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A SETTEFRATI , UN TEMPO

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PAPA E’ TORNATO

 


Dopo un pò cominciò ad arrivare gente a casa. Si era sparsa la voce che  qualcosa di grande stava succedendo alla casa di zia  Rosa. Arrivò zio Paolo , lui e mio padre erano stati in Africa insieme prigionieri in diversi campi di concentramento. I due fratelli si abbracciarono, in quei pochi istanti passò tra loro due una vita  di ricordi fatta di sacrifici e sofferenze vittime di una crudele guerra che li aveva strappati dalla famiglia per tanti anni. Poco dopo arrivò zio Michelangelo. Io ero tanto affezionata a lui. Mi voleva bene ed aveva in qualche modo, come meglio poteva, fattomi da padre. I due fratelli si abbracciarono, si baciarono e si riabbracciarono ancora lacrime scorrevano liberamente  dai loro occhi. In quei pochi minuti passò tra loro un amore fraterno unico, infinito capace di far scordare in un momento tutte le afflizioni di dieci anni passati. Arrivarono altri amici e parenti. Arrivò un nostro cugino con la fisarmonica , la suonava bene  e si misero a cantare stornelli. Come era diversa questa sera da tutte le altre sere a casa quando solo noi tre sedute vicino al fuoco parlavamo poco prima di andare a nanna. Ora c’era musica, allegria dove prima era stata tristezza e malinconia. Mentre tutti si erano radunati in cucina a parlare e cantare vidi al nonna  uscire con un aria tutta misteriosa. Rientrò poco dopo, con una mano reggeva i pizzi dello zinale che aveva pieno di non so  che,nell’altra portava una bottiglia di vino nuovo da poco travasato

. Mise il vino sulla tavola, apri il grembiule e cacciò una pezza di cacio fresco, un bel pezzo di prosciutto e tante salsicce. Aprì la massa prese una pagnotta di pane fresca andò verso mio padre gli mostrò il formaggio, il prosciutto e le salsicce e gli disse:questo le teneva  male repueste sule pe te “Lui con tanto amore rispose:”Ma si sempe tu piense sempre aglie figlie e lei:” è ver pero mo tienga pensà pure aglie nipute. “

Poche settimane prima l'avevo sorpresa giu' in cantina  arrampicata su una scaletta stava nascondendo qualcosa sopra al forno. Mi disse di stare zitta e di non dire niente a nessuno. Ed io non avevo fiatato di quel suo misterioso comportamento:  era appunto per conservare il pezzo  di formaggio, sapeva che quando tornava l'ultimo dei sui figli doveva fargli trovare qualcosa di speciale. 

 

Si faceva  tardi e la gente cominciava ad andarsene, si tiravano il bavero su attorno agli orecchi e uscivano nella notte  fredda per andarsene alle loro case. Eravamo rimasti soli. io ero stanca e ancora tanto confusa dagli eventi di quella sera. Fu la nonna  a parlare per prima diede a mamma e papa' la candela, prese la mano di mio padre la mise nella mano di mia madre e disse: riprenditi la tua sposa. Mamma abbasso' gli occhi e arrossi.'

Poi nonna si volto' verso di me e disse:" tu stasera dormirai con me " io la guardai attonita e le chiesi puntando il dito a mio padre:"e lui dove dorme?" e lei:"con tua madre" Mi voltai di scatto verso mia madre per farmi dire che non era vero che io e lei avremmo dormito insieme

nel grande letto come avevamo sempre fatto nelle notti tanto fredde. Mamma non disse niente.

No non poteva essere che questo estraneo ora prendeva il mio posto accanto a mia madre no!

assolutamente. Dissi a nonna :"manda lui a dormire nella stanzetta io vado a dormire con  mia madre". La nonna mi prese la mano e mi trascino' su' nella stanzetta sua. Non ero affatto contenta della piega che avevano prese le cose. Avevo il padre ma perduta la madre. Non ci capivo niente. Mi misi a letto ,passo' tanto tempo prima che mi addormentai. La mattina dopo mi svegliai con un gran mal di capo. Avevo un febbrone. Mi sedetti vicino al fuoco, rinunciai

anche la colazione. Niente in casa era lo stesso. Quel pomeriggio venne a visitarci il mio insegnante .Si saluto' calorosamente con mio padre. Si accomodo', sentii che parlava di me ed era tutto buono quel che diceva. Diede a mio padre una buona relazione  di me .Poi aggiunse che per qualche  giorno non era necessario che  io andassi a scuola potevo restare a casa a far compagnia a mio padre. I compiti me li avrebbe mandati per un altro scolaro . Rimasi con la febbre una settimana. Il medico disse che l'emozione di quella sera mi aveva scosso un po'ma che sarei stata bene in pochi giorni. E cosi fu. Per me, per noi era cominciata una nuova vita. Pian piano

mi abituai alla presenza dello straniero a casa. Lo straniero che era mio padre. Sentivo che mi voleva bene,mi faceva sedere accanto a se' e mi raccontava della sua vita vissuta lontana da noi. Io ascoltavo attentamente. Poi mi domandava di parlargli di me della vita trascorsa con mamma e nonna. io lo facevo e lui faceva tante domande. La mamma era tornata a sorridere e la nonna non faceva altro che ringraziare  tutti i Santi per aver fatto tornare a casa sani e salvi i suoi quattro figli che aveva in guerra

 

 

Delia Socci Skidmore