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UNA STORIA D’AMORE

 

Un giorno di  mietitura

 

Venne l’estate e tempo di mietitura. I contadini erano tutti impegnati

con la falciatura .

Antonia fu assunta da una ricca signora per lavorare con la mietitura e assistere i mietitori. Il giorno stabilito Antonia e i  mietitori si avviarono di primo mattino per evitare il gran caldo di principio luglio. Arrivati si misero subito al lavoro con il falcetto a tagliare il grano. Tra loro c’era anche il padre di Antonia.

Afferravano con una mano un pugno di spighe e con un’altra le falciavano depositandole sopra le legature già pronte . lavoravano e cantavano stornelli campestri della mietitura. Da altri campi vicino rispondevano altri mietitori con altri stornelli.  

Antonia aiutava con la mietitura e preparava le legature per i covoni. Lavorarono fino a tardi mattina e il sole picchiava.

La signora ordino`ad Antonia (a quel tempo i ricchi non chiedevano,ordinavano) di andare  alla fonte ad attingere acqua per i mietitori. Prese la conca e si avvio` verso la fonte.

Strada facendo, dovette passare dinanzi la casa di Filippo. Sul

gradino davanti l’uscio sedeva la mamma di Filippo. Antonia la saluto` cordialmente e la donna rispose al saluto. La giovane, 

fatto il suo dovere, ritorno`con l’acqua fresca per i mietitori. Le si radunarono attorno e lei distribuiva ad uno la volta col mestolo.

I mietitori si dissetarono, sotto l’ombra del grande albero. La padrona domando`ad Antonia se aveva visto “quella tale “ cioe`la madre di Filippo lei rispose di si l’aveva vista e salutata. La padrona inizio`a prendere  in giro la ragazza per aver parlato con “quella”.  Antonia non capiva ne` sapeva la ragione per cui la padrona la derideva e cercava di evitarla allontanandosi da lei. Ma la donna incalzava, la seguiva e la derideva di nuovo. La giovane si sentiva a disagio, innervosita e sopratutto temeva di scatenare l’ira del padre. Da lontano sbirciava il viso di suo padre e pregava che restasse calmo. Lo guardava mentre passava la cota alla falce e temeva il peggio. Il padre ascoltava ma non diceva niente.

Finalmente la giornata fini senza incidenti . I lavoratori si avviarono verso casa con la falce sulla spalla e il cappello a larghe falde.

 Era d’usanza a quei tempi che gli operai, dopo il lavoro, tornavano a casa del padrone per la cena.  La padrona preparava un minestrone fatto di verdure e cotiche di maiale , poi metteva il vassoio sulla tavola e un cucchiaio per ognuno dei commensali. Tutti attingevano nello stesso vassoio. Anche Antonia e il padre andarono. Antonia aiuto`a preparare apparecchio`poi si sedette a cenare anche lei. La padrona comincio` a beffarla di nuovo con la storia del suo incontro con la madre di Filippo.

Antonia non ne voleva parlare , dopo tutto si erano solo salutate. La padrona rideva e sghignazzava. Antonia sedeva sulle spine. Avrebbe voluto volare fuori il piu` lontano possibile per non sentirsi piu` derisa.

Il suo animo era in tumulto come se sentisse un amaro presagio.

Avevano quasi finito di cenare, quando suo padre si alzo`per accendere la pipa col carbone del focolaio come era uso fare dopo la cena. Tutto ad un tratto si alzo,`prese la tenaglia e rabbiosamente la batte` sul capo di Antonia. La ragazza stramazzo`dal dolore e lo shock. Il sangue dalla ferita gli scendeva sul viso giu`sino al pavimento. Mentre racconta Antonia e` visibilmente scossa al ricordo di quella dolorosa e traumatica sera. Smette di parlare china il capo e le lacrime scendono copiose sul viso, la vedo pervarsa da una intensa, profonda tristezza.

Le prendo la sua mano e la stringo nelle mie , le dico qualche parola di conforto le offro da bere. Antonia si riprende un po`,tira un lungo sospiro, le dico che possiamo continuare un altra volta, annuisce col capo.  Fuori Filippo l’aspettava come sempre.

 

Delia Socci Skidmore