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LA PIZZA NAPOLETANA

 

La pizza napoletana diventa "doc"

 

Specialità tradizionale garantita da Ue

La "Pizza napoletana prodotta secondo la tradizione napoletana" sarà finalmente riconosciuta come prodotto tipico dall'Unione europea. Dopo tanti rinvii, il battesimo di "Specialità tradizionale garantita" (Stg) è atteso in giornata a Bruxelles. La Ue tutelerà così anche la sua ricetta - dagli ingredienti alla forma rotondeggiante fino alla cottura e conservazione - da imitazioni e falsi. Un altro traguardo importante per il Made in Italy.

Per gli addetti ai lavori è un importante tassello nella lotta alla pirateria alimentare a livello internazionale. 

Le caratteristiche della pizza Stg
Queste la caratteristiche richieste dal "disciplinare di produzione" certificato da Bruxelles per ottenere il logo "Pizza napoletana Stg, prodotta seconda al tradizione napoletana". La Pizza deve avere un diametro non superiore ai 35 cm, il bordo rialzato fra 1 e 2 cm e nel condimento solo pomodori pelati, mozzarella di bufala campana Doc o la mozzarella Stg, aglio, un filo d'olio, sale e foglie fresche di basilico.

La cottura dovrà avvenire esclusivamente in forni a legna e appena uscita dal forno la pizza dovrà avere una consistenza insieme morbida ed elastica, facilmente piegabile a libretto. Ma soprattutto la si potrà riconoscere dal suo odore caratteristico, profumato e fragrante. Non potrà essere congelata o surgelata o posta sottovuoto per una successiva vendita, e non dovranno mancare i controlli lungo tutta la catena di produzione.

Napoli intanto si prepara a festeggiare la "promozione".

 

 

 

La pizza napoletana diventa «inimitabile»

Da "iI Tempo"

 

Ma dovrà essere preparata secondo la tradizione napoletana, quella che l'ha resa famosa in tutto il mondo, l'ha portata a sfidare le rivendicazioni di paternità di molti Paesi e a sopportare contraffazioni e imitazioni. A tutto svantaggio della qualità e del prestigio di un marchio. Un orgoglio da difendere e da esaltare, pezzi di storia alla mano. Infatti, la pizza nasce nel nostro Meridione nel '600, ma è da Napoli, nell'Ottocento, che spicca il volo per cercare popolarità e consensi in America. Anche grazie ai nostri immigrati, in particolare quelli che scelsero New York per confezionare la pizza con gli originali, scrupolosi dettami. E in quello stesso periodo a Napoli avvenne il matrimonio storico con la mozzarella «celebrato» dal pizzaiolo partenopeo Raffaele Esposito e da sua moglie, in onore della consorte di Umberto I re d'Italia, la regina Margherita. Ormai manca solo l'ufficialità e così, salvo modifiche dell'ultimo minuto, oggi il Comitato europeo per le indicazioni geografiche, denominazioni d'origine protette e specialità alimentari, darà il via libera a una decisione attesa ormai da mesi che per l'Italia rappresenta una vittoria dall'alto valore simbolico. E la protezione dell'Ue di specialità garantita per la «pizza napoletana prodotta secondo la tradizione napoletana». Ne è testimone Antonio Pace che da 25 anni difende a spada tratta la pizza napoletana come prodotto partenopeo. Sarà per questo che dopo annunci dati già diverse volte, il presidente dell'Associazione verace Pizza napoletana si dice «cauto» di fronte all'imminente arrivo del riconoscimento Sgt: «Speriamo che questa sia la volta buona. La cosa - sostiene - mi entusiasma perché in questo modo la pizza sarà tra i primi prodotti italiani, se non il primo, a ottenere un tale riconoscimento. Sarà una pietra miliare e, soprattutto, ci sarà un modo per evitare che vengano contrabbandati come pizza prodotti che non lo sono affatto». Però, ha aggiunto Pace, la gioia è macchiata da qualche ombra, «i sistemi di verifica». «La pizza non è un prodotto come gli altri - ha spiegato il presidente della pizza verace - sono fondamentali la qualità e la quantità dei prodotti, ma sono altrettanto irrinunciabili la manualità, la parte artigianale, come si assemblano i singoli ingredienti. Sono aspetti, questi, non valutabili in modo astratto, senza avere conoscenza diretta del prodotto.

 

 

 

Marchio anti-falso alla pizza napoletana

 Alberto Cucchi. dal "il Giornale "

 

 


Paese che vai pizza che trovi. Se è vero che la pizza la si trova in tutto il mondo è anche vero che spesso della pizza ha solo il nome o poco più. Se per imparare a fare dei buoni gelati possono bastare poche settimane - almeno così sostiene il proprietario di una cremeria milanese - per le pizze è un’altra storia.
Non basta il giusto mix delle dosi, ci vuole anche molta manualità. Pare che per diventare dei «maestri» del forno a legna possano essere necessari anche due anni. Al principio ti insegnano solo a preparare gli ingredienti, dopo mesi inizi a fare la pasta e solo alla fine si impara «l’arte del forno a legna», di come e dove mettere il «disco» per ottenere la cottura ideale.
Non ci sono dubbi quindi che tra una margherita realizzata a regola d’arte e una impastata da una macchina e messa nel forno elettrico da pizzaioli improvvisati che hanno seguito un corso intensivo di due giorni ci siano delle differenze enormi da tutti i punti di vista. Lo deve aver capito il Comitato Europeo per le indicazioni geografiche, denominazioni d’origine protette e specialità alimentari che oggi dovrebbe darà il via libera ad una decisione attesa ormai da mesi che per l’Italia rappresenta una vittoria dall’alto valore simbolico. È pronto, per la «Pizza napoletana prodotta secondo la tradizione napoletana», il riconoscimento europeo di specialità garantita (Sgt) che verrà protetta dall’Ue contro imitazioni e falsi. Tra i più entusiasti Antonio Pace, presidente dell’Associazione verace Pizza napoletana, che da 25 anni lotta perché la pizza napoletana venga considerata un prodotto partenopeo doc. Pace teme però che «i sistemi di verifica non siano abbastanza validi. La pizza non è un prodotto come gli altri - spiega Pace - è fondamentale la qualità e la quantità dei prodotti ma è altrettanto fondamentale la manualità, la parte artigianale, come si assemblano i singoli ingredienti. Sono aspetti, questi, non valutabili in modo astratto, senza aver conoscenza diretta del prodotto. Speriamo - conclude Pace - che su tutto questo si presti molta attenzione».
Come non dargli ragione; è vero però che un test sulla qualità è alla portata di tutti: se la pizzeria è piena di gente in teoria è una garanzia.