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L’uscita insieme 

 

Piu’ si avvicinava l’ora dell’uscire piu’ trepidavo. Per quanto contenta ero di uscire insieme alle altre coppie  ora mi assaliva il dubbio e l’apprensione. Dubitavo se veramente  sarei stata capace di sentirmi bene insieme agli altri. Erano tutti bravi ragazzi ma molto piu’ liberi e spigliati di noi venuti da poco.

Ero anche timida e riservata. Chiesi consiglio alla zia che mi disse che io sapevo perfettamente come stare in compagnia e di comportarmi normalmente.

 Mi dissi che era la calura del pomeriggio,il grande caldo umido e appiccicoso che mi faceva sentire  inquieta. Non ero abituata  a quell’umidita’. Non tirava  la piu’ piccola brezza. Il cielo era coperto  e pesante. Perle di sudore si formavano sulla pelle calda. Guardai fuori, non  si muoveva foglia d’albero.

Feci correre un po’ d’acqua fredda sulle mani per rinfrescarmi e presi una bibita fredda.

Ripensai alle dolci sere estive al paese in montagna. Il venticello scendeva lieve dai monti come onde leggere e accarezzava il viso e  leggermente i capelli. Era normale alzare il viso verso l’alto per raccogliere il pieno di quella lieve brezza che portava con se l’odore di fiori selvaggi. Era necessario il golfino sulle spalle tanto rinfrescava la sera.

Ne’ la bibita fredda ne’ l’acqua sulle mani fece l’effetto desiderato, l’ansia continuava.

La zia aveva pensato anche a dirlo a mio padre che sarei uscita con i ragazzi .

Gli disse che non c’era da preoccuparsi tanto mio cugino veniva con noi. Mi rassereno’ non dover  parlare di queste cose a mio padre. Era un uomo severo, rigido nei suoi modi sarebbe stata un’impresa difficile ad affrontare da sola.

 Il giorno era stato pieno d’attivita’. Il giro per la citta’, la visita al grande negozio Bloomingdale” il nuovo vestito rosa  e  le nuove scarpe: avrei dovuto sentirmi “on top of the world.” Ma non era cosi: infatti ero anche un po’ triste. Cominciai a dubitare di me stessa. Mi chiedevo se veramente mi sarei sentita ad agio  con tutti gli amici e se io sarei piaciuta a loro in un “comitiva” . Arrivo’ mio cugino, mi sorrise  e disse “ are you ready for tonight” capii solo la parola “tonight’’( stasera) e risposi “ma yes!” ma non gli dissi dei miei timori .

Meglio preparami  prima di Lenny, pensai. E cosi feci. Mia zia  mi aiuto’ con l’acconciatura dei capelli. Me li pettino’ con cura. Erano ondulati e si piegavano facilmente ad ogni stile.

Rifiutai il trucco che mi propose, misi solo un ombra di rossetto e un po’ di mascara. Il vestito con l’ampia sottoveste mise in rilievo il vitino e le scarpe nuove completavano il look. Quasi quasi mi piacevo. Forse non ero tanto bruttina come mi ritenevo. L’ansieta’ che avevo provata prima comincio’ a dissiparsi  e anche l’inquetitudine ma solo per poco poi ritornava. Alternavo tra ansieta’e  anticipazione della grande sera. Ed ecco che li sentii salire le scale tutti allegri e spensierati. Entrarono ......... le ragazze mi dissero che ero “nice” e  John mi diete la mano e anche lui disse qualcosa. Poi mio padre si fece avanti guardo’  tutti, poi me e annui col capo. Non disse nulla ma fece sentire la sua indiscutibile  presenza di padre.

Ora eravamo tutti pronti per uscire. John mi mise la mano sulla spalla e ci avviammo giu’ ma prima che mia zia si rivolse  a me e disse “ non fare tardi”.Ma capirono tutti che di fatto  lo diceva a John. Eravamo quattro coppie e due macchine, quindi due coppie insieme in una macchina. Ci avviammo direttamente in una pizzeria che aveva un nome italiano. Era un posticino molto carino frequentato da giovani coppie.

Mentre seduti ad aspettare che portassero la pizza  mi facevano tante domande. Come si “usciva insieme” in Italia, cosa facevamo a scuola, a casa .Rispondevo informando quanto diversa era la vita delle giovane donne in Italia.

Portarono la pizza completamente inzuppata di sugo e mozzarella.

tanto diversa dalla nostra  fatta al forno di legna sparsa con olio d’oliva pomodori freschi e basilico. Mangiando mi domandarono se era come quella italiana.

Non  lo era. Era troppo grassa. Bevemmo Coca Cola, ma io avrei preferito mezzo bicchiere di vino rosso di nonna Rosa. John era premuroso e gentile come anche gli altri boys verso le girls. Restammo a chiacchierare molto tempo alla pizzeria poi qualcuno disse di andare. Tutti insieme tornammo in macchina per fare la “passeggiata”. Mentre in macchina ascoltavamo canzoni. Tutti cantavano, ridevano si divertivano. Un po’invidiavo la loro spensieratezza  la loro allegria. Facemmo un giro per la  citta’ poi  fuori verso una strada  solitaria e scura. Era una strada alberata senza luci tracciata attraverso il bosco. L’apprensione e l’ansia mi riprese ma cercai di non farci caso. La coppia che sedeva dietro era quieta non li sentivo piu ne’ parlare ne cantare. Arrivammo in un parco alberato con delle  viuzze.

Di qua  e di la’ c’erano macchine parcheggiate all’ombra con giovani coppie .John parcheggio’ lontano da tutti sotto un albero e scendemmo .. .......Io gia’ pensavo alla passeggiata insieme noi quattro nel sentiero boscoso. Forse John mi avrebbe offerto il braccio camminando. Chissa’ forse avrebbe colto un fiore e me lo avrebbe offerto. La mia immaginazione fertile di idee di una ragazzina che sognava la vita romantica come quella che avevo letta nei giornaletti mensili di Sogno e Luna Park.........

Avevo perso di vista l’altra auto che ci seguiva. L’altra coppia si avvio’ verso i viattoli tenendosi per mano. Ogni tanto il ragazzo si chinava a baciare i capelli della ragazza. Lo trovai un gesto molto tenero.

John mi prese la mano e mi guido’ di nuovo dentro la macchina ma non avvio’ il motore.

Ci sedemmo, mi prese la mano e mi sorrise. Io non ero sicura cosa fare. Il primo istinto fu di ritirare la mano. Ma non lo feci. Lui continuava a sorridermi. Cosa fare?

Sorridere anche io? ritirare la mano? lasciare che la stringesse? E poi? eravamo solo amici ? o stava nascendo qualcosa di piu? Ero forse obbligata a fare qualcosa che non volevo? Mentre questi pensieri turbinavano nella mente  mi accorsi quanto impreparate eravamo ragazze di piccoli paesi a sostenere una relazione amichevole. Al paese se un ragazzo era interessato mandava letterine e messaggi per l’amica fidata. Tu, se interessata, rispondevi ai messaggi L’amica faceva anche da consigliere. Se le piaceva il ragazzo e lo trovava sincero cercava di convincere la ragazza ad incontralo. Nasceva una corte a distanza. Prima del primo appuntamento gia’ci avevamo scambiati messaggini con paroline tenere ed eravamo ansiose d’incontrarci .Ma qui era diverso. Io e John ci avevamo detto poche parole e quelle poche erano tra il dialetto e l’inglese e certamente niente di romantico. Guardai fuori al finestrino per evitare il suo sguardo, lui si avvicino’di piu’a me, io mi ritrassi. Poi lo guardai e incontrai i suo occhi cosi blu che parevano il mare. Non fui indifferente a quello sguardo. John  si avvicino di piu’e mi mise  la mano sulla spalla, il suo viso vicino al mio quasi si toccavano. Sussultai e ricordai le raccomandazioni di mia madre: “mai concedere  al primo appuntamento”.Ma troppo tardi John aveva posato le sue labbra sulle mie. Arrossii e mi ritrassi. Il cuore mi batteva forte mi prese il panico. Mi sentivo prigioniera dentro la macchina. John capi’ ed ora  era lui a guardare fuori lontano nel vuoto .Mi sembrava tanto triste. 

Rimanemmo in silenzio ascoltando la musica e canzoni ambedue guardando avanti al buio della sera.

Non era cosi che avevo immaginato “l’uscire insieme”.Avrei voluto passeggiare, sotto le stelle, magari sederci sul muretto alla penombra  e parlare di noi. Avrei voluto sentire l’odore dei fiori di bosco. Oppure l’onde del mare che si infrangevano sulla roccia. Avrei voluto sentire spirare il venticello e accarezzare i miei capelli. Avrei voluto provare un brivido di freddo e solo allora lasciare che il ragazzo mettesse il braccio sulle spalle per ripararmi dal vento. Avrei..... avrei voluto ............ma qui era un altro mondo. John avvio’ il motore, mi disse che si faceva tardi, meglio tornare a casa. Tirai un sospiro di sollievo. Non so dove erano le altre coppie ma ovviamente erano d’accordo, loro potevano stare fuori fino a tardi, io no. Tornammo a casa. Mia zia mi aspettava. Si fece dire tutto della serata  o quasi tutto perche’quel particolare del bacio non lo rivelai.

 John torno’ ad uscire con la ragazza di prima. Rimanemmo buoni amici , ma non uscimmo piu’ insieme. Anni dopo venni a sapere che John  aveva sposato un altra ragazza.