home

 English Version                                                                                                            Italian version

 

MAMMA FERITA ARRIVA ALLA CAPANNA

 

Ancora ricordo gli occhi tristi e pieni di lacrime della zia  nel vedere sparire  zizi dalla vista.

Di nuovo si giro’ attorno alla  stalla, la puzza era insopportabile,in un angolo vide  che c’erano qualche fascina di paglia e fieno si avvio’ verso l’angolo e si preparo’ per allattare Livia, che  povera piccola ,era stata quasi dimenticata col precipitarsi degli eventi di quel giorno. Zia si mise a sedere su una fascina di paglia e comincio’ad allattare ,Livia succhio’ per un po’ poi si mise a piangere ,ancora un po’ poi di nuovo ricominciava a piangere. Zia la coccolo’, la strinse a se ma non c’era verso di farla smettere, Livia continuava a piangere. Poi fece tutto quel che le mamme lattanti fanno e si accorse che per quanto Livia  poppasse il latte non veniva, lo shock del bombardamento le aveva tolto il latte. Livia aveva tre settimane e non aveva latte. Povera cara zia! aveva solo 21anni e in sole  tre settime era diventata mamma, si era  trovata  in una zona fra artiglieria, cannoni e bombardamenti. Non sapeva nulla di suo marito (mio zio Fiorenzo) che era militare e non sapevamo dove si trovava. Ed ora non poteva nemmeno sfamare la figlioletta. Faceva pena.

Cominciarono ad arrivare altri sfollati  anche loro spinti dalla paura di restare nel pericolo in un paese assediato. Arrivavano intere famiglie stanchi, affamati,affranti. Si fermarono  nella stessa stalla con noi. Non fecero troppo caso all’odore di animali,  avevano mandrie ed erano abituati. Io,ogni volta che vedevo qualcuno arrivare correvo verso di loro in cerca di mamma, domandavo a tutti se l’avevano vista. Nessuno mi rispondeva......nessuno sapeva niente .E la nonna, dov’era la nonna? Nessuno l’aveva  vista  dal mattino quando si era avviata presto per andare a controllare la grande casa in campagna,dopo che qualche passante  le aveva detto che era stata occupata  dal Comando Tedesco ed avevano installato un cannone della contraerea di fronte al portone. La nonna era una donnina piccola e rotondetta ,ma forte  coraggiosa determinata e nessun cannone o Comando Militare l’avrebbe dissuasa ad andare. Sembrava che interessassero solo a me quelle due donne, gli altri tutti intenti a salvarsi a sottrarsi dal grave pericolo che si era abbattuto su  tutti di noi. Passo’del tempo che sembrava interminabile, comincio’a fare freddo, tanto freddo. Qualcuno accese un piccolo fuoco  nel mezzo della stalla, ci sedemmo tutto intorno ma nessuno diceva niente, erano tutti assorti nei loro pensieri. Ad un tratto mi parve di sentire un fievole richiamo da lontano , sembrava la voce di mamma. Spalancai gli occhi  aprii la bocca per dire qualche cosa  ma nessun suono venne fuori. Zia anche aveva sentito e insieme corremmo fuori a vedere. Dall’alto della collinetta dove eravamo potevamo vedere chi veniva su dal fosso di Canari. Vedemmo due figure arrivare verso di noi. Riconobbi zio Michelangelo, ma la donna che portava pesantemente appoggiata al braccio non la riconobbi. Eppure lei chiamava il mio nome anche se con voce debole.

Si avvicinarono di piu’ quelle due figure e  vidi che quella di donna che grondava sangue da un ginocchio e che sembrava  piu’ uno straccio che una persona , era mia madre!

Aveva il vestito ridotto a brandelli ,era scalza e scapigliata e una ferita al ginocchio. Lei appena mi vide si stacco dal braccio di mio zio e corse verso di me. Non ci riuscì, inciampo’, cadde, si riprese, mio zio l’aiuto’ad alzarsi. Gridai il suo nome corsi verso di lei, le saltai tra le braccia, quasi non resse, traballo’ma non cadde, mi strinse  al petto mentre ripeteva:Delia piccina mia!! Sei viva! Sei viva!. Dalla fontana dove si trovava aveva visto i nove Spitfires bombardare il paese, avevo visto anche che la casa nostra aveva subito danni ed aveva temuto il peggio. Non potro’ mai descrivere la gioia, l’ esultanza la contentezza che provai nel  rivedere mia madre  risentire il suo dolce abbraccio e sentirmi cullare con tanto amore che solo una mamma sa dare.

Zia Tina stava a fianco, le due donne si guardarono per un a

Poi si abbracciarono. Rientrammo  nella capanna. Mamma era pallidissima.

Si sedette vicino al focherello prese in braccio  Livia, ma dovette ridarla a zia.

Le altre donne si avvicinarono, fasciarono la ferita alla meglio con qualche straccio che erano riusciti a portarsi con loro, offrirono  un po’di pane e formaggio e cominciarono a fare mille domande a mamma.

E lei racconto’come mentre lavava alla fontana una delle bomba dei nove aerei che bombardavano il paese  era caduta a poca distanza da

lei. Il grande spostamento d’aria causato dallo scoppio le aveva lacerato il vestito riducendolo a brandelli, le scarpe le erano state tirate dai piedi e scaraventate lontano verso il fossato e una scheggia l’aveva ferita al ginocchio, anche i panni lavati erano finiti scaraventati un po’ da per tutto.

Stordita e in stato di  shock si volto’ verso il paese, vide tutte le bombe che cadevano ,senti’  il cannone della contraerea  e il paese avvolto  in un fumo nero.

Non penso’ a lei, si mise subito in cammino per rientrare in paese .la fonte dove si era recata a lavare era fuori paese e qualche chilometro. Ci mise del tempo ad arrivare a causa  della ferita ed era scalza. Quando finalmente arrivo’, noi gia’ eravamo andati a ricoverarci nella stalla a Canari. Sempre piu’ stordita e indebolita dalla perdita  di sangue che grondava di continuo si era messa alla ricerca di noi domandando a ogni passante se ci avevano visto, finalmente qualcuno le indico’la direzione della nostra fuga. Mentre si era incamminata s’imbatte in zio Michelangelo che era andato in cerca di lei e di  nonna Rosa

 

DELIA SOCCI SKIDMORE