ricevuto che dopo molti giorni )  e allora cominciò una sua politica antagonista ma per gretti motivi di orgoglio personale  non politici nè ideologici: in seguito alla destalinizzazione cercò  di subentrare al posto di  Stalin come figura centrale del comunismo nell’immaginario collettivo mondiale  ma sempre  per orgoglio personale non per convinzione o opportunità politica 

 

 La Lunga Marcia: non fu affatto una impresa eroica ma semplicemente la  conseguenza di gravi errori strategici e militari di Mao che portò le sue truppe allo sbando, in una odissea senza fine, perdendo la quasi totalità degli effettivi

Sul piano personale non condivise affatto gli immensi sacrifici dei suoi uomini e si fece tutto il percorso comodamente trasportato in lettiga.

Non è affatto vero che avesse l’appoggio dei contadini ai quali requisiva ogni cosa e che fuggivano o si ribellavano considerandoli dei banditi

Solo in seguito con una accorta e abile propagande Mao inventò il mito che tuttora è molto sentito in tutta la Cina e anche nel mondo intero

Emblematico l’episodio sotto riportato

 

Ponte sul Dadu: secondo  la versione maoista,  appresa fin dalle elementari da tutti i cinesi, le truppe di Mao dovevano  attraversare il ponte ma dall’altra parte i nazionalisti lo bloccavano e appiccarono un incendio: gli eroici  soldati, infiammati da Mao,  allora sfidarono il fuoco nemico, si afferrarono alle catene roventi, arrivarono sull’altra riva  e riuscirono a mettere in fuga i nemici permettendo ai comunisti di mettersi in salvo. In realtà la battaglia non è mai avvenuta e il famoso ponte  fu attraversato in tutta tranquillità

 

Azioni di guerra: Mao non combattè mai effettivamente nè contro le truppe di Chiang Kai-shek (Jiang Jieshi) nè contro i Giapponesi: Chiang Kai-shek infatti aveva un figlio che era praticamente ostaggio dei Russi e c’era un tacito accordo  che questi fosse salvo se non avesse attaccato  i comunisti: cosi Chiang Kai-shek in pratica non cercò mai veramente di  annientare le  forze di Mao, le lasciò passare e  anzi assegnò loro alcune zone remote.

Mao  non ha nemmeno mai combattuto poi i Giapponesi lasciando il compito solo alle forze nazionaliste. Quindi tutta l’epica della Lunga Marcia, mito fondante  della Cina moderna, è una pura invenzione propagandistica

 

Conquista del potere in Cina  fra il 46 e il 49 non fu dovuto all’eroismo dei comunisti di  Mao nà al preteso appoggio popolare dei contadini che non c’è mai stato ma semplicemente allo sfaldarsi del potere del Kuomitang dovuto alla estrema corruzione che Chiang Kai-shek non riuscì più a controllare e anche alla stanchezza degli  USA, non intenzionati a farsi coinvolgere in un’altra  guerra dagli incerti esiti

 

Guida mondiale : Mao sognò di diventare la guida  della rivoluzione comunista mondale ma per tale fine impose sacrifici immensi e assurdi ai cinesi: un  paese dove si moriva di fame dava aiuti a paesi molto meno poveri, vendeva all’estero prodotti vitali per tecnologie e per la costruzione dell’atomica. Alla fine la politica della Cina falli e Mao fini con invertire  completamente la rotta promovendo la vista di Nixon n del 1973

 

Mao al potere gli autori ripercorrono nella seconda parte del libro anche tutti gli atti di Mao al potere,  conosciuti anche dagli altri storici: il discorso di  Cento Fiori, il Grande Balzo in avanti, la Rivoluzione Culturale, Lin Biao e la Banda dei Quattro: secondo gli autori si trattò essenzialmente di errori di Mao dovuti a incompetenza, incapacità, vere proprie follie,  vanità smisurata: tutte cose  che provocarono  alla Cina sofferenze e lutti  mai prima registrati nella storia  

 

Classe dirigente  La critica  si estende anche a tutti gli altri dirigenti cinesi  che in qualche modo sono stati suoi  collaboratori per poi cadere in disgrazia: si trattava pur sempre di figure di basso profilo, complici e succubi di Mao che a un certo punto diventavano le sue vittime per essere magari anche riabilitati da lui stesso: anche Liu Shaoqi, Lin Biao, e lo stesso Chu En-Lai (Zhou Enlai ) furono persone  di secondo piano semplici esecutori, altrimenti non avrebbero certamente fatto carriera: quelli che appena appena si  erano opposti  a Mao erano stati tutti  subito subdolamente eliminati e, in genere, in modo atroce: nel libro ve ne è un lungo elenco di personaggi onesti e capaci eliminati da Mao e quindi caduti nell’oblio quasi completo

Mao aveva fatto il vuoto intorno a sè perche non sopportava critiche alla sua infallibilità

 

Mao familiare: anche sul piano familiare  Mao viene presentato come una specie di mostro. Padre assente, per niente amorevole, egli usa le donne  che pure sono affascinate dalla sua personalità, senza il minimo  riguardo. Non fu solo marito sempre infedele ma soprattutto indifferente agli affetti, alla  vita. alle difficoltà, alla infelicità delle quattro  mogli e tanto meno  delle infinite amanti di una sola notte che ebbe soprattutto nell’età della vecchiaia contagiandole anche con le malattie veneree di cui era affetto .

 

 

Conclusione

 

Quali sono i fatti “veri”  e quindi quale è la verità storica sulla figura di Mao? Non si tratta di dare una interpretazione globale tenendo conto dell’insieme dei  fatti storici ma di accertare come i fatti si sono  effettivamente svolti, una cosa che  può essere fatta solo da esperti del settore che abbiano a disposizione gli archivi, che conoscano perfettamente le lingue  necessarie (cinese e  russo, soprattutto nel nostro caso) che insomma abbiano le competenze specifiche.

Ora noi non siamo fra le pochissime persone che abbiano tali competenze: tuttavia possiamo fare alcune considerazioni indirette sulle fonti .

 Non ci sembra che sussistano dubbi sul fatto che Snow  in realtà vide solo quello che gli fecero vedere, che non potè controllare nulla, non parlando nemmeno il cinese, che era ideologicamente portato a simpatizzare con i comunisti cinesi visti come i veri radicali nemici della barbarie nazista

Beauvoir, Moravia non hanno parlato propriamente di Mao  che non hanno mai  conosciuto, nemmeno indirettamente,  ma si sono basati su semplici impressioni personali formate  in itinerari studiati apposta perche avessero proprio tali impressioni


 Li Zhisui medico personale di Mao invece parla per una lunga e personale esperienza: può avere qui e li esagerato nei particolari, nel sottolineare questo o quel fatto singolo  ma nessuno ha mai contestato i particolari che racconta  come sarebbe stato facile  se si fosse trattato di invenzioni scandalistiche  e la veridicità sostanziale del suo racconto non è stata mai messa in dubbio da nessuno

Per il lavoro di Joe Holliday e  Jung Chang   non ci sono testimonianze dirette degli autori che non conobbero mai Mao. Ma ogni particolare riferito viene sostenuto da una documentazione ampia, convincente e comunque nessuno fino ad ora ha mai messo in dubbio la attendibilità e l’accuratezza delle fonti: le testimonianze citate  sono sempre precise e assolutamente attendibili, mai di “sentito dire” o di livello propagandistico

Quello che però rimane alquanto poco convincente è l’interpretazione sempre tendenziosa e  sempre malevole  verso Mao: ricorda un po lo Svetonio delle “Storie di Cesari” .

 Gli autori  escludono categoricamente che Mao fosse sinceramente animato da una grande idea rivoluzionaria, da un ideale patriottico di rinnovamento generale della Cina. Essi vedono sempre un Mao che agisce solo ed esclusivamente per propri interessi  personali, per semplice sete di potere, per risentimenti, fobie, capricci  e infine per follie ma sempre  puramente individuali,

Negano a Mao la grandezza tragica di un Hitler che era sinceramente  convinto dell’ideale che perseguiva per quanto folle e assurdo esso fosse. No, Mao  era solo un tiranno, non un grande tiranno di quelli  che pure in mezzo a lutti stragi e atrocità pur tuttavia hanno fatto avanzare la storia

Il primo imperatore cinese Qin Shi Huang  (quello dell’esercito di terracotta) fu pure un tiranno  che si fece strada nei fiumi di sangue e lacrime non solo dei suoi nemici ma anche del suo stesso popolo ma pur tuttavia egli rimane un grande della storia, il creatore di quello stato cinese che dura fino a  oggi, dopo 2200 anni

 Ma Mao no, secondo  gli autori è solo un egoista, sanguinario e sadico, un piccolo uomo che i casi della storia e una accorta propaganda hanno fatto passare per un grande della storia. Una pura espressione del male ma, come diceva Hannah Arendt, il male non è  mai grande  ma è semplicemente banale

 

Ora a noi sembra che a un certo punto Mao deve pure essersi identificato con la rivoluzione e con la Cina, che pur con tutti i suoi  difetti e  bassezze  sinceramente  persegui un sogno di palingenesi  universale. Diremmo che il suo limite maggiore fu quello dello scarso realismo del non vedere la realtà effettiva, di credere che tutto sarebbe stato possibile,  che alla tecnica e ai mezzi materiali si potessero sostituire la buona volontà e il sacrificio, la ideologia. Diciamo marxisticamente che voleva cambiare le strutture agendo sulle sovrastrutture che, come è noto, è il principio che Marx propriamente negava.

Ma la sua  fu una epoca in cui gli uomini a milioni, a centinaia  di milioni credettero le cose più inverosimili.

I civili e colti tedeschi credettero che gli ebrei fossero una razza che contaminasse il mondo, i Giapponesi che i cinesi. loro maestri di civiltà, fossero una razza inferiore, tantissimi in tutto il mondo cedettero che Stalin con processi farsa, terrificanti purghe ed eccidi di massa preparasse veramente  il comunismo, una specie di paradiso in terra in cui gli uomini sarebbero stati finalmente liberi ed uguali avendo spezzato le catene dell’egoismo.

In Cina avvenne effettivamente che si credesse a Mao, che ci fossero demoni che nell’oscuro complottassero: le Guardie Rosse erano sincere.

In questo contesto si pone la figura di Mao; il suo mito nel quale sinceramente e veramente una parte  tanto cospicua dell’umanità credette con tutto il proprio essere .

 Ma il mito ormai è caduto:però l’uomo che lo incarnò non può essere stato  semplicemente un piccolo uomo egoista o almeno non solo questo: gli avvenimenti tragici e grandi del “secolo breve” non si possono spiegare con una azione personale di questo o quell’uomo.  delle sue follie o incapacità ma sono essenzialmente  il frutto di grandi forze storiche economiche e ideologiche

 Non si può, quindi ridurre tutto il maoismo  alla meschinità di un solo uomo. le centinaia di milioni di uomini che credettero sinceramente in Mao  lo fecero per esigenze profonde ,reali