home

 

La forza del diritto e il diritto della forza

 

 

Giovanni De Sio Cesari

www.giovannidesio.it

  

 

 

La contrapposizione tra "forza del diritto" e "diritto della forza" ha radici nell'Illuminismo e presuppone che la prima debba prevalere sulla seconda. Questo concetto è spesso richiamato in tempi di conflitto, come quelli attuali in Ucraina e Palestina. Sebbene sembri autoevidente, un'analisi più approfondita rivela che nel contesto internazionale, la realtà è spesso l'opposto: la forza prevale sul diritto. Questo accade perché esistono ragioni profonde per cui un principio che a livello teorico appare indiscutibile, nella pratica si scontra con una realtà ben diversa.

Per comprendere a fondo il problema, è essenziale distinguere l'applicazione di questi concetti nel diritto interno rispetto al diritto internazionale.

 

Sul piano interno

All'interno di uno Stato, esiste un diritto codificato, uno dei tre elementi che lo caratterizzano. Le leggi sono emanate da un'autorità (sovrano, parlamento, autocrate) e, in generale, riflettono la cultura del popolo a cui si riferiscono. Nel passato, il diritto non era nemmeno codificato; si basava su usi e consuetudini. Solo con la Rivoluzione francese e la nascita dello Stato moderno è emersa l'esigenza di codificare le norme per garantire il cittadino dall'arbitrio dell'autorità.

All'emanazione delle leggi segue la forza dello Stato che, attraverso la polizia e le carceri, punisce coloro che le infrangono. Il cittadino non ha modo di opporsi a questa forza. Tuttavia, la maggior parte delle persone rispetta le leggi non per paura della punizione, ma perché le norme riflettono principi condivisi. Ad esempio, la maggior parte delle persone riconosce che reati gravi come il femminicidio sono inaccettabili, e coloro che li commettono sono una percentuale molto piccola della popolazione.

Nonostante l'accettazione generale, il diritto interno affronta delle sfide. Le opinioni dei cittadini sono diverse, e la forza non è sempre sufficiente o opportuna. Tuttavia, in tempi "normali," queste divisioni restano all'interno di un ambito culturale comune. Invece, in momenti di crisi, come rivoluzioni o guerre civili, la società si spacca e il diritto condiviso scompare. In questi casi, chi vince il conflitto impone i propri principi: è la forza a creare un nuovo diritto.

 

Sul piano internazionale

A livello internazionale, la situazione è radicalmente diversa. Se i conflitti sanguinosi esplodono, significa che le parti hanno concezioni del diritto e valori radicalmente opposti.

Prendiamo, ad esempio, il conflitto in Palestina. Per i fondamentalisti islamici di Hamas, la Palestina è stata affidata da Dio ai credenti e lasciarne anche una piccola parte ai non credenti sarebbe blasfemo.

Allo stesso modo, per gli ebrei fondamentalisti (Haredim), Dio ha promesso l'intera Palestina al popolo eletto.

Il mondo occidentale, invece, sostiene la divisione in due Stati. In questo contesto, ha senso parlare di diritto se ogni contendente ha una sua idea del tutto diversa?

Lo stesso si può dire per il conflitto tra Russia e Ucraina, dove i russi considerano la NATO una minaccia alla loro esistenza, mentre gli ucraini e gli occidentali vedono i russi come invasori.

Situazioni analoghe si sono verificate nella Guerra Fredda, nel Risorgimento e nelle guerre di religione. In questi casi, non esiste un diritto condiviso tra le parti.

Inoltre, manca la forza per imporre il diritto. Organizzazioni come l'ONU non hanno un potere coercitivo in grado di fermare coloro che violano le decisioni prese. A differenza di quanto avviene all'interno di uno Stato, non esiste un'entità internazionale con una "polizia" o un "sistema giudiziario" in grado di far rispettare le proprie decisioni.

 

Conclusioni

In conclusione, mentre nel contesto dello Stato, in tempi di normalità, la forza del diritto prevale (pur con i suoi limiti), a livello internazionale non si può parlare di un diritto universalmente riconosciuto né di una forza in grado di farlo rispettare.

Spesso, chi ha più forza riesce a imporre il proprio concetto di diritto, ma anche questo non accade sempre. La dinamica internazionale rimane complessa e, purtroppo, troppo spesso il "diritto della forza" ha la meglio sulla "forza del diritto".