IL CASO SGRENA

 

 

 

Giuliana Sgrena ( è una giornalista  del quotidiano Il manifesto

Rapita il 4 febbraio 2005 dall'Organizzazione della Jihad islamica mentre si trovava a Baghdad (Iraq) per realizzare una serie di reportage per il suo giornale, è stata liberata dai servizi segreti italiani il 4 marzo, in circostanze drammatiche che hanno portato al suo ferimento e all'uccisione di Nicola Calipari, uno degli agenti dei servizi di sicurezza italiani che dopo lunga e efficace trattativa la stava portando in salvo.

 

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 

Nicola Calipari

 

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Calipari operava in Iraq con il grado di capo dipartimento del Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare (SISMI): di fatto si trattava del numero due (secondo solo al Direttore Generale) nell'ambito del Servizio segreto e del numero uno per le operazioni estere. A seguito delle circostanze della sua morte, a Nicola Calipari è stata conferita motu proprio il 22 marzo 2005 dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la Medaglia d'Oro al Valor Militare (alla memoria).

 

La sua morte ha causato attriti diplomatici fra Italia e Stati Uniti d'America (tanto che molti hanno subito richiamato la strage del Cermis, che pure portò ad attriti tra i due paesi), e la magistratura italiana ha aperto un'inchiesta sulla vicenda, incriminando il soldato USA Mario Lozano per l'omicidio volontario consumato ai danni di Calipari e il tentato omicidio volontario di Giuliana Sgrena e dell'autista (un maggiore dei Carabinieri in forza al SISMI) del mezzo sul quale l'alto funzionario viaggiava quando venne ucciso, entrambi rimasti feriti.

 

Nicola Calipari è stato un valente funzionario di polizia, che dopo oltre 20 anni di servizio nel Corpo (si era arruolato nel 1979) fu richiesto dal SISMI nel 2002 e fu assegnato ad uffici operativi. Calipari era già stato mediatore, sempre nei territori dell'Iraq, nelle trattative felicemente concluse per la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta.

 

La sera del 4 marzo 2005 un'autovettura dei servizi segreti italiani con a bordo Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, giunta nei pressi dell'aeroporto di Baghdad transitava in direzione di un posto di blocco statunitense. La giornalista era stata appena rilasciata dai rapitori, a conclusione di una lunga trattativa condotta in prima persona dal Calipari (che aveva appena comunicato telefonicamente ad uffici del governo di Roma il felice esito dell'operazione e ne aveva informato anche l'ambasciata). La strada su cui si trovavano, la Route Irish, era presidiata a causa delle frequenti azioni ostili nella zona (135 da novembre a marzo, per la maggior parte fra le 19 e le 21, l'ora in cui transitava l'auto del SISMI), ma soprattutto per il previsto passaggio dell'allora governatore di Baghdad.

All'approssimarsi del veicolo alla zona vigilata, lo stesso fu fatto segno di numerosi colpi d'arma da fuoco; Calipari si protese per fare scudo col suo corpo alla giornalista e rimase ucciso da una pallottola che lo colpì alla testa. Anche la giornalista e l'autista del mezzo rimasero feriti.

A sparare è  stato Mario Lozano, della New York Army National Guard, fuciliere al posto di blocco. Si è sospettato che anche altri soldati possano aver sparato.

 

Ricostruzioni

Sono state prodotte due versioni dell'accaduto, una italiana ed una americana, fra loro contrastanti in molti punti.

 

 Ricostruzione italiana

 

Dei sopravvissuti all'episodio le testimonianze sono principalmente quelle della Sgrena, giacché l'autista, anch'egli appartenente al SISMI, non ha ovviamente rilasciato dichiarazioni pubbliche, sebbene abbia riferito dell'accaduto per via gerarchica.

Come riferito da autorità governative, la Sgrena e l'autista hanno sostenuto di aver visto, dopo una curva (che li avrebbe fatti rallentare fino ad una velocità massima di circa 50 km/h), una luce accecante e poi di aver udito subito dopo l'esplodere di numerosi colpi d'arma da fuoco (diverse centinaia, secondo la giornalista, protrattisi per 10-15 secondi a dire dell'autista).

Giuliana Sgrena ha aggiunto che non si trattava di un posto di blocco e che la pattuglia dei soldati USA non aveva fatto alcun segnale per identificarsi o per intimare l'"alt", come era invece regolarmente accaduto negli altri posti di controllo precedentemente attraversati, iniziando decisamente a sparare contro la loro automobile.

La giornalista dichiarò inoltre che i sequestratori, poco prima della liberazione, le avevano detto che gli statunitensi non volevano che tornasse viva in patria.

 

 Ricostruzione statunitense

 

Secondo il governo statunitense, la cui versione è stata diffusa il 1 maggio 2005, l'auto su cui viaggiava la Sgrena viaggiava ad una velocità prossima ai 100 km/h. I militari del check-point 541 avrebbero seguito la procedura delle quattro S.

Nel corso della sparatoria, alcuni dei proiettili sarebbero stati accidentalmente deviati ed uno avrebbe centrato alla testa Calipari, protesosi in avanti per proteggere con il suo corpo la giornalista.

I funzionari statunitensi hanno inoltre asserito che nessuno era a conoscenza dell'operazione condotta dal SISMI, né dell'identità delle persone a bordo di quell'auto, regolarmente presa a nolo all'aeroporto di Baghdad.

Il rapporto americano era inizialmente uscito con numerose censure (per circa un terzo dell'elaborato), che mascheravano sotto strisce nere i nomi dei soldati implicati ed altri dettagli; pubblicato su Internet in formato .pdf, il documento fu decifrato con una certa semplicità.

L'inchiesta effettuata dai militari statunitensi ha concluso che la sparatoria avvenuta il 4 marzo 2005 al posto di blocco presso l'aeroporto di Baghdad è stata «un tragico incidente».

 

Differenze tra le ricostruzioni

 

La differenza principale, fra le due versioni, è costituita dalla velocità alla quale il veicolo italiano si muoveva, che secondo gli statunitensi era di circa 100 km/h, mentre secondo gli italiani era di circa la metà. L'importanza di questo fattore risiede nella motivazione dell'azione dei soldati, che lo avrebbero (se fosse davvero stato veloce) potuto confondere con un possibile attacco mediante auto-bomba, tecnica peraltro davvero in uso da quelle parti.

Un'altra divergenza riguarda la richiesta di arresto del mezzo per controllo, che secondo gli statunitensi sarebbe stata operata correttamente, mentre secondo gli italiani non vi sarebbe stata affatto, mancando la segnaletica e non essendovi stati cenni o altre indicazioni in questo senso.

Se secondo gli italiani le forze americane erano state correttamente avvertite, dall'altra parte si è ribattuto che gli italiani non avevano invece dato avviso alcuno delle loro attività nella zona.

 

Sospetti

La vicenda ha scatenato una tempesta di reazioni motivate da ragioni umane, politiche e patriottiche.

Era noto infatti che già il governo americano si era espresso in senso fortemente critico nei confronti dei servizi segreti italiani, che non avevano esitato (si sostiene da quella parte) a pagare ingenti riscatti per la liberazione di altri sequestrati in Iraq; tale condotta, si stigmatizza, costituirebbe un pericoloso incentivo per le bande criminali a compiere altri sequestri di persona. Lo stesso Calipari, nel caso, sarebbe stato ben diretto destinatario di tali critiche, vista la centralità del suo ruolo in trattative tenute per precedenti rapimenti.

Ma anche volendo supporre che non vi fosse una volontà di colpire proprio il Calipari (o la Sgrena, cui i rapitori, liberandola, avevano peraltro segnalato che gli Stati Uniti non avrebbe gradito un suo ritorno a casa), si è sospettato che l'accaduto fosse frutto di una disinvoltura tutta americana nelle faccende di armi.

Va detto che un'efficace analisi del tutto matematica, effettuata a tavolino sulle possibili tempistiche verificabili con l'una e con l'altra delle velocità rispettivamente dichiarate, condurrebbe alla conclusione che se anche vi fosse stato avviso, non si sarebbe lasciato ai malcapitati il tempo di arrestarsi prima che venisse aperto il fuoco.

Da molte parti si è poi avanzata una ferma richiesta di rispetto della dignità nazionale, già - a dire di alcuni - vilipesa dalla condotta delle istituzioni statunitensi nel caso della strage del Cermis, i cui responsabili erano stati tutti assolti o condannati a pene considerate irrisorie. Si richiese, in pratica, che se in questo caso si fossero accertate responsabilità, gli eventuali colpevoli fossero, stavolta, davvero sanzionati.

 

Inchieste

Al fine di stabilire cosa sia veramente accaduto, negli Stati Uniti è stata istituita una commissione d'inchiesta, ai cui lavori sono stati ammessi osservatori italiani nell'intento di produrre una relazione conclusiva comune, che potesse fugare qualsiasi dubbio circa la correttezza nei rapporti fra le due nazioni, giusta quanto ora detto circa gli umori popolari in Italia.

In Italia, la magistratura ha incontrato difficoltà ed impedimenti nello svolgimento della funzione inquirente a causa del particolare status della zona in cui si sono svolti i fatti, che risultava essere territorio iracheno sottoposto a controllo militare e sovranità di fatto statunitense; negato dagli Stati Uniti il permesso di far analizzare a tecnici della polizia scientifica italiana il veicolo su cui viaggiava Calipari, i giudici hanno dovuto attendere la conclusione dei rilievi statunitensi per poter avere a disposizione il mezzo. Il diniego, motivato con esigenze di natura militare, ha di fatto provocato lo scadimento del valore probatorio del reperto, rendendo l'esame assai meno attendibile.

 

Rinvio a giudizio

 

 La Procura della Repubblica di Roma il 19 giugno 2006 ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per il militare americano Mario Lozano, imputato per la morte di Nicola Calipari e per il ferimento della giornalista Giuliana Sgrena: il processo contro Lozano sarebbe possibile, secondo la Procura di Roma, essendo stata ipotizzata a suo carico la responsabilità in un "delitto politico che lede le istituzioni dello Stato italiano", un fattispecie riconducibile all'articolo 8 del Codice di procedura penale che consente di procedere contro chi abbia arrecato offesa a interessi politici dello Stato. L'iniziativa è stata assunta in quanto Mario Lozano risulta irreperibile ed è mancata la collaborazione richiesta e non ottenuta dagli USA, avendo le Autorità americane respinto anche una rogatoria internazionale presentata dalla Procura di Roma.

Del caso Calipari il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha parlato con il segretario di Stato Condoleezza Rice, nel corso della sua visita a Washington del giugno 2006, lamentando una «collaborazione insufficiente fino a questo momento» da parte degli statunitensi sulla vicenda; il portavoce del Dipartimento di Stato Adam Ereli ha così commentato: «Se gli italiani hanno preoccupazioni, le affronteremo

 

 

 

 

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/04/09/AR2007040900327.html

 

Soldier Says He Fired to Save His Life

 

The Associated Press
Monday, April 9, 2007; 12:34 PM

 

NEW YORK -- A U.S. soldier facing trial in the fatal shooting of an Italian intelligence officer at a checkpoint in Iraq said he had no choice but to fire, a newspaper reported Monday.

Spc. Mario Lozano said the agent's vehicle kept approaching after he flashed a warning light signaling it to stop, the New York Post reported. Lozano said he shot first at the ground, and then at the vehicle's engine.

"You have a warning line, you have a danger line, and you have a kill line," Lozano told the newspaper from a relative's New York apartment.

"Anyone inside 100 meters is already in the danger zone ... and you gotta take them out," Lozano said. "If you hesitate, you come home in a box _ and I didn't want to come home in a box. I did what any soldier would do in my position."

Lozano is set to be tried in absentia this month on a murder charge in the March 2005 death of Nicola Calipari. The intelligence officer was shot on his way to the Baghdad airport, shortly after securing the release of a kidnapped Italian journalist. Another agent and the journalist, Giuliana Sgrena, were wounded.

The Army said its representative handling the case was not available.

The shooting strained relations between Italy and the United States, and the two countries have issued separate reports on it.

The Italian government report blamed U.S. military authorities for failing to signal that there was a military checkpoint ahead on the road. It also contended that stress, inexperience and fatigue played a role.

The American government said the car had been going fast enough to alarm the soldiers. The Italians said the vehicle was traveling slowly.