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Viaggio a Napoli  

 

 

 QUANDO PARTIMMO

 

Siamo ora su una strada grande di cui non ricordo il nome.

Mi pare via Caracciolo? Gianni rallenta e punta al di la`

verso il mare a un edificio grigio. Mi dice “ da li sei partita per l’America” Fisso quel posto e trattengo il respiro per l’emozione. E`il porto. Il porto che ha visto tante lacrime tanti sospiri e tante speranze. I sogni e trepidazioni di un mondo mai conosciuto ma che prometteva tutto bene. E quante domande ci facevamo durante il lungo viaggio.  

Il suon di musica che ora sento dentro e`triste come quelle che suonavano dalla nave mentre salivamo per partire.

Si mi rivedo li`spaventata ma contenta di andare. Curiosa di scoprire il nuovo e allo stesso tempo col cuore in gola  spaventata dall’ignoto.

Dove ora c’e il parcheggio allora erano tutti bauli e valigie gente e caricatori. Gente che partiva carichi di borse e sacchetti in testa. 

I parenti che restavano a piangere quando si distaccavano dai loro cari. I caricatori che si accollavano enormi bauli per portarli nella nave. La nostra fu la “ Cristoforo Colombo”. Risento ancora i tre boati che lancio`quando comincio`a salpare lasciando dietro il Golfo, Napoli e il Vesuvio.

Il suono della musica si affievoliva mentre il bastimento si allontanava e noi ancora affacciati a guardare nostri parenti rimasti indietro e l’immenso oceano davanti.

Ricordo le donne che si segnavano e invocavano I loro Santi Protettori e mormoravano una preghiera

Quanta nostalgia! Quanti ricordi! Quanti cambiamenti di vita! Il cuore e` un tumulto.

Mi asciugo una lacrima spero che non l’abbia vista nessuno.

Quanto son tornata a Settefrati e ho raccontato agli amici della mia visita al Porto. Un amico che aveva partito anche lui allo stesso tempo di me mi disse se ricordavo “Michele o` cafone”. Non lo ricordo,apparentemente era un simpatico portatore molto conosciuto nel porto per la sua sveltezza e forza a caricarsi di bagagli a spalla per portarli a bordo .

Diceva a tutti di aspettare che sarebbe ritornato subito a prendere un altro carico. Faceva concorrenza  a tutti gli altri portatori.

E` passato del tempo, forse ore in giro per la citta`i miei ospiti  mi dicono che e`ora di andare a casa. La casa e` sistemata lontano dal trambusto della citta`. Saliamo con l’ascensore. Sull’entrata il familiare nome e cognome dei miei ospiti.

Entriamo. E` una bella casa moderna molto accogliente.

 Enza e Gianni guardano se la figlia Serena e`in casa. 

Da come parlano di lei Serena deve essere una ragazza eccezionale in ogni campo. E non e solo orgoglio e amore di genitori. Enza in cucina prepara una padella di salsicce per pranzo. L’aroma si spande da per tutto. Se non  si aveva fame l’odore apre subito lo stomaco. Si vede subito che e` la regina della casa. Gianni apparecchia. Arriva anche Serena. E`una ragazza graziosissima con bellissimi occhi scuri. Assomiglia molto alla madre. Siamo tutti seduti attorno al tavolo I miei amici mi parlano degli altri tre figli e i nipotini. Per noi nonni non c’e cosa piu` bella che parlare dei nipoti. Serena ascolta un po`poi reclama che lei passa sempre in seconda classe quando arrivano i nipoti.” Nessuno mi nota piu” dice e` come se non esistessi e fa un cenno con la mano. I genitori sorridono e la rassicurano che lei e`sempre la prima. Io ascolto divertita e la penso subito una Princess. Mangiamo tutti con gusto e appetito. Dopo pranzo ci concediamo una sosta. Meno male sono veramente stanca.

Riposo bene. Dopo Gianni mi dice che ancora ha tanto da farmi vedere. Facciamo un giro per la citta`poi arriviamo ad una chiesa (non ricordo il nome) qui c’e parcheggio e possiamo procedere insieme. Andiamo su una collinetta dove pare ci sia un convento. I campi adiacenti sono gia` puliti dal raccolto e pronti per la semina. In fondo alla stradella ci affacciamo al belvedere. Che bello il panorama. Il sole sta tramontando un grande cerchio rosso cala poco a poco come per voler rallentare la fine del giorno. Il tempo e` quasi sospeso tra il passato e il futuro.  Resto immobile per qualche minuto fra tristezza e malinconia.  Di anni ne  sono passati  anche troppo e` passata al gioventu`, la mezza eta` forse anche per me sta arrivando la sera………………….

Poi  all’altro lato fra terra e cielo il Vesuvio maestoso si alza come un gigante, veglia su Napoli.  Scende la sera, tutto tace, da lontano il mare placidamente  risuona sulla sponda come ha fatto per millenni .

Scendiamo giu` verso la macchina . Gianni mi ha promesso una pizza

veramente napoletana. Arriviamo al ristorante gia` pieno di gente.

Ordiniamo la pizza una per ognuno di noi, per me al pomodoro. Arrivano e mi pare che e` cosi grande che non finiro` nemmeno la meta`. Invece e` proprio saporita fina e morbida, piano piano la mangio quasi tutta.  E che sarebbe la pizza senza un buon bicchier di birra. Si anche la birra.

Finalmente a casa a riposare domani si parte per Settefrati ma non prima di aver acquistato in pasticceria le vere sfogliatelle napoletane

Per la zia rimasta a casa.  La mia visita a Napoli e` stata piu` che

una visita e`stato  un viaggio della vita.

 

 

 Delia Socci Skidmore