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 IO E MIO PADRE

MIO PADRE

La notte che mio padre se ne ando` per sempre ero al suo capezzale dalla mattina . Gli tenevo la mano fredda e leggevo i brani e poesie tanto care a lui. Iole e Maria assistevano mia madre. Lo vedevo spegnersi lentamente un po`la volta. Alle 20,50 con un fioco gemito e un ultimo sospiro rese l’anima. La mia mano ancora tra le sue. Amavo l’uomo che era e proteggo gelosamente la memoria di mio padre.

Papa` aveva sacrificato tutto cio` che teneva caro, tutto cio`che amava, l’adorata mamma rosa, la pace del piccolo paese . Sacrifico’ tutta una vita per “aprire il passo a Delia” come aveva detto mia madre e come io desideravo. Mio padre non me lo sapeva dire, ne`io capivo l’immenso amore che mi portava. Lo capii solo quando la realta`dell’emigrazione mi colpi` e mi resi conto dell’enorme rinuncia di vita che aveva fatto per me per noi tutte. 

Mio padre prima che la malattia Alzhaimer lo devastasse`ci aveva condotte tutte spose  all’altare. Io ero la piu` grande e fui la prima a sposarmi. Vide nascere tutti e sette suoi nipoti. E siccome io sono sempre stata inclinata a fare un po` di piu` avevo contribuito con tre figli alla crescita della famiglia, Iole e Maria solo due l’una

Mio padre era fiero, consapevole e lungimirante. “ne` buon ome“ come si diceva in paese  

 La relazione fra me e mio padre poteva essere considerata dolce-amara, dalla famosa sera del suo ritorno quando mi aveva abbracciata la prima volta fino all’ arrivo in America.

La sera del suo ritorno a Settefrati non dormii con mia madre come avevo fatto sempre. per tutti i miei otto anni.

  Il posto accanto a mamma toccava a lui ma io ne` lo capivo ne`volevo capirlo. Sapevo solo che alla gioia di conoscerlo per la prima volta dovetti cedere alle oscuri leggi di famiglia Era d’inverno quando torno`in gennaio in paese faceva un freddo crudele. Il vento fischiava dalle montagne che circondavano il paese si abbatteva sulle case e scuoteva gli infissi. Quanto la bufera infuriava branchi di lupi ululavano da lontano. Io mi coprivo il capo con le coperte per non sentire. La mattina quando mi svegliavo correvo nella camera e mi infilavo nel letto tra mia madre e mio padre. Chissa`forse volevo reclamare mamma tutta per me. Poco dopo mia nonna, mammarosa, chiamava da giu`nella cucina per dirmi che la zuppa di orzo era pronta e dovevo prepararmi per andare a scuola. La nonna era la prima ad alzarsi, aveva acceso il fuoco nel camino e preparato qualcosa di caldo per tutti.

 Delia Socci Skidmore