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LA DISTRUZIONE DI CASSINO

Con l’ultimo  bombardamento era cominciato per noi un esodo da una montagna  all’altra. Nacquero bimbi in grotte e capanne, morirono anziani e malati. Per i morti spesso era impossibile seppellirli con i riti e la messa funebre. Venivano sepolti vicino ai luoghi dove morivano con i familiari vicini che  pregavano per la buonanima.
Il 15 Febbraio 1944  dalla località Casalorda a poca distanza da noi apparvero 300 Fortezze Volanti dirette verso Cassino. Volavano tanto basso che si vedevano i cargo che portavano. Venivano in ondate di centinaia di bombardieri che  oscuravano il cielo.  Sicuri che questa sarebbe la fine di noi tutti, il giudizio finale, le mamme si stringevano i bimbi al seno, gli altri sedevano sommessi , mia nonna tirò fuori dalla tasca la corona del Santo Rosario, intonò il Rosario con voce mesta e sommessa mentre tutti  gli altri rispondevano sottovoce. Anche io rispondevo col mio “cosi sia” alla fine di ogni Ave, Pater o Gloria. Eravamo tutti radunati insieme vicino  un focherello, nessuno fiatava. Le Fortezze Volanti passarono su Monte Cairo verso  Cassino e Monte Cassino. Tonnellate di esplosivi caddero sulla città, Cassino sembrava un vulcano in eruzione. Tutto esplodeva con fragori assordanti era tutto fumo nero e fiamme. 

La città di Cassino fu rasa al suolo. Migliaia  di persone perirono  sotto l’assalto, soldati e civili sia alleati che tedeschi, moltissimi i feriti. La Linea Gustav , la grande linea  fortificata di difesa germanica fu danneggiata  ma non  distrutta . I tedeschi venivano spinti sempre più vicino alle nostre montagne e con loro arrivavano  anche per noi gravi pericoli. Perseguitati dai bombardamenti alleati, i tedeschi si inferocivano contro la popolazione. Saccheggiavano case, bruciavano e distruggevano. Un giorno una pattuglia di tedeschi si vide salire
verso le nostre capanne. Le donne spaventate , presero coraggio e si riunirono  per formare piani di difesa  per loro e  i più giovani.
Un nuovo tipo di donna stava emergendo nel conflitto e nel pericolo che le circondava .
Erano sole , non c’erano soldati  a difenderle, i loro uomini erano militari non potevano proteggerle. Forti e risolute presero in mano  la
situazione   e si unirono per difendere i più piccoli, i giovinetti e gli anziani. Impavide e decise, guidavano,progettavano e decidevano. 
Pensarono  di fare coricare i giovanetti sotto le  culle, coprirli  con coperte e scialli esortandoli a rimanere quieti e non muoversi. Sopra di loro misero bambini e neonati  e le mamme chine sui figlioletti.
Era necessario nascondere i giovanetti perché  i tedeschi li avrebbero presi e mandati al fronte. Mia nonna fece anche una di più, la protettrice di tutti: andò fuori, prese un mucchio di foglie secche e bagnate dalla neve e le mise ad ardere sopra la brace.
Il suo piano era semplice: le foglie bagnate non avrebbero bruciate in fiamme ma avrebbero fatto tanto fumo; e fu così. La capanna si riempì di fumo acre e nero. Quando arrivarono i soldati tedeschi  entrarono non videro niente e non si resero conto  che sotto le culle si nascondevano 3 o 4 giovanetti. Proseguirono per il loro cammino. Le pattuglie diurne continuavano il sopralluogo seguite dalle notturne e si facevano sempre più frequenti.
Ormai eravamo in pericolo anche qui, sulla cima del Monte  Casalorda. Bisognava riprendere il cammino per nuovi nascondigli sempre insieme in gruppi di 10/12 tra parenti e amici.   

 

DELIA SOCCI SKIDMORE