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SETTEFRATI  IN FESTA 

 

 

I VENDITORI

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Al culmine della festa numerosissimi I forestieri, camminano senza scopo apparente e fanno il giro dei fast food stand. Giu` a San Settefrati, proprio sotto il mio balcone, il venditore di porchetta al forno, quella di Ariccia, che sembra sia la qualita’ prelibata, vanta a gran voce il suo prodotto.  Per buona misura vende anche hot dogs ed  hamburgers e bibite americane.   Il suo bancone e` affollato. il gelataio non dice niente, il suo camion e` parcheggiato in mezzo alla piazza visibile a tutti. Offre moltissimi sapori: al cioccolato, alla  fragola al pistaccchio, alla stracciatella e tanti altri . C’e solo l’imbarazzo della scelta. Niente di tanto complicato ai miei tempi. La Gessina  vendeva solo due qualita`che faceva lei : al cioccolato e alla crema. Quando finiva “ la cerbetta” si doveva aspettare la sera  dopo  che arrivava col nuovo  gelato fresco, fresco come diceva lei. Il venditore di cocomeri accampato giu` all’entrata del paese col suo prezioso carico, prendeva uno spicchio rosso lo infilzava con il coltello, alzava  la mano in aria e gridava “ e` rosso e` rosso”  e la gente comprava. La  sera ricopriva il mucchio con una incerata e lui, il venditore, dormiva su una cuccia affianco. Ma cio` non impediva ai ragazzi di infilarsi sotto il copertone  e prendersi almeno uno dei cocomeri. Pero,` siccome stavano accatastati l’uno sopra l’altro, il mucchio srotolava e i cocomeri ruzzolavano giu` per la strada. Il padrone si svegliava e cominciava a gridare e inseguire i monelli e via via raccoglieva il frutto del suo sudore.  Allora ridevano del  “ cocombraro” pero` il povero uomo dormiva nella cuccetta sull’asfalto accanto al mucchio della sua preziosa merce. Forse a casa la famiglia aspettava che tornava col gruzzoletto che aveva guadagnato. Comunque sia la figura del “cocombraro” e` stata immortalata nel folclore locale.  Ora si vendono frutta esotici di paesi tropicali i cocomeri sono solo un lontano ricordo . La frutta tropicale si vende  nei super e nei negozi locali ,anche qualche bancarella li smercia assieme alle noccioline e noce di cocco.  A chi compera  gli viene consegnata la merce nelle apposite buste di plastica , paga  e se ne va`. Tutto molto civile, pulito e ordinato ma non si puo` paragonare al dramma  folcloristico  del vecchio  “cocombraro” .   Le bancarelle , delizia di noi ragazzi, son rimaste  un favorito passatempo.  Sistemati ai lati della strada sono affollate  di shoppers. Mentre una volta erano tutti venditori italiani adesso  sono anche africani, indiani e cinesi, vendono artigianato dei loro paesi di provenienza. Le visitiamo tutte ,e ` come se ognuno di noi vuol riportarsi con se un ricordino delle cianfrusaglie marcate “festa 2009” . Anche io faccio la visita obbligatoria e acquisto un mucchio di cosette. Mentalmente penso alla  persona  a cui regalarle. Per mamma le scarpe di cuoio, per le mie sorelle un copritavola con disegni tipici, per figli e nipoti qualche cosetta che credo carina e piacera`. Ma siccome non e` un eletronic game, non parla, non suona, non ha spina e non consuma elettricita`, l’oggetto verra` dimenticato pochi minuti dopo che glielo consegno. Non sono sola, anche le mie amiche fanno ultimo minuto shopping ma forse non e` il regalino di cui nessuno ha bisogno che e` importante , forse e`un ricordino  di nostalgia che riportiamo piu` per noi che per i parenti. Per me  ci  ho` gia` pensato giorni prima.  La mia passione sono tessuti per farne tendine. Quest’anno ho trovato un disegno  nuovo. La signora che gestiva la bancarella di tessuti  tanti anni fa adesso non c’e piu`, ma ci sono i discendenti che continuano la tradizione. La donna sa che cerco sempre qualcosa non comune, mi chiama in disparte e porta fuori  un bel tessuto di seta. Mi dice “ lo sapevo che ti sarebbe piaciuto”. Infatti e` molto bello  con disegno  di testine d’angeli finemente  ricamate nella stoffa. Il colore e` un beige delicato, ai lati pende la frangetta. Ne compro un fascio e Dio solo sa dove lo posso mettere per riportarlo perche` le valigie sono gia` stracolme.

 

Delia Socci Skidmore