STRUMENTI MUSICALI

DELLA TRADIZIONE NAPOLETANA

 MANDOLINO

Il mandolino è uno strumento musicale antichissimo che ebbe origine ignota (suo primo antenato è l'oud arabo, di cui si hanno notizie già da epoca pre-romana) e sviluppo nel Cinquecento. Appartiene al genere dei cordofoni. Simile ad una mandola, di cui costituisce una varietà, ha trovato spazio nell'antico Impero romano e tuttora trova largo uso in Italia come nel resto del mondo. Il mandolino, infatti, è uno strumento cosmopolita.

Oltre al mandolino classico, con quattro corde doppie omofone - la cui accordatura, cioè, per ogni coppia è uguale sia come tono sia come ottava - in versione barocca oppure da concerto, ne esistono altri tipi denominati dal luogo d'origine dei relativi prototipi (qualche esempio: brianzolo, catanese, irlandese, portoghese, cileno, americano). Al di fuori di questi modelli, differenti per timbro e sonorità ma identici per la tecnica impiegata, esistono altri strumenti simili sebbene assimilabili al mandolino solo in parte; Due esempi sono il mandolino milanese, di origini più antiche (con sei corde singole di budello) ed il mandolino genovese barocco.

L'origine del mandolino napoletano risale alla metà del XVII secolo: si ritiene che a quel tempo risalga l'inizio della produzione di mandolini da parte della celebre Casa Vinaccia. Questi mandolini sono quasi tutti ricchi di intarsi, filettature d'avorio lungo il manico eseguite con estrema accuratezza e si deve proprio al Vinaccia l'applicazione delle corde di acciaio in sostituzione di quelle in ottone usate all'inizio, che difettavano di voce e di timbro.

 

 

TAMMORRA  e TAMBURRELLO

 La tammorra è uno strumento musicale a percussione. È un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle seccata di un animale (quasi sempre capra o pecora) tesa su telaio circolare di legno, in genere quello dei setacci per la farina, al quale sono fissati, a coppie, dischetti di latta detti cicere oppure cimbale ricavati dai barattoli usati per la conservazione dei pomodori. Il suo diametro è in genere compreso tra i 35 e i 65 centimetri.

Il telaio sopra il quale è stesa la pelle viene impugnato dal basso dalla mano sinistra, mentre la destra la percuote ritmicamente; il modo di impugnare la tammorra è importante anche da un punto di vista rituale, accade, infatti, che quando lo strumento è impugnato con la mano sinistra e percosso con la destra si dice che viene suonato nella maniera maschile. All'opposto, invece, si dice che viene suonato nella maniera femminile e ciò perché il lato destro è identificato nelle antiche culture con l'idea dell'uomo, mentre il lato sinistro con l'idea della donna. L'inversione dell'impugnatura dello strumento indica un rovesciamento dei segni del rituale. Dallo strumento deriva il nome di tammorriata o anche di canzone ncopp o' tamburo, una forma musicale ed un ballo strettamente legati ai riti mariani dell'agro nocerino sarnese.

La tammorra non va confusa con il tamburello napoletano che è molto più piccolo, con i cembali di ottone e non di latta. Oggi, tamburelli e tammorre sono costruiti da artigiani specializzati, localizzati principalmente in Campania (Gragnano, Santa Maria Capua Vetere, Scafati, San Giuseppe Vesuviano), in Puglia (Ostuni, Nociglia) e in Calabria (Seminara). Si ricordano valenti costruttori/suonatori che si possono incontrare nei vari appuntamenti di musica popolare: Raffaele Inserra, Antonio “O’ Lione” Matrone, Davide Conte, Francesco Antonio Ambrosio, Angelo”Cignale” Giuliani. Particolari sono i tamburi a cornice di Gerardo Masciandaro e di Paolo Simonazzi. Valenti percussionisti utilizzano questo strumento in modo solistico o come accompagnamento alla sola voce, fra cui Alfio Antico.

 

Triccheballacche

 

l Triccheballacche è uno strumento popolarenapoletano , formato da tre martelletti in legno intelaiati fra loro.

 

I tre martelletti sono paralleli fra loro, mentre i due telai in legno sono perpendicolari rispetto ai martelletti.

Il telaio posto nella parte inferiore unisce i tre martelletti, il secondo telaio posto più in alto permette ai due martelletti esterni di avere un'escursione, governando al contempo il gioco massimo che gli stessi possono avere.

I due martelletti esterni vengono mossi dal musicista, e battendo contro il martello centrale, che rimane fisso, producono il suono proprio dello strumento.

I martelletti hanno sonagli e campanellini, per fare in modo che ogni battito del martelletto produca un suono percussivo, simile al suono del tamburello

 

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Scetavajasse,

 

 strumento della musica popolare dell'Italia meridionale, costituito - nella forma più tipica - da due bastoncini di legno, di cui uno liscio e l'altro dentellato, eventualmente con una serie di piattini metallici sul lato opposto alla dentellatura. Lo sfregamento del secondo bastone sul primo (usualmente tenuto con la mano sinistra da un capo e l'altro capo che poggia sulla spalla), provoca il caratteristico suono.

Si accompagna generalmente ad altri strumenti quali il putipù e le triccheballacche.

 

 

PUTIPU  

 

detto anche "caccavella", "cute-cute" o "cupa-cupa" è un tamburo a frizione.
Lo strumento è composto da un barattolo metallico, una botticelle in legno o anche un recipiente di terracotta (con funzione di cassa armonica), su cui viene legata e tesa una pelle con al centro attaccata un'assicella o una cannuccia.
Strofinando quest'ultima con uno straccetto umido, viene messa in vibrazione la pelle, che genera un suono particolare.
Il putipù accompagna vari canti tradizionali che vengono eseguiti per matrimoni e serenate (con chiara gestualità allusiva), per l'uccisione del maiale e molte altre feste, ma lo strumento si utilizza anche in funzione rituale in determinate zone durante il Capodanno, il Carnevale, la Settimana Santa